ed è forte quello che ho dentro distante dalla mediocrità, ho inseguito il rumore assordante per non sentirla...
domenica, dicembre 31, 2006
volver
La penultima sera dell'anno l'ho passata in un capannone adibito a sala prove, in cui non tornavo da tanto, tantissimo tempo. Quei posti in un cui c'è la classica sala piena di scatole di uova e una piccola cucina dove si sta insieme per mangiare e bere l'aglianico di turno. Siamo una decina, qualcuno arriva prima , qualcuno dopo. Ogni tanto dico qualche parola in spagnolo al fratello di Helena, ma non ho voglia di parlare spagnolo stasera.... preferisco ascoltare Mimmo che parla con i suoi meravigliosi termini dialettali o Francesco che cerca di spiegare la differenza tra agnello, capretto, capra, agnellino.. Francisco mi chiede come si chiamano in spagnolo, ma cerco di spiegargli che non ho chiare nemmeno in italiano le differenze tra i vari animali! E allora via con i versi... Francesco riproduce i vari beee e non so che altro mentre gli altri mangiano, magari non tutti insieme, perchè tanto la carne che stiamo arrostendo fuori ha bisogno di tempo per cuocere tutta. E mentre qualcuno mangia, qualcun'altro al piano di sopra canta, Anto e il suo rock misto al blues o Pietro con il suo punk fai date. Altri suonano, cosi, solamente per divertirsi, improvvisando pezzi che non si suonava più insieme chissà da quanto tempo. Francesco e Sergio suonano il basso... Sergio dice che non ricorda più nulla, Francesco non ha lasciato la musica ed è più disinvolto.....e così la musica riempie tutto, le stanze fredde senza riscaldamento e noi stessi che però non sentiamo freddo. Mentre il mio cellulare verso mezzanotte suona e qualcuno mi chiede dove sono. Io intanto invio una ricarica wind ad un amico che sta a Parigi e che è rimasto senza credito e poi ancora verso le tre il maestro mi chiama, non per parlare di letteratura russa, non più... improvvisa un pezzo di Nek che per fortuna ho già dimenticato e mi dice che lui deve fuggire dalla piazza perchè finire l'anno con il concerto di Nek potrebbe portare veramente sfiga... e mi chiede di ammazzarlo se, quando poi ci ritroveremo tutti dopo il concerto dei Negrita, lo trovassi cantando il suddetto pezzo di Nek.. E intanto i ragazzi nella sala continuano a suonare e a cantare, ora sono Emilio Sergio e Mimmo che insieme cantano pezzi della loro adolescenza.... cazzo, sono dieci anni che Sergio sta in Piemonte a fare il carabiniere... mi guarda e mi dice "... mi sarei anche rotto le palle..." ..."e poi li fa troppo freddo..." ... mentre i ragazzi suonano e Anto canta, lo guardo, mentre seduto in poltrona si gode tutto questo.... quella sensazione di calore e di amicizia allo stato puro, quella meravigliosa sensazione di casa che, se non sei costretto a fare il maledetto emigrante, non puoi davvero capirla.... chissà da quanto tempo non la provava... e la sera, meglio dire la notte, va via cosi.... verso le tre oramai siamo sicuri che stanno per arrivare i carabinieri, chiamati dalla signora a fianco che probabilmente non riesce a dormire e c'ha pure ragione... ma ci diciamo che oggi è festa... domani finisce l'anno.... noi siamo tutti insieme e domani lo saremo ancora... ed è una sensazione che non va via, anche se poi ognuno di noi parte o riprende le proprie singole vite, perchè a casa si torna, sempre.
