ed è forte quello che ho dentro distante dalla mediocrità, ho inseguito il rumore assordante per non sentirla...
mercoledì, ottobre 25, 2006
viaggiano i viandanti
Ogni volta che parto per un viaggio mi vengono inevitabilmente alla mente le parole dei csi e soprattutto il fatidico verso. Ieri mattina ho visto l'alba nel pullman che mi portava all'aereoporto di Fiumicino. Accanto a me tre ragazzi che andavano in Australia a cercare un fottuto lavoro. Non sono riuscita a dormire neanche per un attimo, avevo addosso una strana adrenalina mista ad inquietudine che mi portava nello stesso momento in troppi posti e a troppe persone. Stamattina ho dormito come non dormivo da tanto e ora mi sento libera, senza fantasmi nella testa, ma solo con la voglia di risentire l'odore e riafferrare i colori di questa città y por esto me voy.
lunedì, ottobre 23, 2006
I am there while you choke on me
Non ricordo se la parola era in inglese, in spagnolo o in francese. Ultimamente ho bazzicato tutte e tre le lingue e gli strascichi dei cinque amaridelcapo di ieri sera mettono a dura prova la mia memoria. Comunque la parola era controtempo ed aveva un suono bellissimo.
Ricordo solo il primo concerto degli incontri internazionali di musica d'autore al quale siamo arrivati troppo tardi e il pomeriggio in costiera sotto un cielo plumbeo e le nostre risate a colorarlo. E la mia vita violenta a riempire gli spazi del mio monolocale mentre mangiavamo seduti per terra la pasta al pesto, cercando traduzioni sensate a strani titoli di canzoni e parlando una strana lingua nata chissà dove. Cazzo, è tardissimo, non sentirò più nessuno dire oggi il cielo ha pianto tanto ma a quel cielo ci penserò spesso, da ogni latitudine.
domenica, ottobre 22, 2006
sensazioni di cose minime
Fuori continua a piovere, oramai da ore.
Ho lasciato il balcone aperto per poter sentire meglio il rumore della pioggia. E il silenzio che nasconde in sé e che si rivela solo a chi sa ascoltarlo. La pioggia mi procura malinconia e allo stesso tempo la voglia di andare oltre le mie sensazioni. Oggi ho letto tutto il pomeriggio ed era tanto che non mi succedeva. Certe volte torno a dei libri come si torna ad un amico perché considero mie, con maggiore consanguineità e intimità, talune figure che sono scritte nei libri, più di molte persone che sono considerate reali, che sono fatte di quell’inutilità metafisica chiamata carne ed ossa.
C’è una pace irreale in questo cortile che non vedo ma dove sento battere la pioggia. Qualcuno sta usando un martello, ma lo fa con delicatezza, come quando si ha paura di piegare il chiodo ed allora i colpi sono piccoli e secchi. A pensarci ora questa potrebbe essere una bella metafora per la vita di certe persone, maldestre con le proprie mani, quando colpiscono i sentimenti degli altri come se fossero chiodi che possono essere spezzati.
Tra due giorni parto per andare in quei posti dove ho lasciato una parte di me (o dove certe parti di me sono nate prima ancora che io nascessi), dove è caduto un mio sguardo, dove è vibrata una mia sensazione, dove ho messo al sicuro qualche piccolo dolore e qualche piccola gioia. Ma non vado per riprendermeli perché ogni cosa ha il suo posto stabilito nello spazio. E del resto le sensazioni, gli sguardi, i dolori e le gioie che senso avrebbero se non continuassero a vivere nei luoghi dove sono nate?
Vado a trovarmi e ad ascoltarmi.
Vado a cercare la chiave del vecchio festino, dove forse mi potrebbe tornare l’appetito.
E richiedere alla Bellezza di sedersi sulle mie ginocchia perché io non l’ho mai insultata. Mai.
