Quasi le otto di sera.
Stasera è l’ultimo giorno dell’anno e me ne accorgo da una timida adrenalina che mi sento addosso e che mi fa essere insieme triste e allegra.. una specie di quadro con due facce come se due mani l’avessero dipinto insieme ascoltando musica differente. O qualcosa del genere. Oggi ho passato la giornata a mettere in ordine la mia stanza.. non ho più spazio per nulla e cosi ho buttato un bel po’ di cose che non mi servivano più, per lo più carte e vecchi giornali di musica, buste gialle attraverso le quali durante questi anni mi sono arrivati tanti regali da parte di amici lontani. E facendo pulizia ho riguardato inevitabilmente un po’ di foto ed è stato incredibile ritrovare un mondo che quasi non esiste più ma che è stato talmente bello, sfavillante, ricco ed emozionante che credo non potrà mai morire nei cuori di chi come me lo ha vissuto appieno, con tutta la forza e con tutto il cuore che aveva. Ma questo è passato e da stasera si guarda al futuro. Ho ascoltato per tutto il pomeriggio musica portoghese.. ma ora, prima di abbandonarmi agli odori del cenone che sento già da qualche ora riempire la casa, metto nel lettore un disco che ho amato molto e che non sentivo da tanto tantissimo tempo. Love in the time of science. Sarebbe un buon titolo per questo capitolo finale su questo duemilasette. Ho vissuto un sacco di emozioni durante quest’anno e mi sono successe un sacco di cose belle che non voglio dimenticare. Cancellerei solo l’inizio e la fine. Cancellerei la mia operazione e il mio mese e mezzo di sofferenza e cancellerei il giorno del mio compleanno e le grida di dolore e le lacrime che non si fermavano mai. Ma tutto il resto lo tengo. Prima di salutare questo anno metto in valigia le cose più importanti e adesso mi guardo indietro perché non voglio dimenticarne nemmeno una.
La primavera più bella della mia vita che mi ha liberato dall’immobilità e mi ha ridato le ali.
Gli incontri decisi dal destino. Il cuore che ha ripreso a battere senza paura. Il salento a fine aprile e i trent’anni di Fabiana. Patrizia Laquidara che riempiva di musica l’area. Il viaggio di maggio a Barcellona e a Porto. Lisbona rivista per qualche ora. La semplicità nelle cose che ami. L’estate. Il mare di Paestum. Il mio monolocale. Largo campo con le mie persone. Chi amo. Il matrimonio del ragazzo con cui ho passato cinque anni della mia vita. I concerti. Il sixdaysonic e i giorni a Guardia Sanframondi. Gli amici che mi sono venuti a trovare. Melissa a Salerno dopo quasi dieci anni e il bene che ci vogliamo. Il viaggetto a fine agosto in cilento e quel mare indimenticabile di Pioppi. Castellabate e il suo panorama. Velia e il respiro di Parmenide. Settembre con i suoi colori. Tutti i piccoli momenti di gioia che ho condiviso con chi mi è stato accanto. Il concerto di Patti Smith nella basilica di San Vittore a Milano. Il mio ritorno in Romagna, da Cristina e Mirco. E le persone che mi vivono dentro, come sempre, come ogni volta. La mia famiglia. Quo che dorme qui accanto a me in questo momento. Gli amici che mi vogliono bene da lontano e che mi fanno arrivare il loro amore. Chi non dimentico. Chi mi dimentica. Chi mi dona le sue mani, il suo cuore e i suoi occhi attraverso cui posso guardare me stessa. Questa notte e gli amici con cui la dividerò. Cate e quello che sento.