lunedì, giugno 22, 2009

21 Giugno

9.6.1934

Il sopraggiungere dell’estate mi rattrista. Si potrebbe credere che la luminosità, anche se acre, delle ore estive conforti colui che non sa chi è. Ma non è cosi: io non ne sono confortato. C’è un contrasto troppo grande fra l’esuberante vita esterna e ciò che sento e penso, senza saper sentire né pensare: il cadavere perennemente insepolto delle mie sensazioni. Ho l’impressione di vivere in questa patria informe chiamata l’universo, sotto una tirannia politica che, anche se non mi opprime direttamente, tuttavia offende un qualche principio occulto della mia anima. E allora scende in me, sordamente, lentamente anticipata, nostalgia dell’esilio impossibile.
Ho soprattutto sonno. Non un sonno che ha in sé latente (come ogni sonno, anche quello malato) il privilegio fisico della quiete. E neppure un sonno che, per essere dimentico della vita e probabile latore di sogni, offre sul vassoio con il quale ci tocca l’anima i placidi doni di una grande abdicazione. No: questo è un sonno che non riesce a dormire, che pesa sulle palpebre senza chiuderle, che riunisce in un gesto che sappiamo stupido e ripulsivo, l’attaccatura delle labbra incredule. Questo è il sonno che pesa inutilmente sul corpo durante le grandi insonnie dell’anima.
Soltanto quando arriva la notte provo in qualche modo non un’allegria, ma un riposo che è soddisfatto con analogia dei sensi e per il fatto che altri riposi sono soddisfatti. Allora il sonno passa, la confusione dell’imbrunire mentale che quel sonno aveva portato sfuma, si schiarisce, quasi si illumina. Per un attimo, vive la speranza di altre cose. Ma quella speranza è breve. Ciò che sopravviene è un tedio senza sonno e senza speranza, il cattivo risveglio di chi non è riuscito a dormire. E dalla finestra della mia stanza guardo, povera anima col corpo stanco, molte stelle; molte stelle, nulla, il nulla, ma molte stelle….

68 (148) LI
Fernando Pessoa

sabato, giugno 13, 2009

sulla sponda del fiume

Stasera ho tanta voglia di scrivere. Come facevo tanti anni fa. Voglia di vomitare nelle parole tutta la rabbia, la tristezza e la speranza che sento dentro di me. Ma non so se ci riuscirò.

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Salerno, Italy
Não sou nada. Nunca serei nada. Não posso querer ser nada. à parte isso, tenho em mim todos os sonhos do mundo/ Non sono niente. Non sarò mai niente. Non posso voler d'esser niente.a parte questo,ho in me tutti i sogni del mondo. [Fernando Pessoa]

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