Ho lasciato il balcone aperto per poter sentire meglio il rumore della pioggia. E il silenzio che nasconde in sé e che si rivela solo a chi sa ascoltarlo. La pioggia mi procura malinconia e allo stesso tempo la voglia di andare oltre le mie sensazioni. Oggi ho letto tutto il pomeriggio ed era tanto che non mi succedeva. Certe volte torno a dei libri come si torna ad un amico perché considero mie, con maggiore consanguineità e intimità, talune figure che sono scritte nei libri, più di molte persone che sono considerate reali, che sono fatte di quell’inutilità metafisica chiamata carne ed ossa.
C’è una pace irreale in questo cortile che non vedo ma dove sento battere la pioggia. Qualcuno sta usando un martello, ma lo fa con delicatezza, come quando si ha paura di piegare il chiodo ed allora i colpi sono piccoli e secchi. A pensarci ora questa potrebbe essere una bella metafora per la vita di certe persone, maldestre con le proprie mani, quando colpiscono i sentimenti degli altri come se fossero chiodi che possono essere spezzati.
Tra due giorni parto per andare in quei posti dove ho lasciato una parte di me (o dove certe parti di me sono nate prima ancora che io nascessi), dove è caduto un mio sguardo, dove è vibrata una mia sensazione, dove ho messo al sicuro qualche piccolo dolore e qualche piccola gioia. Ma non vado per riprendermeli perché ogni cosa ha il suo posto stabilito nello spazio. E del resto le sensazioni, gli sguardi, i dolori e le gioie che senso avrebbero se non continuassero a vivere nei luoghi dove sono nate?
Vado a trovarmi e ad ascoltarmi.
Vado a cercare la chiave del vecchio festino, dove forse mi potrebbe tornare l’appetito.
E richiedere alla Bellezza di sedersi sulle mie ginocchia perché io non l’ho mai insultata. Mai.
sabato, ottobre 21, 2006
sonetto trentaquattro
Why didst thou promise such a beauteous day,
And make me travel forth without my cloak,
To let base clouds o’ertake me in my way,
Hiding thy brav’ry in their rotten smoke?
‘Tis not enough that trough the cloud thou break,
To dry the rain on my storm-beaten face,
For no man well of such a salve can speak,
That heals the wound, and cures not the disgrace:
Nor can thy shame give physic to my grief,
Though thou repent, yet I have still the loss,
Th’offender’s sorrow lends but weak relief
To him that bears the strong offence’s cross.
Ah but those tears are pearl which thy love sheds,
And they are rich, and ransom all ill deeds.
Shakespeare
dedicata, of course.
And make me travel forth without my cloak,
To let base clouds o’ertake me in my way,
Hiding thy brav’ry in their rotten smoke?
‘Tis not enough that trough the cloud thou break,
To dry the rain on my storm-beaten face,
For no man well of such a salve can speak,
That heals the wound, and cures not the disgrace:
Nor can thy shame give physic to my grief,
Though thou repent, yet I have still the loss,
Th’offender’s sorrow lends but weak relief
To him that bears the strong offence’s cross.
Ah but those tears are pearl which thy love sheds,
And they are rich, and ransom all ill deeds.
Shakespeare
dedicata, of course.
giovedì, ottobre 19, 2006
ma non era di sinistra?!?
Oltre 50mila posti di lavoro in meno nella scuola. Secondo i dati
della relazione tecnica, la Finanziaria che approderà fra breve in
Parlamento prevede una robusta sforbiciata del personale
scolastico. Circa 42 mila cattedre e poco più di 8 mila posti di
personale Ata (amministrativi, tecnici e ausiliari), il tutto in soli
3 anni. E così l’entusiasmo iniziale per le 150 mila immissioni
in ruolo annunciate dal ministro della Pubblica istruzione
Giuseppe Fioroni comincia a smorzarsi. Aumenterà anche il
numero degli alunni per classe (più 0,4 alunni per classe). Per
risparmiare, poi, il governo intende ridurre del 10% i bocciati.
