Minù è steso accanto al computer e mi guarda con il suo musino bianco e nero ed i suoi occhi da gatto... chissà cosa pensa, vive in questo appartamento milanese da quando è nato e ha visto un altro gattino solo una volta nella sua vita. Certe volte io mi sento come lui... estranea al mondo, immaginando che certe persone che sono passate nella mia vita non siano esistite realmente e che siano state solo un sogno di qualcosa che non è mai avvenuto, vissuto solo dentro la mia mente...un deragliamento impazzito di cuori (non il mio) che giocavano ad essere veri. E in fondo io adoro giocare ma il gioco non è che il linguaggio che uso per esprimere ciò che di più profondo voglio donare a chi mi è di fronte. Durante la mia vita, se ci penso, ho giocato molto. Non perchè lo abbia fatto con molte persone.. anzi, al contrario. Ho giocato con pochissime persone nella mia vita, ma con quelle ho giocato tanto. Un paio di amori, un paio di amiche e con il mio gatto.
Ecco, io ultimamente ho ripensato a quei giochi, a quelli che mi inventavo con qualcuno che probabilmente non ha mai capito l'enorme importanza che io davo a certi numeri di magia.... ma ci ho ripensato anche perchè in questi giorni io ho ripreso a giocare e ho ripreso ad usare il gioco come linguaggio. Non capita tutti i giorni e personalmente erano anni che non mi succedeva. Ho un motivo per festeggiare e sono felice di avere la mente completamente libera, senza che la possano intaccare rabbia, delusione o altro. Mi sento cosi pura e cosi limpida che nemmeno tutte le anime nere del mondo potrebbero ricordarmi che esiste il pericolo di fare un salto nel vuoto.
E stasera a Milano c'è il concerto di Patrizia Laquidara. Non dovevo essere qui ora, ma ci sono e ne sono felice.
Come un sorriso in mezzo al vento. Mi trucco gli occhi di un turchese caotico. Scusarsi è come avere pochissima memoria, tentiamo passi un pò confusi spargendo a terra petali e fiori. Niente scuse, solo colori. Sono in giro e non ho soldi, inciampo negli astri, corteggio la luna e mangerei pure i pianeti. Niente scuse, solo colori. Niente scuse. Solo colori.
ed è forte quello che ho dentro distante dalla mediocrità, ho inseguito il rumore assordante per non sentirla...
giovedì, marzo 29, 2007
martedì, marzo 27, 2007
venerdì, marzo 23, 2007
eritropoietina (seconda dose), sogni in technicolor e funambolismo
giovedì, marzo 22, 2007
benvenuta, come sempre
Primavera non bussa
lei entra sicura come il fumo
lei penetra in ogni fessura
ha le labbra di carne i capelli di grano
che paura, che voglia che ti prenda per mano
che paura, che voglia che ti porti lontano..
... ieri ho salutato questa nuova primavera passeggiando lungo i navigli ed anche Milano sembrava stendere un tappeto rosso per accoglierla.. e anche questa città per un attimo mi è sembrata bella..
lei entra sicura come il fumo
lei penetra in ogni fessura
ha le labbra di carne i capelli di grano
che paura, che voglia che ti prenda per mano
che paura, che voglia che ti porti lontano..
... ieri ho salutato questa nuova primavera passeggiando lungo i navigli ed anche Milano sembrava stendere un tappeto rosso per accoglierla.. e anche questa città per un attimo mi è sembrata bella..
giovedì, marzo 15, 2007
come se io fossi un fiore (e tu la pioggia e cadessi per me) [cit]
Domattina prenderò un aereo che mi porterà a Milano e ancora non ci posso credere.
Un mese fa non riuscivo nemmeno a piegarmi per lavarmi i denti e avevo bisogno di qualcuno per riuscire ad alzarmi dal letto e domani invece parto per percorrere mille chilometri verso nord. Non riesco a spiegare a parole la sensazione di felicità e di libertà che tutto ciò mi fa sentire.. un qualcosa che ho fatto decine e decine e decine di volte, ma che ora mi sembra un sogno perché ho desiderato con tutte le mie forze riuscire a ritornare alla mia vita normale.
Sono le sette di sera, come da copione ho già preparato il mio zaino.
Non vedo l’ora che arrivi domani.
L’idea di poter riabbracciare persone che non vedo da tanto tempo mi invade di gioia il cuore.
