Esistono molti tipi di giardini. Io ne ho visti molti durante la mia vita.
Ci sono i giardini sconfinati che però si chiamano prati e sono quelli che la natura crea per dimostrarci la sua immensa potenza e ci sono i giardini piccoli che noi uomini creiamo per ricordare a noi stessi che anche noi siamo capaci di creare il nostro minuscolo angolo di mondo di cui poterci prendere cura e costruire a nostra immagine e somiglianza, mettendoci dentro una rosa come quella che tanto amava lui ed oltre la rosa unica al mondo, tutto ciò che ci lega alle persone che per noi sono importanti e che amiamo.
Quando ero bambina mio padre una volta mi raccontò che un albero di gelso che c’era davanti una masseria che purtroppo non abbiamo più, l’aveva piantato suo zio quando era nato suo figlio, abitudine che aveva appreso dagli inglesi di cui era stato prigioniero di guerra.
Con quell’albero di gelso io ci sono cresciuta e ogni estate l’ho passata con i miei cugini a sporcarmi le mani di nero e di bianco, a stare alla sua ombra, organizzando teatrini di bambini o leggendoci sotto, quando ero più grande. E poi avevo un altro albero a cui ero molto legata, un pioppo argentato dove mi arrampicavo con una tecnica appresa chissà in quale mondo fantastico che viveva dentro di me. Andavo a inciderci sopra i nomi dei primi ragazzi di cui mi innamoravo e poi i nomi delle mie cugine preferite, quelle più grandi e i loro fidanzatini ciclici, a mò di registro che conteneva segreti, forse solo per sentirmi più grande. Poi quel pioppo è stato tagliato, le sue radici avevano attraversato tutto il giardino ed erano arrivate sotto casa. Ho pianto tanto quando questo è successo e ricordo che chiesi a mio padre di conservare un pezzo del tronco per potermelo tenere, quasi come un ricordo funerario di qualche civiltà classica. Ora, da molti anni, quel tronco non c’è più, ma dentro è forte il ricordo della sensazione di libertà che respiravo quando vi salivo sopra, molto in alto.. e nessuno mi vedeva ed io potevo starmene lì ore. Non è la storia di una bambina cresciuta in una moderna casa nella prateria, solo una foto del mondo prorompente che si agitava dentro di me e chiedeva solo di poter esplodere. E passare l’infanzia e l’adolescenza in una moderna villetta con uno sputo di giardino mi ha dato la possibilità di imparare un linguaggio che altrimenti non avrei mai appreso.
E’ forse questo il motivo per cui i giardini e in generali gli alberi mi piacciono cosi tanto, perché mi danno una sensazione di familiarità, una forza ed una consapevolezza maggiore nel guardarli e nel prendermi cura di loro. Ho creato pochi giardini immaginari nella mia vita, quattro o cinque in tutto. Gli altri sono stati solo una macchia di colore verde caduta su un foglio bianco nella mia mente e poi subito cancellato da colori in cui gli alberi non potevano nascere e né crescere. E per questo che quando qualcuno ha cancellato quella macchia verde su quel foglio bianco ho sentito il cuore come spezzarsi, perché un foglio bianco non si regala a tutti e i colori dovrebbero essere usati per creare le sfumature e cercare le tonalità più adatte al giardino che si vorrebbe far crescere, per se stessi, per un amore, per un amico, per un sogno. Si dice infatti coltivare un sogno, coltivare un’amicizia. Non deve essere un verbo usato casualmente. E bisogna imparare a viverci in quella macchia verde piena di sfumature, non può essere un quadro appeso ad una parete cosi da guardare semplicemente senza prendersene cura, ma magari quel quadro bisognerebbe appendercelo su quel foglio ideale che vive nella nostra mente, cosi da ricordarci come era un nostro sogno o il nostro rapporto con qualcuno, fragile e timido e poi, man mano sempre più grande. Io sento di aver imparato a farlo, da molto tempo, perché ho sempre amato i giardini, quelli reali e quelli immaginari, a qualunque mondo essi appartenessero. Ci ho sempre creduto, perché ho sempre creduto in quel che sentivo, perché sento cosi raramente e quando capita so che non può essere solo una macchia verde caduta casualmente su di un foglio bianco.