Ci saranno ore di lezione in meno nelle Professionali, ma arriva
l’insegnante di inglese nella scuola primaria.
cazzo, però c'è il fucking inglese fin dalla scuola primaria....
che vergogna.....
della relazione tecnica, la Finanziaria che approderà fra breve in
Parlamento prevede una robusta sforbiciata del personale
scolastico. Circa 42 mila cattedre e poco più di 8 mila posti di
personale Ata (amministrativi, tecnici e ausiliari), il tutto in soli
3 anni. E così l’entusiasmo iniziale per le 150 mila immissioni
in ruolo annunciate dal ministro della Pubblica istruzione
Giuseppe Fioroni comincia a smorzarsi. Aumenterà anche il
numero degli alunni per classe (più 0,4 alunni per classe). Per
risparmiare, poi, il governo intende ridurre del 10% i bocciati.
Ci saranno ore di lezione in meno nelle Professionali, ma arriva
l’insegnante di inglese nella scuola primaria.
cazzo, però c'è il fucking inglese fin dalla scuola primaria....
che vergogna.....
mercoledì, ottobre 18, 2006
lettere dal Sahara
L'ho scoperto solo ieri sera, dopo la seconda serata al cineforum.
Il titolo di Lettere dal Sahara è stato preso in prestito da un libro di Alberto Moravia. Negli anni tra il 1975 e il 1981, egli attraversò l’Africa come inviato speciale del «Corriere della Sera». Nel 1981 decise di raccogliere i relativi articoli nell’unico volume intitolato appunto: Lettere dal Sahara.
«Per me è la cosa più bella che esista al mondo» – dichiarò nell’intervista resa ad Alain Elkann – «il suo odore non si dimentica mai.
Correrò a comprarlo, voi correte al cinema a vedere il film perchè, seppure con qualche defaiance nella prima parte, la seconda merita veramente una visione e più di una riflessione.
lunedì, ottobre 16, 2006
spleen
Oggi pomeriggio, complice una nostalgia rabbiosa che a volte mi prende senza nessun preavviso, ho riaperto Les fleurs du mal. Un pò come tornare a casa e allo stesso tempo in un luogo sconosciuto, ma non puoi fare a meno di sederti e di ascoltare.
Quand le ciel bas et lourd pèse comme un couvercle
Sur l'esprit gémissant en proie aux longs ennuis,
Et que de l'horizon embrassant tout le cercle
Il nous verse un jour noir plus triste que les nuits;
Quand la terre est changée en un cachot humide,
Où l'Espérance, comme une chauve-souris,
S'en va battant les murs de son aile timide
Et se cognant la tête à des plafonds pourris;
Quand la pluie étalant ses immenses traînées
D'une vaste prison imite les barreaux,
Et qu'un peuple muet d'infâmes araignées
Vient tendre ses filets au fond de nos cerveaux,
Des cloches tout à coup sautent avec furie
Et lancent vers le ciel un affreux hurlement,
Ainsi que des esprits errants et sans patrie
Qui se mettent à geindre opiniâtrément.
- Et de longs corbillards, sans tambours ni musique,
Défilent lentement dans mon âme; l'Espoir,
Vaincu, pleure, et l'Angoisse atroce, despotique,
Sur mon crâne incliné plante son drapeau noir.
Baudelaire
Quand le ciel bas et lourd pèse comme un couvercle
Sur l'esprit gémissant en proie aux longs ennuis,
Et que de l'horizon embrassant tout le cercle
Il nous verse un jour noir plus triste que les nuits;
Quand la terre est changée en un cachot humide,
Où l'Espérance, comme une chauve-souris,
S'en va battant les murs de son aile timide
Et se cognant la tête à des plafonds pourris;
Quand la pluie étalant ses immenses traînées
D'une vaste prison imite les barreaux,
Et qu'un peuple muet d'infâmes araignées
Vient tendre ses filets au fond de nos cerveaux,
Des cloches tout à coup sautent avec furie
Et lancent vers le ciel un affreux hurlement,
Ainsi que des esprits errants et sans patrie
Qui se mettent à geindre opiniâtrément.