E tra queste riabbraccerò anche una delle persone più speciali della mia vita, dopo un anno e mezzo.. Fabi ma ti rendi conto che domani ci potremmo finalmente rivedere? Devo ringraziare te.. lo so… io quel biglietto per il concerto di Damien Rice nemmeno lo volevo.. pensavo di essere dall’altra parte dell’oceano a quest’ora.. ed invece sono ancora qui, con il mio bel taglio nella pancia e con il cuore gonfio di gioia.
E’ sera.
Ascolto i blume che cantano 4 minuti e 48 secondi di deliziosa musica e parole catartiche….
difendimi come un alfiere da ciò che non so affrontare… aiutami ad aprire gli occhi se la luce fa male…. rapisci i pensieri peggiori se la notte mi assale, consolami tutte le volte che sento di annegare…sorridimi anche se in fondo io non lo so più fare… ripetimi ancora una volta di non aver paura… perché il tuo corpo sarà per me una tana sicura… continua a chiamare il mio nome anche solo per giocare…. prenditi cura di me….
Blume era anche una canzone meravigliosa degli Einsturzende Neubaten con la quale ho passato buona parte dei miei venti anni e del mio primo amore. Ho sempre amato il suono di questa parola e il suo significato, naturalmente. Per chi non lo sapesse, in tedesco vuol dire fiore, come recita anche il titolo dell’album che ora riempie la mia stanza.
Oggi è stata una bellissima giornata di primavera e sento che quest’aria di rinascita mi appartiene come se un fiore lo fossi anch’io.
Mi sento nuova e limpida, solo con la voglia di guardare avanti. Non è poco, non per me.
Un mese fa non riuscivo nemmeno a piegarmi per lavarmi i denti e avevo bisogno di qualcuno per riuscire ad alzarmi dal letto e domani invece parto per percorrere mille chilometri verso nord. Non riesco a spiegare a parole la sensazione di felicità e di libertà che tutto ciò mi fa sentire.. un qualcosa che ho fatto decine e decine e decine di volte, ma che ora mi sembra un sogno perché ho desiderato con tutte le mie forze riuscire a ritornare alla mia vita normale.
Sono le sette di sera, come da copione ho già preparato il mio zaino.
Non vedo l’ora che arrivi domani.
L’idea di poter riabbracciare persone che non vedo da tanto tempo mi invade di gioia il cuore.
E tra queste riabbraccerò anche una delle persone più speciali della mia vita, dopo un anno e mezzo.. Fabi ma ti rendi conto che domani ci potremmo finalmente rivedere? Devo ringraziare te.. lo so… io quel biglietto per il concerto di Damien Rice nemmeno lo volevo.. pensavo di essere dall’altra parte dell’oceano a quest’ora.. ed invece sono ancora qui, con il mio bel taglio nella pancia e con il cuore gonfio di gioia.
E’ sera.
Ascolto i blume che cantano 4 minuti e 48 secondi di deliziosa musica e parole catartiche….
difendimi come un alfiere da ciò che non so affrontare… aiutami ad aprire gli occhi se la luce fa male…. rapisci i pensieri peggiori se la notte mi assale, consolami tutte le volte che sento di annegare…sorridimi anche se in fondo io non lo so più fare… ripetimi ancora una volta di non aver paura… perché il tuo corpo sarà per me una tana sicura… continua a chiamare il mio nome anche solo per giocare…. prenditi cura di me….
Blume era anche una canzone meravigliosa degli Einsturzende Neubaten con la quale ho passato buona parte dei miei venti anni e del mio primo amore. Ho sempre amato il suono di questa parola e il suo significato, naturalmente. Per chi non lo sapesse, in tedesco vuol dire fiore, come recita anche il titolo dell’album che ora riempie la mia stanza.
Oggi è stata una bellissima giornata di primavera e sento che quest’aria di rinascita mi appartiene come se un fiore lo fossi anch’io.
Mi sento nuova e limpida, solo con la voglia di guardare avanti. Non è poco, non per me.
mercoledì, marzo 14, 2007
martedì, marzo 13, 2007
a proposito di concerti e corrispondenze
Frantumare le distanze, superare resistenze e riconoscersi per creare..
camminare senza chiedersi perché
Il tuo viso le mie mani sono la stessa gioia immensa
è luce invisibile da succhiare..
camminare senza chiedersi perché
E fermarsi un istante per considerare
che il respiro è un dettaglio che ci rende uguali
come cerchi nell’acqua che non sanno nuotare e si infrangono..
Frantumare le distanze superare le esistenze e riconoscersi per creare..
camminare senza chiedersi perché
E fermarsi un istante per considerare
che ogni istante si scioglie in quello a venire
come cerchi nell’acqua che non sanno nuotare e si infrangono..