sabato, dicembre 30, 2006
voglio una pelle splendida
"Vorrei che fuori ci fosse la neve.Vorrei godere di uno spettacolo raro da queste parti e forse proprio per questo a volte desiderato come fossi una bambina di fronte una magia. Ma nonostante fuori la temperatura sia poco sopra lo zero non credo che nevichera'. Pero' la neve la posso immaginare, posso immaginare tutto quel bianco che ricopre di candore le cose e le pulisce e le rende nuove, pronte per ricominciare a scegliere i colori della vita e del mondo. Vorrei essere un fiocco di neve che si posa dolce sulle cose e ne afferra tutte le sfumature e lentamente si ricopre dei colori... ne vorrei scoprire di nuovi quest'anno e vorrei non dimenticare quelli che mi porto addosso. Domani comincera' un nuovo anno e questa tela bianca che i miei occhi dipingono mi mette di fronte tutta l'urgenza di quello che dovrebbe essere un nuovo capitolo, sebbene sia stupido lasciarsi guidare da una pagina di calendario che viene strappata per lasciare il posto ad una nuova........ eppure e' anche comodo avere una specie di scadenza, che arrivi un momento in cui si decida di comunicare a se stessi dei propositi e che si guardi con occhi nuovi a tutte le nostre paure e soprattutto alle nostre speranze…”
Ho voluto cominciare questo post con i miei pensieri di un anno fa, fermati in una mail che mandai in consolist . Per circa otto anni ho mandato una mail in consolist negli ultimi giorni dell’anno, una specie di mail resoconto, se cosi la posso chiamare. Quest’anno il testimone passa al blog, a qualcosa di solo mio e allo stesso tempo un po’ anche di chi mi legge. E’ bello tornare indietro di un anno e leggere i miei pensieri di allora, che cosa ho reputato importante e cosa continuo a reputare tale. Un anno fa, di questi tempi, portavo nel cuore molte cose, soprattutto i miei viaggi e il mio incontro con Lisbona. E avevo molte cose da mettere nello zaino e pochissime da buttare via. Quest’anno ho dovuto comprare uno zaino ancora più grande perché sono state veramente tante le cose che ho voluto conservare. E’ stato un anno bello e pieno di emozioni e naturalmente di qualche piccola delusione perché in fondo a quelle non si può sfuggire mai. E’ stato un anno pieno e quasi mai vuoto. Ricco di nuove persone e di nuovi viaggi. Ho fatto molte esperienze in questo duemilasei, ho capito qualche cosa in più e qualche cosa si è complicata, ma è il naturale scotto da pagare per chi non si accontenta di una pace senza voce. La pace… la pace quest’anno l’ho incontrata molte volte, forse la pace più bella l’ho conosciuta durante il mio luglio in giro per il nord est, quando finalmente dopo anni in cui lo desideravo, mi sono trovata di fronte al mare di Trieste. Anche il mese di settembre è stato una piccola oasi di pace, in quei pomeriggi di fine estate passati nelle insenature della costiera e in quelle notti dolcissime di un settembre che oramai non fa più male. E sono sicura che se mi fermassi a pensare ad ogni singolo giorno di quest’anno che sta per finire ne troverei tanti altri di momenti dolci e pieni di luce, da ricordare e da mettere nello zaino. Penso inevitabilmente alle persone che questo anno mi ha portato in dono.. comincio a correre in questa mia anima a forma di prato sorprendentemente fiorito e le vedo, sono tutte lì con i loro sorrisi e non posso fare a meno di fermarmi e di dare un bacio ad ognuno di loro. Luca, Francesco e Guido. Antonio. Giulia. Fernanda. Alexandra. Marco. Javier. E quasi alla fine del prato, trovo Antonella e il suo sorriso cosi candido. Ed ecco che ritorna il bianco, le sfumature che prendono vita appena mi ritrovo un pennarello tra le mani e a giudicare da quante emozioni mi ha portato quest’anno, devo essermi trovata molte volte di fronte ad una tela bianca da colorare, e probabilmente il più delle volte non me ne sono nemmeno resa conto. Non è un caso che pensi ad un prato quando penso alle mie emozioni…. ho sempre immaginato le persone come fossero rose di cui prendersi cura, a volte addirittura alberi, perché il coraggio in amore non mi è mai mancato e non ho mai temuto le spine, perché è grazie a loro che non dimentico quanto sia facile ferirsi. Ho guardato pochi tramonti quest’anno e quelli che ho guardato non mi hanno regalato bellezza consolatrice, no, mi hanno regalato bellezza per la bellezza. Come il tramonto che ho visto un po’ di tempo fa in Portogallo, dalla finestra della mia casa brasiliana di Coimbra, bellezza per la bellezza tutta raccolta nell’allegria a volte triste e a volte magica di Izaura e dei suoi occhi neri di luce.