Ieri sera, pensavo a tutte queste cose, quando mi sono ritrovata in un meraviglioso giardino dalle mille sfumature. Un giardino che partiva dalla musica, da quella con la M maiuscola e che mi portava lontano, molto lontano, in mondi che non visitavo da tanto perché avevo voluto dimenticare la strada che mi portava a loro. Don’t touch my heart. Don’t touch my heart. La frase dilatata e ripetuta di una canzone che più o meno diceva cosi mi ha svegliato, accarezzandomi la testa, entrandomi dentro e dandomi la necessaria concentrazione per essere solo con me stessa. Non toccare il mio cuore, non toccare il mio cuore… ho ripetuto la frase nella mia testa, persa in quell’atmosfera di noise, post-rock o chiamatela come volete, in cui mi sentivo completamente a casa, in un ideale giardino che vive dentro di me, dove io non ho mai smesso di abitare perché sarebbe come abbandonare la mia casa e in cui ogni tanto faccio entrare qualcuno, ma raramente, molto raramente.
Non toccare il mio cuore.
Avrei voluto gridarlo come un messaggio di speranza più che di difesa e forse avrei aggiunto un se pensi di poterlo spezzare.
Ecco. Non toccare il mio cuore se pensi di poterlo spezzare.
Entra nel mio giardino, ma non toccare il mio cuore se pensi di poterlo spezzare, ancora.
ed è forte quello che ho dentro distante dalla mediocrità, ho inseguito il rumore assordante per non sentirla...
domenica, marzo 11, 2007
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8 commenti:
Ho riempito d'oro il giardino
perchè¨ tu vedessi
chiaramente dov'è il cammino
e quanti sono i passi.
non sapevo luciana che eri anche poetessa...si vede che frequenti gente di alto borgo intellettuale come manu me ciccio e sopratutto andrea...andrea quel povero ragazzo che fai sempre soffrire con il tuo caratterino lunatico:)
Caro Luca, in realtà questo è un "copia e incolla" i versi sono di Cristina Donà e non i miei. nonostante frequenti intellettuali di alto borgo il mio intelletto non si è uniformato al Vostro. :P per quanto concerne "il povero ragazzo" credimi è alquanto fortunato!!! Baci
No! Non posso non spezzare una lancia in favore di Luciana.. sei pur sempre il mio clone ufficiale e non voglio rimpiazzarti con nessuno... sia chiaro!! :)
quindi... in questo alto borgo (in realtà Luca voleva dire via botteghelle:P) ci siamo tutti e 4.. oh non fate scherzi che poi perdo la mia identità ;)
luciana conosciamo tutti la tua enorme cultura e intelletto...conosciamo tutti la tua simpatia e solo tu sai divertiti,come quando ti ho incontratoper strada un sabato sera,ti divertivi a fare scherzi al citofono di un palazzo dotato di segreteria al citofono,,,che simpatia biricchina la nostra luciana che tanto amiamo...
Sarà che in questi giorni sono in fase ormonale alquanto alternante, e nel leggere il tuo commento caro Battagliero, ho pianto e riso contemporanemente....chissà, vuoi vedere che con il tempo sono diventata sentimentalona???
comunque non sono l'unica che citofona alla segretria...credimi. :P
baci...
P.s. mi mancate.
spero che un sabato sera andremo tutti insieme a giocare con il citofono....certamente sarà più divertente che stare a largo campo...
in qualche modo manchi anche tu,ma sopratutto andrea....a presto
lucianina se quando vieni da queste parti non facciamo gli scherzi al citofono mi offendo!!!!
manu... se quello di casa tua lo chiami uno "sputo di giardino" io non ho manco l'aiuola!
ps.. a volte hai creato giardini inutilmente... non farti spezzare ancora i tronchi degli alberi.. non vale sprecar concime per chi non merita. piuttosto prendi esempio da me e dal clone!!!
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