(cerchi nell'acqua - Paolo Benvegnù)
camminare senza chiedersi perché
Il tuo viso le mie mani sono la stessa gioia immensa
è luce invisibile da succhiare..
camminare senza chiedersi perché
E fermarsi un istante per considerare
che il respiro è un dettaglio che ci rende uguali
come cerchi nell’acqua che non sanno nuotare e si infrangono..
Frantumare le distanze superare le esistenze e riconoscersi per creare..
camminare senza chiedersi perché
E fermarsi un istante per considerare
che ogni istante si scioglie in quello a venire
come cerchi nell’acqua che non sanno nuotare e si infrangono..
(cerchi nell'acqua - Paolo Benvegnù)
a proposito di giardini
Stamattina sono tornata a scuola per prendere il mio stipendio di gennaio che era rimasto qui triste triste in una busta. Certe volte basta veramente poco per capire che la cura e l'amore che hai messo in qualcosa non muore mai... Raik, Claudio e David non sapevano di trovarmi qui stamattina e quando mi hanno visto mi hanno fatto una festa incredibile, baciandomi e abbracciandomi. E in un mese il loro italiano è anche migliorato ed è troppo bello sentirli parlare tra di loro, divertirsi, ridere, comunicare. Ci sono anche degli alunni nuovi, un tedesco un pò antipatico e una svizzera francese simpatica. Qualcuno non c'è più e mi dispiace non averlo potuto salutare. Ora sono tornati in classe, io mi sono fermata un poco qui nella sala computer a leggere e scrivere. Dal balcone entra un bellissimo sole ed il mare è sempre lì, dietro i vetri, una distesa azzurra placida e meravigliosa nella sua bellezza che riempie il cuore... soprattutto oggi che mi sento cosi felice... e vorrei poterne portare un pezzetto con me per poterlo donare a chi ora vive lontano da tutto questo. Oggi respiro a pieni polmoni.... quanto mi era mancato questo posto.
lunedì, marzo 12, 2007
domenica, marzo 11, 2007
hits for broken hearts and asses
Esistono molti tipi di giardini. Io ne ho visti molti durante la mia vita.
Ci sono i giardini sconfinati che però si chiamano prati e sono quelli che la natura crea per dimostrarci la sua immensa potenza e ci sono i giardini piccoli che noi uomini creiamo per ricordare a noi stessi che anche noi siamo capaci di creare il nostro minuscolo angolo di mondo di cui poterci prendere cura e costruire a nostra immagine e somiglianza, mettendoci dentro una rosa come quella che tanto amava lui ed oltre la rosa unica al mondo, tutto ciò che ci lega alle persone che per noi sono importanti e che amiamo.
Quando ero bambina mio padre una volta mi raccontò che un albero di gelso che c’era davanti una masseria che purtroppo non abbiamo più, l’aveva piantato suo zio quando era nato suo figlio, abitudine che aveva appreso dagli inglesi di cui era stato prigioniero di guerra.
Con quell’albero di gelso io ci sono cresciuta e ogni estate l’ho passata con i miei cugini a sporcarmi le mani di nero e di bianco, a stare alla sua ombra, organizzando teatrini di bambini o leggendoci sotto, quando ero più grande. E poi avevo un altro albero a cui ero molto legata, un pioppo argentato dove mi arrampicavo con una tecnica appresa chissà in quale mondo fantastico che viveva dentro di me. Andavo a inciderci sopra i nomi dei primi ragazzi di cui mi innamoravo e poi i nomi delle mie cugine preferite, quelle più grandi e i loro fidanzatini ciclici, a mò di registro che conteneva segreti, forse solo per sentirmi più grande. Poi quel pioppo è stato tagliato, le sue radici avevano attraversato tutto il giardino ed erano arrivate sotto casa. Ho pianto tanto quando questo è successo e ricordo che chiesi a mio padre di conservare un pezzo del tronco per potermelo tenere, quasi come un ricordo funerario di qualche civiltà classica. Ora, da molti anni, quel tronco non c’è più, ma dentro è forte il ricordo della sensazione di libertà che respiravo quando vi salivo sopra, molto in alto.. e nessuno mi vedeva ed io potevo starmene lì ore. Non è la storia di una bambina cresciuta in una moderna casa nella prateria, solo una foto del mondo prorompente che si agitava dentro di me e chiedeva solo di poter esplodere. E passare l’infanzia e l’adolescenza in una moderna villetta con uno sputo di giardino mi ha dato la possibilità di imparare un linguaggio che altrimenti non avrei mai appreso.