- Et de longs corbillards, sans tambours ni musique,
Défilent lentement dans mon âme; l'Espoir,
Vaincu, pleure, et l'Angoisse atroce, despotique,
Sur mon crâne incliné plante son drapeau noir.
Baudelaire
sabato, ottobre 14, 2006
honey
L'altro giorno per andare in accademia ho indossato la mia maglietta blu dei radiohead, quella con dietro la scritta "uk not ok". Ricordo ancora perfettamente quando la comprai. Era il millenovecentonovantotto, avevo ventitrè anni ed ero a Madrid per il progetto erasmus. Il tour era quello di Ok Computer. Il concerto lo vidi con due ragazzi italiani che a malapena conoscevo e ricordo che la sera tornando a casa stavo perdendo l'ultima metropolitana ed ero angosciata dall'idea di restare per la strada tutta la notte, perchè non avevo nemmeno i soldi per fare una telefonata a chi abitava con me. Quella paura mi restò addosso per parecchio tempo, ma insieme alla paura mi rimase addosso anche la bellezza di quel concerto. Non ho mai più visto i radiohead dal vivo, ci sono andata vicina molte volte, soprattutto dopo Kid A che ho ascoltato fino alla nausea. Marco, il mio alunno anglo-toscano, studente di filosofia, l'altro giorno ha apprezzato molto la mia maglietta e così ci siamo incontrati sulla stessa onda. Mi dice che a lui sembra strano vedere che gli italiani ascoltano la musica inglese e chissà forse sarebbe lo stesso per me se scoprissi che lui ascoltasse i gruppi italiani che piacciono a me.
Ieri, durante la pausa, mi ha invitato a prendere il caffè (poi in realtà abbiamo preso due cappuccini) e alla domanda su quale fosse il mio album preferito io ho detto Ok computer, lui Pablo Honey. Ed ora mentre scrivo ascolto il suo album preferito, non ricordavo che fosse cosi bello e probabilmente ha ragione Marco a dire che è il migliore, è sicuramente molto più rock e forse più spontaneo. Non lo so, certe volte quando mi capita di riascoltare dischi che non ascolto da anni, mi sembra di sentirli per la prima volta, un tuffo a caduta libera indietro nei miei vent’anni o giù di lì e certe volte mi sento come spaesata, quasi come se non mi aspettassi di tornare cosi all’improvviso nei miei ricordi cosi perfettamente limpidi e reali.
Oggi è sabato, sono le quattro del pomeriggio e fuori c’è un sole meraviglioso. Se non fossi così pigra quanto sono me ne andrei in bici a fare un giro al mare o scenderei per andare da qualche amico a prendere un caffè (mi è finito anche il gas e sto sostituendo il caffè con un bicchiere ghiacciato di amaro del capo). Penso a chi mi manca, a chi vorrei fosse qui con me, a chi vorrei raggiungere e a chi vorrei che mi raggiungesse.
Odio le distanze e amo il coraggio, ma non so se ho sempre la voglia e la forza di combattere.
Ieri, durante la pausa, mi ha invitato a prendere il caffè (poi in realtà abbiamo preso due cappuccini) e alla domanda su quale fosse il mio album preferito io ho detto Ok computer, lui Pablo Honey. Ed ora mentre scrivo ascolto il suo album preferito, non ricordavo che fosse cosi bello e probabilmente ha ragione Marco a dire che è il migliore, è sicuramente molto più rock e forse più spontaneo. Non lo so, certe volte quando mi capita di riascoltare dischi che non ascolto da anni, mi sembra di sentirli per la prima volta, un tuffo a caduta libera indietro nei miei vent’anni o giù di lì e certe volte mi sento come spaesata, quasi come se non mi aspettassi di tornare cosi all’improvviso nei miei ricordi cosi perfettamente limpidi e reali.
