martedì, ottobre 30, 2007

tornando a casa

Scendere alla stazione di una città che senti tua fino a dentro la stomaco non è un’emozione da poco. E non solo perché ci sei nato e non solo perché per la strada incontri casualmente persone che ti salutano e con cui ti fermi a chiacchierare. La senti tua anche perché ti somiglia e ti sa parlare.. anche ascoltare a volte.
Ti somiglia l’aria che si respira per le strade e sui volti della gente che passeggia sul lungomare o che sta seduta su una panchina a leggere un libro o che porta a spasso un cane. Ti somiglia la pace e la tranquillità che incontri in un vicolo del centro storico poco battuto o in uno scorcio di cielo all’imbrunire che riesci a scorgere tra i palazzi addossati uno all’altro. Ti somiglia la semplicità nei gesti delle persone e ti somigliano i sorrisi e i baci degli amici che ti rivedono e ti chiedono come stai, indipendentemente da quanti giorni sono trascorsi dall’ultima volta che ti hanno visto. Ti somiglia l’aria di casa che ritrovi in una determinata piazza e in un determinato locale. Ti somiglia tutta la tua famiglia che ti bacia e ti abbraccia anche se non ti vede da soli quindici giorni. Mi somiglia mia madre che rientra da scuola e mi dice che quando ci sono io la casa è più bella perché c’è la musica.

E ieri c’era anche una persona speciale che mi aspettava sul binario e che mi ha accolto col suo grande sorriso bianco e puro. I piccoli principi a volte ritornano e ti accompagnano per un pò…senza più paura delle spine.

venerdì, ottobre 26, 2007

autunno al nord

Da quasi quindici giorni vago tra la Lombardia e il Piemonte. E ora ho solo voglia di tornare a casa, al mio mare, alla mia gente e alla mia lingua.
E di azzerare le delusioni, i pensieri, anche le speranze forse. O forse ho solo voglia di incontrarmi davvero con le persone, non solamente di sfiorarle da lontano o qualcosa di ancora peggio.
E la pioggia di Torino stasera mi riporta a Pavese, come sempre mi succede quando sono qui e fuori piove.

Torneremo per strada a fissare i passanti
e saremo passanti anche noi. Studieremo
come alzarci al mattino deponendo il disgusto
della notte e uscir fuori col passo di un tempo.
Piegheremo la testa al lavoro di un tempo.
Torneremo laggiù, contro il vetro, a fumare
intontiti. Ma gli occhi saranno gli stessi
e anche i gesti e anche il viso. Quel vano segreto
che c'indugia nel corpo e ci sperde lo sguardo
morirà lentamente nel ritmo del sangue
dove tutto scompare.
Usciremo un mattino,
non avremo più casa, usciremo per via;
il disgusto notturno ci avrà abbandonati;
tremeremo a star soli. Ma vorremo star soli.
Fisseremo i passanti col morto sorriso
di chi è stato battuto, ma non odia e non grida
perché sa che da tempo remoto la sorte
- tutto quanto è già stato o sarà - è dentro il sangue,
nel sussurro del sangue. Piegheremo la fronte
soli, in mezzo alla strada, in ascolto di un'eco
dentro il sangue. E quest'eco non vibrerà più.
Leveremo lo sguardo, fissando la strada.

sabato, ottobre 13, 2007

rivelazioni

Resta, al sommo di tutto, questa capacità di tenerezza
questa perfetta intimità con il silenzio
resta questa voce intima che chiede perdono di tutto:- Pietà!
perché essi non hanno colpa d'esser nati...
resta quest'antico rispetto per la notte, questo parlar fioco
questa mano che tasta prima di stringere, questo timore
di ferire toccando, questa forte mano d'uomo
piena di dolcezza verso tutto ciò che esiste.
resta quest'immobilità, questa economia di gesti
quest'inerzia ogni volta maggiore di fronte all'infinito
questa balbuzie infantile di chi vuol esprimere l'inesprimibile
questa irriducibile ricusa della poesia non vissuta.
resta questa comunione con i suoni, questo sentimento
di materia in riposo, questa angustia della simultaneità
del tempo, questa lenta decomposizione poetica
in cerca d'una sola vita, una sola morte, un solo Vinícius.
resta questo cuore che brucia come un cero
in una cattedrale in rovina, questa tristezza
davanti al quotidiano; o quest'improvvisa allegria
di sentir passi nella notte che si perdono senza memoria...
resta questa voglia di piangere davanti alla bellezza
questa collera di fronte all'ingiustizia e all'equivoco
questa immensa pena di se stesso, questa immensa
pena di se stesso e della sua forza inutile.
resta questo sentimento dell'infanzia sventrato
di piccole assurdità, questa sciocca capacità
di rider per niente, questo ridicolo desiderio d'esser utile
e questo coraggio di compromettersi senza necessità.ù
resta questa distrazione, questa disponibilità, questa vaghezza
di chi sa che tutto è già stato come è nel tornar ad essere
e allo stesso tempo questa volontà di servire, questa contemporaneità
con il domani di quelli che non ebbero ieri né oggi.
resta questa incoercibile facoltà di sognare
ri trasformare la realtà, dentro questa incapacità
di non accettarla se non come è, e quest'ampia visione
degli avvenimenti, e questa impressionante
e non necessaria prescienza, e questa memoria anteriore
di mondi inesistenti, e questo eroismo
statico, e questa piccolissima luce indecifrabile
cui i poeti a volte danno il nome di speranza.
resta questo desiderio di sentirsi uguale a tutti