E’ forse questo il motivo per cui i giardini e in generali gli alberi mi piacciono cosi tanto, perché mi danno una sensazione di familiarità, una forza ed una consapevolezza maggiore nel guardarli e nel prendermi cura di loro. Ho creato pochi giardini immaginari nella mia vita, quattro o cinque in tutto. Gli altri sono stati solo una macchia di colore verde caduta su un foglio bianco nella mia mente e poi subito cancellato da colori in cui gli alberi non potevano nascere e né crescere. E per questo che quando qualcuno ha cancellato quella macchia verde su quel foglio bianco ho sentito il cuore come spezzarsi, perché un foglio bianco non si regala a tutti e i colori dovrebbero essere usati per creare le sfumature e cercare le tonalità più adatte al giardino che si vorrebbe far crescere, per se stessi, per un amore, per un amico, per un sogno. Si dice infatti coltivare un sogno, coltivare un’amicizia. Non deve essere un verbo usato casualmente. E bisogna imparare a viverci in quella macchia verde piena di sfumature, non può essere un quadro appeso ad una parete cosi da guardare semplicemente senza prendersene cura, ma magari quel quadro bisognerebbe appendercelo su quel foglio ideale che vive nella nostra mente, cosi da ricordarci come era un nostro sogno o il nostro rapporto con qualcuno, fragile e timido e poi, man mano sempre più grande. Io sento di aver imparato a farlo, da molto tempo, perché ho sempre amato i giardini, quelli reali e quelli immaginari, a qualunque mondo essi appartenessero. Ci ho sempre creduto, perché ho sempre creduto in quel che sentivo, perché sento cosi raramente e quando capita so che non può essere solo una macchia verde caduta casualmente su di un foglio bianco.
Ieri sera, pensavo a tutte queste cose, quando mi sono ritrovata in un meraviglioso giardino dalle mille sfumature. Un giardino che partiva dalla musica, da quella con la M maiuscola e che mi portava lontano, molto lontano, in mondi che non visitavo da tanto perché avevo voluto dimenticare la strada che mi portava a loro. Don’t touch my heart. Don’t touch my heart. La frase dilatata e ripetuta di una canzone che più o meno diceva cosi mi ha svegliato, accarezzandomi la testa, entrandomi dentro e dandomi la necessaria concentrazione per essere solo con me stessa. Non toccare il mio cuore, non toccare il mio cuore… ho ripetuto la frase nella mia testa, persa in quell’atmosfera di noise, post-rock o chiamatela come volete, in cui mi sentivo completamente a casa, in un ideale giardino che vive dentro di me, dove io non ho mai smesso di abitare perché sarebbe come abbandonare la mia casa e in cui ogni tanto faccio entrare qualcuno, ma raramente, molto raramente.
Non toccare il mio cuore.
Avrei voluto gridarlo come un messaggio di speranza più che di difesa e forse avrei aggiunto un se pensi di poterlo spezzare.
Ecco. Non toccare il mio cuore se pensi di poterlo spezzare.
Entra nel mio giardino, ma non toccare il mio cuore se pensi di poterlo spezzare, ancora.
Ci sono i giardini sconfinati che però si chiamano prati e sono quelli che la natura crea per dimostrarci la sua immensa potenza e ci sono i giardini piccoli che noi uomini creiamo per ricordare a noi stessi che anche noi siamo capaci di creare il nostro minuscolo angolo di mondo di cui poterci prendere cura e costruire a nostra immagine e somiglianza, mettendoci dentro una rosa come quella che tanto amava lui ed oltre la rosa unica al mondo, tutto ciò che ci lega alle persone che per noi sono importanti e che amiamo.
Quando ero bambina mio padre una volta mi raccontò che un albero di gelso che c’era davanti una masseria che purtroppo non abbiamo più, l’aveva piantato suo zio quando era nato suo figlio, abitudine che aveva appreso dagli inglesi di cui era stato prigioniero di guerra.
