mercoledì, novembre 01, 2006

titúlo esgotat (appunti in movimento)

31.10.06

Quanto tempo era che non tornavo a Barcellona?
Ci ho pensato spesso in questi giorni e i dati reali non hanno mai coinciso con quelli delle mie sensazioni. I miei piedi ed i miei occhi e la mia seconda lingua avevano vissuto in questi stessi posti quest'estate, sebbene se in una settimana che poco tempo aveva lasciato alla mia mente di entrare in contatto con gli odori e i colori di questa cittá.

Sette giorni possono non essere niente nella vita di una persona o a volte possono essere tantissime cose, possono regalarti occhi che prima non avevi o che non riuscivi a sentire, siano essi i tuoi o quelli di altre persone. Quando ci penso, alle persone intendo, mi chiedo sempre se é piú forte l'amore o la rabbia che provo verso il genere umano. Di odio, certo, non potrei parlare, sarebbe come odiare me stessa. Ma in generale il viaggiare mi riconcilia con i miei simili e mi regala sempre nuove finestre dalle quali affacciarmi e cogliere cosi nuovi punti di vista.

vista con granello di sabbia...

Ho letto nuove poesie della Szymborska in questi giorni (a dire il vero, ho letto tantissimo in questi giorni) e ce n'era una con un verso che non ho dimenticato (non ho piú il libro, l'ho regalato).

Mi vietano caffé vodka e sigarette,
di portare oggetti e ricordi pesanti.
Devo far finta di non aver sentito
- mi ha risposto.

Questi pochi versi sono stati il leitmotiv di questi miei giorni catalani.
Forse perché ho respirato la leggerezza come non mi succedeva da tempo, intendo quella leggerezza che si trova in se stessi, oserei quasi dire la grazia e la grazia non puó che farmi venire in mente la Bellezza. Forse credo di poter dire, di aver ritrovato la chiave del vecchio festino di cui ero venuta alla ricerca e di aver guardato di nuovo in faccia quella Bellezza, mentre ora dalla televisione, in questa sala d'attesa, come sottofondo ad una stupida pubblicitá di cereali esce una struggente spiders from mars e il mio volo per Lisbona ha due ore di ritardo. Ma cavolo, ho di nuovo la chiave e con questa stessa chiave tra poche ore saró nella cittá dell'anima, al cospetto di chi sicuramente mi saprá parlare ancora mentre percorreró rua dos douradores e guarderó in alto, verso una finestra all'ultimo piano che dá sull'infinito.

E all'infinito ci pensavo anche ieri sera, dopo essere stata all'Istituto Italiano di cultura ed essermi incontrata con Alessia ed Andrea. E con le altre ragazze che insegnano lí. Come se fossimo stati tutti amici da sempre e come se fosse naturale, dopo cinque minuti, finire di fronte ad una birra (piú birre) in un piccolo locale di gracia. Ed é incredibile come tutto sia governato da una legge che mette insieme le persone sconosciute e allo stesso tempo giá incontrate in qualche angolo della nostra mente e della nostra anima, parte di quel mondo invisibile che non vive nel mondo ma che di esso si nutre e che ci dá la chiave per potervi entrare. A volte ci penso, penso a come potrei realmente esistere se non avessi altri occhi dentro i miei occhi e del resto questa sensazione di avere una doppia versione dei miei organi l'ho sempre avuta, fin da quando ero bambina. E con quattro occhi (ed un solo cuore, perché il cuore, per quanto grande, é sempre uno) ho camminato per le strade di Barcellona alla ricerca di ció che piú amo di questa cittá, la mescolanza dei colori, delle razze, dei rumori e poi quasi all'improvviso , svoltando semplicemente un angolo, certe strade solitarie inondate di luce e di solitudine, quella solitudine allegra e dolce che ti entra nel cuore senza che tu abbia il tempo di rendertene conto... ed é allora, in quei momenti, che mi rendo conto che in qualche modo questa cittá é diventata un pó mia e in fondo un pó anche mi somiglia.

Il biglietto della metro da dieci corse riporta inevitabilmente l'annuncio che é giunto il tempo di cominciare un nuovo viaggio. Titúlo esgotat. Titoli di coda, si potrebbe romanticamente tradurre.

Gli occhi e il canto lusitano mi aspettano.

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Não sou nada. Nunca serei nada. Não posso querer ser nada. à parte isso, tenho em mim todos os sonhos do mundo/ Non sono niente. Non sarò mai niente. Non posso voler d'esser niente.a parte questo,ho in me tutti i sogni del mondo. [Fernando Pessoa]

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