di riflettersi in sguardi senza curiosità e senza storia
resta questa povertà intrinseca, questa vanità
di non voler essere principe se non del proprio regno.
resta questo dialogo quotidiano con la morte, questa curiosità
di fronte al momento a venire, quando, di fretta
ella verrà a socchiudermi la porta come una vecchia amante
senza sapere che è la mia ultima innamorata.

L'avere
Vinicius de Moraes

giovedì, ottobre 11, 2007

prima di partire per un lungo viaggio

Metto in valigia i pensieri e vado. Quando la disfarrò spero tutto sarà più leggero. E più reale.

risvegli

Ho anche cercato di ballare, in quella stanza minuscola, rimpicciolita da un mobilio sproporzionato. E lì che il mio corpo, a furia di adattarsi alla mancanza di spazio, ha modellato un ballo tutto suo, fatto di perdita di equilibrio.

C. Donà

domenica, ottobre 07, 2007

before departure o il silenzio

Questa è stata la prima vera giornata di autunno. L’ho accolta come si accoglie un amico che non si vede da molto tempo e sono entrata in sintonia con quest’aria con naturalezza e gioia, quella stessa gioia malinconica che provo quando tendo la mano a qualcuno che non vedo da tanto, troppo tempo. La colonna sonora di questa giornata è stata naturalmente lei, un angelo vestito di bianco che canta meravigliose favole che possono sembrare paurose e buie ma se poi continui a poggiare l’orecchio su di loro scopri che sono favole piene di luce e felicità. Proprio come quello che c’è dentro di me, dal di fuori. I don’t have a gun, già.. io non ho un fucile. Solo gesso bianco nelle mani e fogli leggeri da riempire di colori.
E una spada di luce.

Mi vedi?


Farewell my friends
Farewell my dear ones
Farewell this world
Forgive my weakness
Goodbye my friends
Goodbye to evening parties
Remember me In the spring
To work for your bread
Soon you must leave
Remember your family
Work for your children
I don't need much
And the older I become
I realize
My friendships
Lord carry me over
Any course of distance
Any cause of sorrow
My friends that last
Will dance one more time
With me
I don't need much
This I need

before departure
pjharvey

la mia settimana di felicità :-)

sabato, ottobre 06, 2007

niente di particolare a parte il fatto che mi manchi(2)

A volte vorrei avere uno schermo nero dove poter tracciare linee bianche. Linee da seguire cosi come si segue la scia di un odore conosciuto o come quando si percorre una strada familiare o come quando si sta seduti al bancone di un bar che frequenti da sempre. In questi giorni l’aria è cosi dolce che spesso faccio un giro in bicicletta, soprattutto al tramonto. E mi piace, girare in bici e starmene sola con i miei pensieri; mi piace perché era da tanto che avevo perso quest’abitudine…forse perché negli ultimi mesi ho scelto di vivere meno la mia solitudine o meglio dovrei dire che ho scelto di viverla in maniera diversa, dedicandomi più alle persone che mi vogliono bene e il cui bene naturalmente io ricambio. Questo soprattutto mi succede durante l’estate, come credo sia naturale che sia.. ma poi con la fine di settembre, in fondo all’anima si fa largo una grande voglia di me, immergermi nell’atmosfera autunnale che tanto amo e il ritornare a me è una di quelle linee bianche che amo seguire di più. Volare leggero, pensare leggero come un foglio leggero (e intanto mi cucio addosso migrazioni). Ma succede che tornando a me, torno anche alla malinconia e a volte addirittura torno a riaprire il mio cuore perché quei festini rimbaudiani a cui ero abituata tanti anni fa, in alcuni momenti mi ritornano dentro con tutta la loro bellezza ed è allora che io sento che rinasce una parte di me a cui guardo con gli occhi lucidi e lucenti, quegli stessi occhi che avevo tanto tempo fa e che non cambiano perché appartengono a quella parte di me che non smetto mai di ascoltare. Tu mi dici che molte persone vivono la propria vita non ascoltando il proprio cuore, ma io non riesco a capacitarmi di questa mostruosa verità e la rifiuto con tutta la forza che ho dentro.