Con quell’albero di gelso io ci sono cresciuta e ogni estate l’ho passata con i miei cugini a sporcarmi le mani di nero e di bianco, a stare alla sua ombra, organizzando teatrini di bambini o leggendoci sotto, quando ero più grande. E poi avevo un altro albero a cui ero molto legata, un pioppo argentato dove mi arrampicavo con una tecnica appresa chissà in quale mondo fantastico che viveva dentro di me. Andavo a inciderci sopra i nomi dei primi ragazzi di cui mi innamoravo e poi i nomi delle mie cugine preferite, quelle più grandi e i loro fidanzatini ciclici, a mò di registro che conteneva segreti, forse solo per sentirmi più grande. Poi quel pioppo è stato tagliato, le sue radici avevano attraversato tutto il giardino ed erano arrivate sotto casa. Ho pianto tanto quando questo è successo e ricordo che chiesi a mio padre di conservare un pezzo del tronco per potermelo tenere, quasi come un ricordo funerario di qualche civiltà classica. Ora, da molti anni, quel tronco non c’è più, ma dentro è forte il ricordo della sensazione di libertà che respiravo quando vi salivo sopra, molto in alto.. e nessuno mi vedeva ed io potevo starmene lì ore. Non è la storia di una bambina cresciuta in una moderna casa nella prateria, solo una foto del mondo prorompente che si agitava dentro di me e chiedeva solo di poter esplodere. E passare l’infanzia e l’adolescenza in una moderna villetta con uno sputo di giardino mi ha dato la possibilità di imparare un linguaggio che altrimenti non avrei mai appreso.
E’ forse questo il motivo per cui i giardini e in generali gli alberi mi piacciono cosi tanto, perché mi danno una sensazione di familiarità, una forza ed una consapevolezza maggiore nel guardarli e nel prendermi cura di loro. Ho creato pochi giardini immaginari nella mia vita, quattro o cinque in tutto. Gli altri sono stati solo una macchia di colore verde caduta su un foglio bianco nella mia mente e poi subito cancellato da colori in cui gli alberi non potevano nascere e né crescere. E per questo che quando qualcuno ha cancellato quella macchia verde su quel foglio bianco ho sentito il cuore come spezzarsi, perché un foglio bianco non si regala a tutti e i colori dovrebbero essere usati per creare le sfumature e cercare le tonalità più adatte al giardino che si vorrebbe far crescere, per se stessi, per un amore, per un amico, per un sogno. Si dice infatti coltivare un sogno, coltivare un’amicizia. Non deve essere un verbo usato casualmente. E bisogna imparare a viverci in quella macchia verde piena di sfumature, non può essere un quadro appeso ad una parete cosi da guardare semplicemente senza prendersene cura, ma magari quel quadro bisognerebbe appendercelo su quel foglio ideale che vive nella nostra mente, cosi da ricordarci come era un nostro sogno o il nostro rapporto con qualcuno, fragile e timido e poi, man mano sempre più grande. Io sento di aver imparato a farlo, da molto tempo, perché ho sempre amato i giardini, quelli reali e quelli immaginari, a qualunque mondo essi appartenessero. Ci ho sempre creduto, perché ho sempre creduto in quel che sentivo, perché sento cosi raramente e quando capita so che non può essere solo una macchia verde caduta casualmente su di un foglio bianco.
Ieri sera, pensavo a tutte queste cose, quando mi sono ritrovata in un meraviglioso giardino dalle mille sfumature. Un giardino che partiva dalla musica, da quella con la M maiuscola e che mi portava lontano, molto lontano, in mondi che non visitavo da tanto perché avevo voluto dimenticare la strada che mi portava a loro. Don’t touch my heart. Don’t touch my heart. La frase dilatata e ripetuta di una canzone che più o meno diceva cosi mi ha svegliato, accarezzandomi la testa, entrandomi dentro e dandomi la necessaria concentrazione per essere solo con me stessa. Non toccare il mio cuore, non toccare il mio cuore… ho ripetuto la frase nella mia testa, persa in quell’atmosfera di noise, post-rock o chiamatela come volete, in cui mi sentivo completamente a casa, in un ideale giardino che vive dentro di me, dove io non ho mai smesso di abitare perché sarebbe come abbandonare la mia casa e in cui ogni tanto faccio entrare qualcuno, ma raramente, molto raramente.
Non toccare il mio cuore.
Avrei voluto gridarlo come un messaggio di speranza più che di difesa e forse avrei aggiunto un se pensi di poterlo spezzare.
Ecco. Non toccare il mio cuore se pensi di poterlo spezzare.
Entra nel mio giardino, ma non toccare il mio cuore se pensi di poterlo spezzare, ancora.
sabato, marzo 10, 2007
quando si dice festa della donna
dimenticavo di segnalare, a chi fosse disgraziatamente sfuggita, una fantastica notizia che ho ascoltato al telegiornale nel magico giorno dell'8 marzo (inutile dire che non ho potuto festeggiare con le mie amiche in qualche locale pieno zeppo di donne che urlavano di fronte alla visione di un energumeno che le ha fatte felici, per il semplice fatto che sono convalescente).
