Piove e la prima pioggia, il primo freddo è come una lama sulla pelle dopo tante carezze.
Ho messo dopo molto tempo i Dresden Dolls nel lettore e mi sono infilata sotto le coperte.
Oggi sono stata in un posto in cui non sarei dovuta andare, quella chiesa nascosta che affaccia sul porto di Salerno, dietro la fabbrica di ceramica di Solimene a Vietri. Non pensavo mi potesse fare ancora cosi male. Nathaniel mi ha chiesto da quanto tempo mancassi da quel posto. Quattro anni. Era febbraio, faceva un freddo cane e ci stringevamo e ci baciavamo come avessimo avuto quindici anni e come se il futuro non esistesse. Era tanto tempo che non pensavo a te, allontanata dalla tua ferocia e da nuovi pensieri e nuove vibrazioni che mi hanno occupato il cuore e la mente da un pò di tempo. Eppure basta un luogo, una foto di Nan Goldin o Pipilotti Rist, una canzone, un film e allora eccomi di nuovo a cercare le tue labbra nella mia memoria, solo lì fortunatamente, il mio presente non conosce il tuo nome, cancellato dalla tua violenza e dalla tua cecità. Ma non so fare a meno di ciò in cui ho creduto e allora come ho letto da qualche parte qualche giorno fa, ciò che ci accade nella vita non ha una sequenza lineare, le cose non seguono un ordine precostituito ma hanno un loro ordine interiore, come la memoria, come il cuore, come le speranze e le paure. Eppure vorrei ritoccare le tue labbra con le mie dita, disegnarne ancora il contorno, solamente per poter toccare con mano un piccolo sogno che mi ha fatto battere il cuore per un pò di tempo, un pò di tempo fa. E chissà dove sei adesso. E chissà perchè mi hai fatto cosi male.