E’ l’alba. La giornata che si annuncia
sarà per me come uno strazio. Pure
io la vivrò, ritroverò la fresca
sera, la pace coi nemici vinti
anche in me stesso. La mia vita è tutta
così; così me la dipingo, e lieto
per l’aperta finestra guardo l’ora
- come dentro una bolla di sapone –
ricreare gli alberi le case.

Umberto Saba

mercoledì, ottobre 03, 2007

message in a bottle

Cosa sono quei fiori stretti nella mano fredda, fredda come questa sera che ci scruta nella stanza, nella stanza dei ricordi dove tu sei ritornato per portarmi le tue scuse e un inchino riverente.

Quanti sono quei fiori stretti nella mano fredda, trentasette margherite che mi frugano nel petto. Nella foto di un'estate c'era il vento che soffiava,mi ricordo che bastava l'equilibrio su una gamba.

E nel tempo che ci rimane,e nel tempo che ci rimane, potremmo riparlarne senza tanta presunzione. E nel tempo che ci rimane, poco tempo che ci rimane, dovremmo ripensareall'ultima conversazioneper capire chi si è fatto più male.

Cosa sono quei fiori stretti nella mano fredda, fredda che non sai contare quanti giorni son passati dal momento i cui parlavi e guardavi solo a terra per paura che vedessi tutta quella lontananza.

Quanti sono i miei errori cancellati con la fretta, fretta di chi ha rinunciato a guardare verso il cielo, stesso cielo che ci ha visti duellanti fino al sangue e camminare con le scarpe appesantite dal sospetto. E nel tempo che ci rimane,e nel tempo che ci rimane, potremmo riparlarne senza tanta presunzione.

E nel tempo che ci rimane,poco tempo che ci rimane, dovremmo ripensareall'ultima conversazione per capire chi si è fatto più male. E nel tempo che ci rimane,questo tempo che ci rimane non vorrei sprecarlo per l'ennesimo duello, tanto poi nessuno ha mai vinto, tanto sai che nessuno ha mai perso.

i duellanti

C. Donà

martedì, ottobre 02, 2007

verso sud, finchè potrò

Settembre è stato meraviglioso. L'estate ha continuato a baciare le teste e sebbene per un paio di settimane abbia sofferto la mancanza del mare, posso dire che questo per me è stato un mese buono. L'ultima notte di settembre io l'ho passata a Lecce e da lì ho salutato l'ultima notte di un'estate bellissima, perchè da ottobre per me è cominciato il vero autunno. E non solo perchè ho passato l'intera giornata chiusa nell'aula magna dell'università, ma anche perchè da ieri ho iniziato a pensare al mio piano di sopravvivenza per questo nuovo anno lavorativo, perchè realisticamente penso che le 110 domande a risposta multipla a cui ieri mi sono sottoposta potranno essere usate come spada con cui combattere e non certo come piuma con cui carezzare il mio ego. E non perchè questo non possa essere, ma solo perchè viviamo in un paese dove le leggi e le riforme che ne seguono sono peggio che una parigi dakar con un bicicletta senza fanali.
Lecce ad inizio ottobre era come sembre bella, ma quell'aria di inizio autunno conferiva al suo oro ancora più luce. Voglio continuare a girare la prua della mia barchetta verso il sud del mondo e se non potrò farlo aspetterò il momento migliore per ritornarci. Comunque.

Informazioni personali

La mia foto
Salerno, Italy
Não sou nada. Nunca serei nada. Não posso querer ser nada. à parte isso, tenho em mim todos os sonhos do mundo/ Non sono niente. Non sarò mai niente. Non posso voler d'esser niente.a parte questo,ho in me tutti i sogni del mondo. [Fernando Pessoa]

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