La fantastica notizia la potete leggere qui.
La fantastica notizia la potete leggere qui.
giovedì, marzo 08, 2007
io ascolto... e tu?
Ascoltate!
Se accendono le stelle,
vuol dire che a qualcuno servono,
che qualcuno desidera che esse siano,
che qualcuno chiama perle questi piccoli sputi?
E, forzando
le bufere di polvere del meriggio,
si spinge fino a Dio,
teme d’essere in ritardo,
piange,
gli bacia la mano nodosa,
implora
- ha bisogno di una stella! –
giura che non può sopportare questo martirio senza stelle!
E poi
cammina inquieto,
fa finta di essere calmo.
Dice a qualcuno:
“Allora, adesso, stai meglio?
Non hai paura?
No?!”
Ascoltate!
Se accendono le stelle,
vuol dire che forse a qualcuno servono,
che è indispensabile
che ogni sera
sopra i tetti
risplenda almeno una stella?
Vladimir Majakovskij
Se accendono le stelle,
vuol dire che a qualcuno servono,
che qualcuno desidera che esse siano,
che qualcuno chiama perle questi piccoli sputi?
E, forzando
le bufere di polvere del meriggio,
si spinge fino a Dio,
teme d’essere in ritardo,
piange,
gli bacia la mano nodosa,
implora
- ha bisogno di una stella! –
giura che non può sopportare questo martirio senza stelle!
E poi
cammina inquieto,
fa finta di essere calmo.
Dice a qualcuno:
“Allora, adesso, stai meglio?
Non hai paura?
No?!”
Ascoltate!
Se accendono le stelle,
vuol dire che forse a qualcuno servono,
che è indispensabile
che ogni sera
sopra i tetti
risplenda almeno una stella?
Vladimir Majakovskij
mercoledì, marzo 07, 2007
Le formiche bianche, linguaggio LIS e precetti orientali fai-da-te
Ogni pomeriggio apro la mia casella di posta che ultimamente mi tiene molto impegnata. Una discreta quantità di mail personali in questo periodo mi pone spesso in una condizione di scrivente oltre che di lettrice. Naturalmente la maggioranza delle mie risposte sono espresse sotto forma di mail, qualcuna solamente sotto forma di lettera. Anche se, pensandoci, è proprio tanto che non scrivo lettere.. ma anche tanto che non ne ricevo.
Grazie ad una di queste mail scopro che il linguaggio che usa le mani per comunicare si chiama LIS e comprende due varianti: la prima si riferisce a quella che usa le immagini in cui ogni oggetto o cosa è rappresentato da un gesto, la secondo contempla la dattilografia che trasforma l’alfabeto italiano in segni da fare con una sola mano. Sarebbe interessante impararlo, conosco qualcuno a cui servirebbe proprio e a cui lo insegnerei volentieri! Cate che dici? Sei disposta ad insegnarmelo appena ci vediamo?
Chi ha mai visto le formiche bianche? Qualcuno ultimamente mi ha definito cosi e direi che ho apprezzato il lapsus inconscio! Le formiche sono decisamente più belle e simpatiche delle mosche!
Comunque da oggi io comincerò a pensare che oltre le formiche nere e quelle rosse esistono anche le bianche.. per ora ce ne sono due accertate e bastano per essere considerate una razza!
Il mio guru invece mi informa di due fondamentali verità a cui è giunto mentre era al lavoro:
(cit.)
1. Ho sempre pensato che l'autocontrollo sia una forma possibile - anzi, auspicabile - di forza. Precede il carisma, scongiura l'isteria, risparmia il male agli altri.
2. Mi piace chi siede sulla sponda del fiume e attende il "nemico", non sotto forma di cadavere, ma sotto forma di bersaglio da graziare. La grazia è una seconda - e sublime - forma di forza.
E come contraddire un guru?
Del resto la grazia è sempre stata la mia forza preferita (Simone Weil docet).
Grazie ad una di queste mail scopro che il linguaggio che usa le mani per comunicare si chiama LIS e comprende due varianti: la prima si riferisce a quella che usa le immagini in cui ogni oggetto o cosa è rappresentato da un gesto, la secondo contempla la dattilografia che trasforma l’alfabeto italiano in segni da fare con una sola mano. Sarebbe interessante impararlo, conosco qualcuno a cui servirebbe proprio e a cui lo insegnerei volentieri! Cate che dici? Sei disposta ad insegnarmelo appena ci vediamo?
