lasciando Torino 22/11/06
C’è un incendio alla fine di questa pianura che guardo dal treno. Se chiudo gli occhi riesco a vedere il sole che affonda nel mare, ma non posso chiudere gli occhi, non me lo posso permettere ed allora mi chiedo dove va a finire tutto quel rosso, ma una risposta non ce l’ho. Quanto tempo che non vedevo un tramonto. D’estate potrei passare ogni sera a guardarlo e non tanto per una questione di bellezza (in fondo la luce lascia pur sempre il posto al buio), ma di grazia. I tramonti d’estate , nella mia parte di mondo, sono pieni di grazia e di promesse d’amore per le notti pieni di stelle. Ma d’inverno i tramonti sono tristi, io non riesco a trovarci grazia, né promesse, né bellezza. Guardo scorrere il nordovest dal finestrino e ad ogni stazione mi assale un ricordo, ogni nome di città mi evoca un suono, un viso, un odore e un colore. Penso che i miei piedi hanno calpestato i suoli di tutti questi posti e mi sembra bellissimo e allo stesso tempo pazzesco…
Questo incendio in fondo alla pianura mi arriva fino in fondo all’anima e resto con il mio sguardo fisso, quasi imbambolato, sul paesaggio cosi piatto.. con una musica nelle orecchie, un libro di poesie aperto tra le mani, una matita tra le dita e il cuore in viaggio, altrove.
Bologna 24/11/06
Seduta al tavolino di un bar, nella stazione di Bologna, leggo poesie della Szymborska.
Voglio chiedere a Javi di leggermele in polacco, anche se non ci capisco niente. Voglio sentire il suono della sua lingua. Montale in italiano è un re, in altre lingue solamente un principe.
Ma questo è l’eterno dilemma delle lingue e non c’è via d’uscita, dovrò rassegnarmi prima o poi.
Mentre leggo, mi arriva un messaggio da Stoccolma e per dargli modo di arrivare devo cancellare il messaggio da Colonia. E appena ho il cellulare tra le mani non resisto alla tentazione di mandare un segno verso Cracovia, forse perché sto leggendo la Szymborska, forse perché sono a Bologna o forse perché sono malinconica. Questi incroci di città e di paesi mi fanno perdere un po’ l’equilibrio, eppure non sono mai stata in nessuna di esse. A Cracovia, a Stoccolma, a Colonia, no, non ci sono mai stata. Ci andrò? Chissà, chi può dirlo, in fondo non importa. Per viaggiare basta esistere. Ma è solo viaggiando che a volte raggiungiamo l’esistenza. A volte mi sembra come se l’eccessivo contatto con la gente mi facesse perdere di vista me stessa ed altre volte l’eccessivo contatto mi dà la sensazione esattamente opposta. Non c’è via di mezzo o forse sono io che non la conosco. So però che non mi importa trovarla, perché di una cosa sono sicura, non riesco a riconoscermi nel mezzo, sono nata per una condizione di alternanza. L’equilibrio, io lo trovo nelle sfumature.
salutando la Toscana dal finestrino 25/11/06
In viaggio verso casa, finalmente. Un mese esatto di peregrinazioni non è tutto rose e fiori e dopo un po’ hai bisogno della tua terra e dei tuoi affetti più profondi e più veri. E della tua lingua.
In questo treno diretto a Reggio Calabria finalmente riesco a riascoltarla. Non importa se sia calabrese, siciliano, lucano o campano, è la lingua del sud ed è comunque la mia, è comunque colore e calore. E ha i colori della mia anima e della mia mente, le sfumature della mia intelligenza e del mio carattere, delle mie attitudini verso la vita e verso le persone. Intanto dovrei studiare. Per fortuna anche questo master sta finendo. Ma il numero 64 di Pulp mi invita come quando un amico che non vedi da molto ti incontra casualmente per strada e vuole offrirti un caffè. La differenza è che ora nelle orecchie ho una delle più belle musiche che mi è capitato di ascoltare negli ultimi tempi.
Quasi a Roma.
Mio adorato sud sto tornando. E scusa se ti cito.
ed è forte quello che ho dentro distante dalla mediocrità, ho inseguito il rumore assordante per non sentirla...
lunedì, novembre 27, 2006
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1 commento:
Perdonata! ;)
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