martedì, giugno 13, 2006

morire, dormire, sognare forse

Finalmente giugno inizia a farsi sentire.
Finalmente inizia a regalare quel calore che t’invade la pelle e la riscalda, dandoti quella sensazione di piacere che solamente il sole può trasmettere. Ieri ho fatto una passeggiata con Angela. Siamo state alla lungomare, ci siamo sedute su una panchina mangiando un gelato e abbiamo chiacchierato. Di noi, del nostro futuro, della nostra voglia di andarcene e allo stesso tempo della nostra voglia, più grande, di non lasciare mai questo posto. Chissà, forse insegneremo davvero l’italiano agli stranieri. Qui e altrove. Magari Angela andrà in Giappone ed io in Argentina, ma sempre ritorneremo a questo sole e a questo mare. Non è un quadro di pittura romantica. E’ uno stato dell’anima, è una filosofia, è dna. E’ tutto il nostro mondo a cui non potremmo e non vorremmo mai rinunciare. Poi, è arrivata la sera. Il monomanu è un ottimo rifugio per i nostri momenti di quiete. Ho un balcone che affaccia su un mondo silenzioso. Incastonato tra due tetti si vede uno squarcio di cielo che regala il tramonto dolce di giugno. Riesco a catturarlo col mio sguardo mentre innaffio le piante e sento la pace nel cuore. Luciana e Daniele ci raggiungono e insieme guardiamo il primo tempo della partita dell’Italia mentre mangiamo con un piatto di pasta sulle gambe. Io, Angela e Luciana tifiamo Ghana. Daniele non ha alleati. Poi scendiamo giù e andiamo in un locale a vedere il secondo tempo della partita. Lì ci sono degli amici che ci aspettano e lì Daniele trova in Luca un suo fedele alleato. Ma Carmen sta dalla nostra parte. L’Italia vince 2-0. Finalmente si torna per la strada. A bere, a chiacchierare sui massimi sistemi cercando di zittire l’oratore. A raccontare le lezioni di filosofia sul rapporto tra l’io e l’altro. E quindi di Rimbaud e di Baudelaire. E i pensieri si attorcigliano nella mia testa e fanno la lotta. Non voglio spade nel cuore stasera. Chiedo congedo dai fiori del male e compro un'altra birra. E quindi di nuovo per la strada a morire, a dormire, a sognare forse.

To be or not to be?

5 commenti:

Anonimo ha detto...

...un tempo percorsi anch'io il tuo lungomare, sedemmo su una panchina e mangiammo un gelato...o forse percorremmo solo i nostri pensieri, e ogni tanto ci fermavamo sulla nostra comune panchina mentale, lì dove si incontravano le nostre affinità, seduti tra Soares e Consoli, tra il cielo ed il mare...il sogno si confonde con la realtà...dormire, appunto, sognare, sempre...ma il parallelo è un pretesto, non un confronto, perchè per dirla alla Fernando "la vita dev'essere per i migliori un sogno che rifiuta i confronti"...e allora dolci sogni, cara Manu...

Manuela ha detto...

è stato quasi cinque anni fa.. almeno credo.. e tu mi regalasti anche un libro ;)
quest'estate dobbiamo riprovarci.. ;*

Unknown ha detto...

Ci terrei a ricordare ad Angela che io mi infilerò nella sua valigia per il Giappone. Peso poco e sporco ancora meno.

Manuela ha detto...

Ora che torni puoi ricordarglielo tu...però sappi che Angela deve infilare già me nella valigia e non so ci stiamo in due:P e comunque tu sei sporco dentro:PP ;)

Unknown ha detto...

..come darti torto.

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Não sou nada. Nunca serei nada. Não posso querer ser nada. à parte isso, tenho em mim todos os sonhos do mundo/ Non sono niente. Non sarò mai niente. Non posso voler d'esser niente.a parte questo,ho in me tutti i sogni del mondo. [Fernando Pessoa]

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