Chi ha mai visto le formiche bianche? Qualcuno ultimamente mi ha definito cosi e direi che ho apprezzato il lapsus inconscio! Le formiche sono decisamente più belle e simpatiche delle mosche!
Comunque da oggi io comincerò a pensare che oltre le formiche nere e quelle rosse esistono anche le bianche.. per ora ce ne sono due accertate e bastano per essere considerate una razza!
Il mio guru invece mi informa di due fondamentali verità a cui è giunto mentre era al lavoro:
(cit.)
1. Ho sempre pensato che l'autocontrollo sia una forma possibile - anzi, auspicabile - di forza. Precede il carisma, scongiura l'isteria, risparmia il male agli altri.
2. Mi piace chi siede sulla sponda del fiume e attende il "nemico", non sotto forma di cadavere, ma sotto forma di bersaglio da graziare. La grazia è una seconda - e sublime - forma di forza.
E come contraddire un guru?
Del resto la grazia è sempre stata la mia forza preferita (Simone Weil docet).
all the trees of the field will clap their hands
Sono seduta alla mia scrivania e ho la finestra completamente spalancata.
Fuori piove e sento tutta l'aria fresca che mi viene sul viso... l'orizzonte oggi è basso e non lascia trasparire niente. Ascolto e riascolto una canzone di Sufjan Stevens e insieme gli uccelli che parlano tra di loro e chissà cosa si dicono.
Fuori piove e sento tutta l'aria fresca che mi viene sul viso... l'orizzonte oggi è basso e non lascia trasparire niente. Ascolto e riascolto una canzone di Sufjan Stevens e insieme gli uccelli che parlano tra di loro e chissà cosa si dicono.
martedì, marzo 06, 2007
correspondences
La Nature est un temple où de vivants piliers
Laissent parfois sortir de confuses paroles;
L'homme y passe à travers des forêts de symboles
Qui l'observent avec des regards familiars.
Comme de long échos qui de loin se confondent
Dans une ténébreuse et profonde unité,
Vaste comme la nuit et comme la clarté,
Les pafums, les couleurs et les sons se répondent.
Il est des parfums frais comme des chairs d'enfants,
Doux comme del hautbois, verts comme les prairies,
- Et d'autres, corrompus, riches et triomphants,
Ayant l'expansion des choses infinies,
Comme l'ambre, le musc, le benjoin et l'encens,
Qui chantent les transports de l'esprit et des sens.
Charles Baudelaire
Les Fleurs Du Mal, 1857
dedicata a me e alle arcane corrispondenze nell'aria...
dedicata a chi mi sente come vento fresco sul viso...
e a chi ha voglia di tornare a sentire quel vento...
Laissent parfois sortir de confuses paroles;
L'homme y passe à travers des forêts de symboles
Qui l'observent avec des regards familiars.
Comme de long échos qui de loin se confondent
Dans une ténébreuse et profonde unité,
Vaste comme la nuit et comme la clarté,
Les pafums, les couleurs et les sons se répondent.
Il est des parfums frais comme des chairs d'enfants,
Doux comme del hautbois, verts comme les prairies,
- Et d'autres, corrompus, riches et triomphants,
Ayant l'expansion des choses infinies,
Comme l'ambre, le musc, le benjoin et l'encens,
Qui chantent les transports de l'esprit et des sens.
Charles Baudelaire
Les Fleurs Du Mal, 1857
dedicata a me e alle arcane corrispondenze nell'aria...
dedicata a chi mi sente come vento fresco sul viso...
e a chi ha voglia di tornare a sentire quel vento...
una giornata normale
Dopo un mese e un giorno, oggi finalmente sento di stare vivendo una giornata normale.
Stamattina ho ascoltato musica mentre facevo il letto e riordinavo la mia stanza, poi ho levato la cenere dal camino e ho preparato il fuoco. A metà mattinata ho scritto una lunga mail come non mi capitava da tempo e oggi dopo pranzo non mi sono messa a letto e penso che non mi ci metterò fino a stasera e non era ancora successo. Solo quindici giorni fa non riuscivo neanche a salire le scale senza sentire dolore e oggi invece mi sento cosi bene... e spero di riuscire ad uscire presto da sola...e non vedo l'ora che venga sabato per andare al concerto dei Giardini di Mirò, per riabbracciare Luca e Francesco e qualche altro amico. E il fine settimana prossimo prenderò un aereo e tornerò al nord, prima nel nordovest e dopo nel nordest, scendendo come sempre passando dall'Emilia, dalla Toscana e dal Lazio. Incontrando amici e cercando bellezza.