Penso a quanto tutto questo sia meraviglioso e mi sento fortunata. E sono felice di non dimenticare che i silenzi e le parole non dette allontanano le persone e che la vera distanza è solamente nella mente. Per questo anche quest’anno cercherò di essere vicina alle persone che amo, almeno ci proverò. E mi auguro che le persone che amo facciano lo stesso con me. Cose semplici e banali cantavano gli afterhours qualche anno fa…. non ho dimenticato certi messaggi, anche se oggi ascolto altra musica e tutto ciò che mi ha formato è da molto tempo in fondo ad un cassetto. Ho tutto in testa ma non riesco a dirlo? No, ho tutto in testa e cerco sempre di dargli voce…anche se è difficile, anche se il mondo dentro è immenso e noi arriviamo solo fin dove arriva il nostro braccio e vediamo solo fin dove vede il nostro sguardo… l’altra sera Guido mi diceva che se avesse potuto mettere in musica tutto quello che aveva nella testa, allora si che mi avrebbe regalato le sue canzoni… quanto lo capisco… so benissimo quanto sia difficile esprimere tutto quello che si ha dentro, attraverso una canzone o una poesia… ma sarebbe ancora più terribile non provare nemmeno ad esprimerlo tutto quel mondo…
Provo grande tristezza e grande rabbia per tutte quelle persone che non ci provano nemmeno… soprattutto se quel loro mondo è stato un po’ anche il mio o potrebbe esserlo, ancora, nonostante tutto. E per questo odio il silenzio, quello colpevole e quello codardo, anche quello che si nutre di pigrizia a volte. Il silenzio non è assenza di voce, ma è assenza di sensazioni da condividere, perché si nutre di paura e non ha speranza. Due mani possono essere vicine anche da due capi opposti del mondo. E anche in mezzo a un miliardo di altri mani che si incrociano. E’ questo ciò che non voglio dimenticare, come sempre, come mi ha insegnato una delle amiche che più amo, il coraggio e la speranza, da portare addosso come una seconda e splendida pelle. Ed è questo che auguro a me stessa per questo nuovo anno ed è cosi che voglio continuare a camminare nel mio prato e nella mia anima.
Ho voluto cominciare questo post con i miei pensieri di un anno fa, fermati in una mail che mandai in consolist . Per circa otto anni ho mandato una mail in consolist negli ultimi giorni dell’anno, una specie di mail resoconto, se cosi la posso chiamare. Quest’anno il testimone passa al blog, a qualcosa di solo mio e allo stesso tempo un po’ anche di chi mi legge. E’ bello tornare indietro di un anno e leggere i miei pensieri di allora, che cosa ho reputato importante e cosa continuo a reputare tale. Un anno fa, di questi tempi, portavo nel cuore molte cose, soprattutto i miei viaggi e il mio incontro con Lisbona. E avevo molte cose da mettere nello zaino e pochissime da buttare via. Quest’anno ho dovuto comprare uno zaino ancora più grande perché sono state veramente tante le cose che ho voluto conservare. E’ stato un anno bello e pieno di emozioni e naturalmente di qualche piccola delusione perché in fondo a quelle non si può sfuggire mai. E’ stato un anno pieno e quasi mai vuoto. Ricco di nuove persone e di nuovi viaggi. Ho fatto molte esperienze in questo duemilasei, ho capito qualche cosa in più e qualche cosa si è complicata, ma è il naturale scotto da pagare per chi non si accontenta di una pace senza voce. La pace… la pace quest’anno l’ho incontrata molte volte, forse la pace più bella l’ho conosciuta durante il mio luglio in giro per il nord est, quando finalmente dopo anni in cui lo desideravo, mi sono trovata di fronte al mare di Trieste. Anche il mese di settembre è stato una piccola oasi di pace, in quei pomeriggi di fine estate passati nelle insenature della costiera e in quelle notti dolcissime di un settembre che oramai non fa più male. E sono sicura che se mi fermassi a pensare ad ogni singolo giorno di quest’anno che sta per finire ne troverei tanti altri di momenti dolci e pieni di luce, da ricordare e da mettere nello zaino. Penso inevitabilmente alle persone che questo anno mi ha portato in dono.. comincio a correre in questa mia anima a forma di prato sorprendentemente fiorito e le vedo, sono tutte lì con i loro sorrisi e non posso fare a meno di fermarmi e di dare un bacio ad ognuno di loro. Luca, Francesco e Guido. Antonio. Giulia. Fernanda. Alexandra. Marco. Javier. E quasi alla fine del prato, trovo Antonella e il suo sorriso cosi candido. Ed ecco che ritorna il bianco, le sfumature che prendono vita appena mi ritrovo un pennarello tra le mani e a giudicare da quante emozioni mi ha portato quest’anno, devo essermi trovata molte volte di fronte ad una tela bianca da colorare, e probabilmente il più delle volte non me ne sono nemmeno resa conto. Non è un caso che pensi ad un prato quando penso alle mie emozioni…. ho sempre immaginato le persone come fossero rose di cui prendersi cura, a volte addirittura alberi, perché il coraggio in amore non mi è mai mancato e non ho mai temuto le spine, perché è grazie a loro che non dimentico quanto sia facile ferirsi. Ho guardato pochi tramonti quest’anno e quelli che ho guardato non mi hanno regalato bellezza consolatrice, no, mi hanno regalato bellezza per la bellezza. Come il tramonto che ho visto un po’ di tempo fa in Portogallo, dalla finestra della mia casa brasiliana di Coimbra, bellezza per la bellezza tutta raccolta nell’allegria a volte triste e a volte magica di Izaura e dei suoi occhi neri di luce.
