giovedì, novembre 03, 2016

3 novembre

Il rumore del mare si è allontanato. Il giorno è ancora lontano.
Lei si sveglia, gli chiede se è ancora notte. Lui dice sì, è ancora notte.
Lei guarda a lungo quell'uomo che dorme male, lo sa.
Dice: Ho ancora dormito molto.
Gli dice che, se vuole può parlare mentre lei dorme.
Può anche svegliarla se lo desidera per farle ascoltare
quello che dice. Non è più stanca come quella volta
nel caffè in riva al mare. E se desidera anche quello,
mentre lei dorme può anche baciarle gli occhi, le mani,
come quella volta nel caffè.
Quando lei sarà addormentata di nuovo, a notte fonda,
lui lo farà.
La seta nera sarà scivolata via e il volto sarà nudo sotto
la luce. Lui le toccherà le labbra con le dita, quelle del
sesso, anche, bacerà gli occhi chiusi, il blu che sfugge
sotto le dita. Toccherà anche certe parti del suo corpo,
corrotte e criminali.
Quando lei si sveglierà, glielo dirà:
"Ho baciato i vostri occhi."
Lei si rimetterà giù, metterà ancora la seta nera sul volto.
Lui si sdraierà contro il muro e aspetterà il sonno.
Lei ripeterà la frase che lui ha detto, ma con la dolcezza di lui,
la sua intonazione. Ho baciato i vostri occhi.

Nel cuore della notte, lei ha un attimo come di spavento.
Si tira su, dice che un giorno avranno superato il numero
delle notti previste e non lo sapranno. Lui non sente.
Lei torna a sdraiarsi, fa fatica a riaddormentarsi, lo guarda,
senza fine, e gli parla e ciò che gli dice, quell'amore,
la fa piangere.

"Occhi blu, capelli neri"
Marguerite Duras

sabato, giugno 27, 2015

lingua straniera

Di due persone 
che mi interessano fino a un certo punto
una volta hai detto che
si erano innamorate reciprocamente.

Hai pronunciato le due parole
come fosse niente
e infatti non era quasi niente 
per me, la notizia

e però la forza di quel verbo
e di quell'avverbio usati vicini
mi ha fatto, pensa, girare la testa

e così da allora
succede sempre 
ogni qualvolta 
cocciuta che sono 
voglio riuscire anch'io 
a pronunciarli
verbo e avverbio
uno dopo l'altro
come fosse niente:

mi gira la testa, pensa,
resto lì incapace
stordita come un bambino
da una lingua straniera.

Vivian Lamarque 

sabato, febbraio 21, 2015

aspettarti per anni, come una  primavera che non arrivava mai e poi, di colpo, ritorna l'inverno. 


sordità

Stasera è finito il sogno di te. Non riesco neanche a dirlo a me stessa, ma la verità è qui, davanti ai miei occhi appannati, tutta in una fotografia in cui non sei più solo. Come qualcosa che è caduta per terra, senza fare rumore. Come fosse infrangibile, inconsistente, all'esterno. Dentro di me è invece un rumore che sibila fino a distruggerti le orecchie, una quercia di cristallo che il vento ha estirpato. Eppure ci ho creduto, per quasi tre anni. Davvero credevo, in cuor mio, che alla fine saresti arrivato. E mi avresti preso il mento per sorreggere un mio sorriso, come fai in questa fotografia, ma quel mento non è il mio.

martedì, febbraio 17, 2015

ombre

Certe volte, parlare mi uccide. Ci sono giorni in cui mi sento così stanca e cosi esausta da tutto questo cercarsi di capire, da tutto questo non capirsi. Aspettare qualcosa che non arriva mai e vivere quello che in fondo non si è scelto solo perché in quel momento ti sembrava la scelta migliore. Sentire certe persone come parte di te e poi scoprire, dopo tanto tempo, che in fondo ognuno vive la propria vita nell'egoismo più assoluto, a volte nemmeno cosciente.. ma cosa cambia? L'inferno sono gli altri, così diceva Sartre e aveva perfettamente ragione.

domenica, gennaio 04, 2015

gennaio

Il sole e l'azzurro di questo gennaio sei tu.
Così mi dicesti.
E ora dove sei?
E ora dove sono?

domenica, novembre 23, 2014

monologo del non so

[..] Io non so se la bellezza è questa accademia di
centimetri, se la bellezza, la bellezza è questa
carnevalesca decadenza di saltimbanchi,
io non mi spiego la crocifissione
della grazia, e non mi spiego perchè
mi trovo in questo covo rivoltato
in questa fossa con gli orchi attuali
in questo lato barbarico della specie,
e non so perchè stando a occidente non si
ode quell’alleluia delle cose.

Io non so se in questa schiena
senza ci son grandi pianure da cui fare
il decollo, se in questa spina dorsale
ci sono istruzioni
per la manovra di decollo, se sono io la freccia
di questo arco della schiena, se sono io
arco e freccia, non so in quale mano
non mano o zampa di Dio mi staali nno
torchiando, e sottoponendo al duro
allenamento dei dolori terrestri. [..] 

Io non so se la solitudine, se quello 
strazio chiamato solitudine, se quell'andare
via dai corpi cari, se quel restare soli 
dei vivi, io non so se quel lamento della
solitudine, se quel portarci via le facce
se quel loro sparire 
di facce che avevamo dentro il respiro, non so 
se il dono sia questo portarci via le
carezze, questa slacciatura.

E' poco il poco che so e di questo 
poco io chiedo perdono. Io chiedo
perdono per quello che so, perdono io chiedo
per tutto quello che so. 

Mariangela Gualtieri

venerdì, ottobre 31, 2014

insonnia

Amo tutto ciò che è stato,
tutto quello che non è più,
il dolore che ormai non mi duole,
l’antica e erronea fede,
l’ieri che ha lasciato dolore,
quello che ha lasciato allegria
solo perché è stato, è volato
e oggi è già un altro giorno.

F. Pessoa

Informazioni personali

La mia foto
Salerno, Italy
Não sou nada. Nunca serei nada. Não posso querer ser nada. à parte isso, tenho em mim todos os sonhos do mundo/ Non sono niente. Non sarò mai niente. Non posso voler d'esser niente.a parte questo,ho in me tutti i sogni del mondo. [Fernando Pessoa]

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