Oggi è sabato, sono le quattro del pomeriggio e fuori c’è un sole meraviglioso. Se non fossi così pigra quanto sono me ne andrei in bici a fare un giro al mare o scenderei per andare da qualche amico a prendere un caffè (mi è finito anche il gas e sto sostituendo il caffè con un bicchiere ghiacciato di amaro del capo). Penso a chi mi manca, a chi vorrei fosse qui con me, a chi vorrei raggiungere e a chi vorrei che mi raggiungesse.
Odio le distanze e amo il coraggio, ma non so se ho sempre la voglia e la forza di combattere.
venerdì, ottobre 13, 2006
stagioni
Oggi pomeriggio, verso le cinque, dopo aver fatto il mio bravo dovere di lavoratrice e di studente sono scesa dall’accademia per tornare a casa. Sono salita in sella alla mia bici e all’improvviso ho sentito una voglia incredibile di immergermi in quell’aria dolcissima di autunno che si respirava tutt’intorno. Ci sono giornate che regalano sensazioni improvvise, di una semplicità cosi limpida e disarmante a cui è impossibile resistere. Cosi la mia bici mi ha portato in giro, a respirare le ultime ore di luce e a catturare un bellissimo tramonto che io ora regalo a chi, pensandomi, sorride.
Le centre du monde est partout et chez nous (Paul Eluard, Saisons)
giovedì, ottobre 12, 2006
volevo solo vivere
Ieri sera è iniziato il cineforum che frequento da un pò di anni a questa parte.
Il cartellone prevedeva come prima visione volevo solo vivere di Mimmo Calopresti.
Niente di nuovo, ma alla ferocia e all'assurdo non ci si abitua mai.
Stanotte non ci ho dormito e dopo quasi ventiquattro ore quelle immagini e quei suoni mi gridano ancora nella testa.
E la domanda resta sempre la stessa: com'è potuto accadere?
E una risposta come sempre non c'è.
Il cartellone prevedeva come prima visione volevo solo vivere di Mimmo Calopresti.
Niente di nuovo, ma alla ferocia e all'assurdo non ci si abitua mai.
Stanotte non ci ho dormito e dopo quasi ventiquattro ore quelle immagini e quei suoni mi gridano ancora nella testa.
E la domanda resta sempre la stessa: com'è potuto accadere?
E una risposta come sempre non c'è.
martedì, ottobre 10, 2006
désolé
Oggi c'è un meraviglioso cielo azzurro. C'era lo stesso cielo quando a fine luglio sono entrata per la prima volta in accademia. Forse quando ritornerò ci sarà un cielo ugualmente bello, anzi, ne sono sicura.
lunedì, ottobre 09, 2006
vendemmia
sabato, ottobre 07, 2006
capitolo docici
Guido diceva "Ci dev'essere altra gente che ha voglia di vivere al di fuori di tutte le scelte obbligate, e se lo sogna ma non sa come arrivarci, e magari per frustazione entra in una setta religiosa o cerca disperatemente di diventare ricca o ci rinuncia o si ammazza. Mi fa impazzire pensare alle persone sensibili e piene di qualità che odiano il denaro e le industrie e le macchine e il potere, e perchè sono sole pensano di essere malate, si sforzano di adattarsi alla realtà e se ne fanno schiacciare. Dobbiamo solo trovare il modo di raggiungerle, mettere annunci sui giornali di tutto il mondo e parlarne con tutti i mezzi possibili, stabilire contatti."
Era un bel pò di tempo che non regalavo un libro a qualcuno e con il verbo regalare intendo quella voglia che ti nasce dentro e ti porta a sentire le tue braccia troppo corte e le parole troppo piccole, da chiedere aiuto ad un libro che ami e poterlo usare come un'ala per arrivare più vicino alla persona che ti fa nascere quella sensazione nell'anima. Qualche settimana fa ho regalato Due di due. Anche io a mia volta lo avevo ricevuto in dono. Riaprirlo e rileggerlo è stato un dono che nasceva per la seconda volta.