Stasera avrei dovuto e voluto sentire Carmen dopo tre anni e più, ma purtroppo non potrò assistere al suo concerto... devo dire che mi è venuta davvero la nostalgia e chissà magari quest'estate capiterà di sentirla da qualche parte, magari con qualche vecchio amico consoliano perchè solo cosi ha più senso. Poco fa ho letto la mia posta elettronica.. il mio ex-polacco tornato italiano ma con il cuore in Francia mi ha finalmente riscritto... no, Javi, non trascuri le amicizie... anzi... sei stato la persona più presente durante questo mese.... e ho voglia di vederti e di restare giorni interi a parlare.. e insieme alla mail di Javi ho trovato anche un pò di saudade... e soprattutto un bellissimo gattino che spero di conoscere presto ;)
Ma la sentite questa meravigliosa primavera che riempie l'aria?
Le mie mani sono tese a raccoglierla....
Stamattina ho ascoltato musica mentre facevo il letto e riordinavo la mia stanza, poi ho levato la cenere dal camino e ho preparato il fuoco. A metà mattinata ho scritto una lunga mail come non mi capitava da tempo e oggi dopo pranzo non mi sono messa a letto e penso che non mi ci metterò fino a stasera e non era ancora successo. Solo quindici giorni fa non riuscivo neanche a salire le scale senza sentire dolore e oggi invece mi sento cosi bene... e spero di riuscire ad uscire presto da sola...e non vedo l'ora che venga sabato per andare al concerto dei Giardini di Mirò, per riabbracciare Luca e Francesco e qualche altro amico. E il fine settimana prossimo prenderò un aereo e tornerò al nord, prima nel nordovest e dopo nel nordest, scendendo come sempre passando dall'Emilia, dalla Toscana e dal Lazio. Incontrando amici e cercando bellezza.
Stasera avrei dovuto e voluto sentire Carmen dopo tre anni e più, ma purtroppo non potrò assistere al suo concerto... devo dire che mi è venuta davvero la nostalgia e chissà magari quest'estate capiterà di sentirla da qualche parte, magari con qualche vecchio amico consoliano perchè solo cosi ha più senso. Poco fa ho letto la mia posta elettronica.. il mio ex-polacco tornato italiano ma con il cuore in Francia mi ha finalmente riscritto... no, Javi, non trascuri le amicizie... anzi... sei stato la persona più presente durante questo mese.... e ho voglia di vederti e di restare giorni interi a parlare.. e insieme alla mail di Javi ho trovato anche un pò di saudade... e soprattutto un bellissimo gattino che spero di conoscere presto ;)
Ma la sentite questa meravigliosa primavera che riempie l'aria?
Le mie mani sono tese a raccoglierla....
lunedì, marzo 05, 2007
venerdì, marzo 02, 2007
la classe non è acqua
In questi ultimi due giorni ho cercato di guardare il Festival di Sanremo. La prima sera volevo sentire Nada, ma alla visione di Roby e Francesco Facchinetti e i loro occhi da morti viventi, ho deciso di gettare la spugna. La seconda sera volevo ascoltare Amalia Grè ma alla visione di Albano, ho di nuovo gettato la spugna. Ieri sera, complice la mia nipotina meravigliosa che mi distraeva con la sua gioia di vivere, sono riuscita a tenere accesa la televisione sua rai uno, senza volume naturalmente. E cosi ho resistito fino alla mezzanotte, quando finalmente sul palco del festival è scesa l'eleganza. Anzi, l'Elenganza. Mai mi sarei aspettata un momento di tale arte. Nada e Cristina Donà sembravano due alieni in mezzo a quello zoo. E Cristina, con quella telecaster in mano, mi ha fatto andare indietro con la mente a dieci anni fa, facendomi venire un groppo alla gola. Se avesse avuto il rimmel sbavato sugli occhi avrei potuto tranquillamente piangere di gioia. Ma non c'era nessuno con il rimmel sbavato sugli occhi e non c'era nessuno che si dimenava sulla telecaster. Non ho pianto di gioia quindi, ma ho solo sorriso dentro di me di fronte alla bellezza. E in tempi come questi, non mi sembra poco.
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- Não sou nada. Nunca serei nada. Não posso querer ser nada. à parte isso, tenho em mim todos os sonhos do mundo/ Non sono niente. Non sarò mai niente. Non posso voler d'esser niente.a parte questo,ho in me tutti i sogni del mondo. [Fernando Pessoa]
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