Il ripetersi degli stessi gesti e delle stesse abitudini a volte mi dà sicurezza e mi fa sentire protetta. Alzarmi quasi sempre alla stessa ora, mettere la macchinetta del caffè sul fuoco, salutare ogni mattina la signora del piano di sotto, fare un cenno con la mano al ragazzo del bar sotto casa, fare la stessa strada, passare in mezzo la villa comunale, leggere le stesse scritte sui muri, arrivare in accademia, salutare la portiera che è puntualmente sull'uscio del palazzo, prendere l'ascensore e premere sul 3, salutare Keiko che è in segreteria, scambiare qualche battuta con i miei colleghi, entrare in classe e cominciare la lezione sperando che arrivino presto le 11 per la pausa caffè al bar sotto la scuola. Tutto questo ripetersi di gesti a volte mi trasmette una tale serenità che arrivo addirittura a sentirmi felice. Ma ci sono giorni in cui tutto questo mi getta nello sconforto più totale, all'improvviso, di colpo, mi fa sentire triste mortalmente triste così triste che mi è parso di non poter vivere un altro giorno ancora, e non perché potessi morire o uccidermi, ma solo perché sarebbe stato impossibile vivere il giorno dopo e terribilmente inadeguata a questo mondo quando, scendendo al bar, mi accorgo che il sottobosco di questo palazzo è eccitato per la novità che tra poche ore arriverà a rompere la monotonia delle solite giornate e cioè il passaggio del giro d'Italia, con tanto di strade tirate a lucido, vigili che vigilano e che comunicano freneticamente con i loro colleghi dall'altro lato della città (volante uno volante due) e il furgoncino con l'altoparlante che passa per pubblicizzare la vendita del kit del giro d'Italia a soli 3 euro e che simula anche la vendita del suddetto kit a sedicenti madri che fanno felici i loro bambini (si, solo 3 euro, grazie a lei signora, buona giornata!). Osservandoli, osservando soprattutto Vittorio e sua madre, rispettivamente portiere figlio e portiere madre, incredibilmente affaccendati nel parlare con la clientela abituale del bar Portorico riguardo all'ora del passaggio e di vicende affini a questo evento, mi sforzo di vedere anche io la vie en rose, ma proprio non ci riesco e poi a pensarci bene io magliette rosa non ne ho mai avute. Ne ho di nere, a iosa, di rosse e di verdi, anche se ultimamente ho comprato due carinissime magliette a righe, una gialla ed un' altra arancione. Si, a pensarci, nonostante i miei momenti di sconforto cosmico, ultimamente ho molte sfumature di colori splendenti sulla mia tavolozza. E voglio stare attenta a comprarne di nuovi prima che mi finiscano, perchè i miei quadri non resteranno mai appoggiati ad una parete, dietro una porta che non si apre mai.
Pensare un fiore è vederlo e odorarlo.
ed è forte quello che ho dentro distante dalla mediocrità, ho inseguito il rumore assordante per non sentirla...
mercoledì, maggio 16, 2007
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2 commenti:
una volta il giro d'italia era il giro d'italia, adesso preferiscono portarlo in austria, slovenia e francia piuttosto che a vibo valentia... lo chiamano marketing, ma di questo passo il prossimo giro d'italia partirà da sidney
...che dire...mi è sembrato di vederti, mentre sorseggi il tuo caffé macchiato o cappuccino condito con zucchero di canna...e nel frattempo il giro d'Italia ti passa accanto...ma saranno ciclisti? :-)
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