Era un bel pò di tempo che non regalavo un libro a qualcuno e con il verbo regalare intendo quella voglia che ti nasce dentro e ti porta a sentire le tue braccia troppo corte e le parole troppo piccole, da chiedere aiuto ad un libro che ami e poterlo usare come un'ala per arrivare più vicino alla persona che ti fa nascere quella sensazione nell'anima. Qualche settimana fa ho regalato Due di due. Anche io a mia volta lo avevo ricevuto in dono. Riaprirlo e rileggerlo è stato un dono che nasceva per la seconda volta.
venerdì, ottobre 06, 2006
la vita è un pendolo che oscilla
Perchè in certi giorni mi sembra di toccare il cielo con un dito ed in altri sono cosi triste tanto da non riuscire a vederlo nemmeno quello stesso cielo? Forse oggi è solo nostalgia. O forse è lo scotto da pagare per sentire tutte le sensazioni possibili in tutte le possibili maniere.
Metti te stesso in tutto ciò che fai, poni quanto sei nel minimo che fai, diceva IL poeta.
Metti te stesso in tutto ciò che fai, poni quanto sei nel minimo che fai, diceva IL poeta.
mercoledì, ottobre 04, 2006
nuovo mondo
Se c'è un motivo particolare per cui amo l'autunno questo è il cinema, il poter ritornare nelle sale, magari con pochissima gente, con la luce dello schermo che illumina il buio. Il cinema è forse l'unico luogo in cui mi sento sempre a casa, anche se fisicamente mi trovo in un' altra città o in un altro paese. L'altra sera ho inaugurato la mia nuova stagione cinefila con un film che volevo assolutamente vedere prima possibile. Nuovo mondo di Emanuele Crialese. Me ne sono andata con Julian, il mio amico argentino (con tanto di cognome italiano) e con grande curiosità mi sono goduta il film. Chi mi conosce sa che l'emigrazione, in quanto argomento storico e linguistico, mi ha sempre affascinato un sacco. Il film parla appunto di emigrazione ed è abbastanza visionario, una delle caratteristiche che amo di più nel cinema, ma anche nella realtà che mi sta intorno e naturalmente nelle persone. E ancor di più nella poesia.
Siamo i sogni che facciamo, chi lo diceva Shakespeare?
martedì, ottobre 03, 2006
costellazione
Adoro l’autunno.
C’è qualcosa nell’aria che si posa leggera sulla mia anima e la riempie di pace e di malinconia.
Il cuore rallenta, la testa cammina….. potrei passeggiare per ore nel sole di autunno e non sentirmi mai stanca. Sentire insieme la grazia che mi unisce al mondo e attraverso di essa provare a fare della mia malinconia una gioia, arrivando a toccare con la mia mente coloro che sento dentro di me.
Io sono nato sotto il segno della costellazione d’autunno
e perciò amo i frutti e detesto i fiori
i baci che do li rimpiango uno per uno [..]
mio eterno autunno mia stagione mentale
costellazione
Apollinaire
C’è qualcosa nell’aria che si posa leggera sulla mia anima e la riempie di pace e di malinconia.
Il cuore rallenta, la testa cammina….. potrei passeggiare per ore nel sole di autunno e non sentirmi mai stanca. Sentire insieme la grazia che mi unisce al mondo e attraverso di essa provare a fare della mia malinconia una gioia, arrivando a toccare con la mia mente coloro che sento dentro di me.
Io sono nato sotto il segno della costellazione d’autunno
e perciò amo i frutti e detesto i fiori
i baci che do li rimpiango uno per uno [..]
mio eterno autunno mia stagione mentale
costellazione
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