Penso a quanto tutto questo sia meraviglioso e mi sento fortunata. E sono felice di non dimenticare che i silenzi e le parole non dette allontanano le persone e che la vera distanza è solamente nella mente. Per questo anche quest’anno cercherò di essere vicina alle persone che amo, almeno ci proverò. E mi auguro che le persone che amo facciano lo stesso con me. Cose semplici e banali cantavano gli afterhours qualche anno fa…. non ho dimenticato certi messaggi, anche se oggi ascolto altra musica e tutto ciò che mi ha formato è da molto tempo in fondo ad un cassetto. Ho tutto in testa ma non riesco a dirlo? No, ho tutto in testa e cerco sempre di dargli voce…anche se è difficile, anche se il mondo dentro è immenso e noi arriviamo solo fin dove arriva il nostro braccio e vediamo solo fin dove vede il nostro sguardo… l’altra sera Guido mi diceva che se avesse potuto mettere in musica tutto quello che aveva nella testa, allora si che mi avrebbe regalato le sue canzoni… quanto lo capisco… so benissimo quanto sia difficile esprimere tutto quello che si ha dentro, attraverso una canzone o una poesia… ma sarebbe ancora più terribile non provare nemmeno ad esprimerlo tutto quel mondo…
Provo grande tristezza e grande rabbia per tutte quelle persone che non ci provano nemmeno… soprattutto se quel loro mondo è stato un po’ anche il mio o potrebbe esserlo, ancora, nonostante tutto. E per questo odio il silenzio, quello colpevole e quello codardo, anche quello che si nutre di pigrizia a volte. Il silenzio non è assenza di voce, ma è assenza di sensazioni da condividere, perché si nutre di paura e non ha speranza. Due mani possono essere vicine anche da due capi opposti del mondo. E anche in mezzo a un miliardo di altri mani che si incrociano. E’ questo ciò che non voglio dimenticare, come sempre, come mi ha insegnato una delle amiche che più amo, il coraggio e la speranza, da portare addosso come una seconda e splendida pelle. Ed è questo che auguro a me stessa per questo nuovo anno ed è cosi che voglio continuare a camminare nel mio prato e nella mia anima.
giovedì, dicembre 28, 2006
martedì, dicembre 26, 2006
locos
Papa Noel ha muerto... pero nosotros seguimos vivos y haciendo el FREAK...
http://www.youtube.com/watch?v=ETHOeEoZ048
http://www.youtube.com/watch?v=ETHOeEoZ048
sabato, dicembre 23, 2006
nel potere del legno
Ieri sera, in bel localino del centro, ho visto il mio quarto o quinto concerto di Moltheni. Nuovo look o forse a me sembrava nuovo e non da solo, nè in versione acustica come l’avevo visto l’ultima volta a Napoli, due o un anno fa, nel tour di splendore terrore. Non conoscevo le canzoni del nuovo album e forse per questo non mi ha entusiasmato fino in fondo la scelta delle canzoni in scaletta… ma qualche gioiellino non è mancato. E anche una lacrima, dentro di me. Ed è stato bello avere vicino a me il sorriso più candido che ho incontrato negli ultimi tempi, dopo molto tempo.
venerdì, dicembre 22, 2006
Scrivi ancora?
La domanda di Betta mi prende in contropiede e non so che rispondere. Abbozzo un timido si, ma non tanto, non più come quando ero ragazzina...cioè... più piccola... ma che dico? Ho scritto fino a qualche anno fa e non ero ragazzina. Non vedevo Betta da un bel pò e ieri sera la incrocio dieci secondi dopo aver salutato Antonella. La fiera del commercio equo e solidale nella piazzetta di Torrione è una specie di ritrovo e naturalmente anche Betta sta andando li. Che strano... ricordo benissimo la sua festa di laurea, credo fosse il 2001, verso giugno. Ci incontravamo nei corridoi dell'università, al bar centrale e nei luoghi destinati a noi letterati. Il suo accento con qualche influsso milanese mi inquieta non poco, ma non trovo il coraggio di dirglielo. A Milano è oramai da quattro anni e tuttosommato si trova bene perchè ha un bell'appartamento e dei coinquilini carini e simpatici. Ma sta mandando una caterva di curricula a Roma perchè un pò si è stancata del clima e della distanza. Naturalmente il cielo è grigio e non c'è verso di cambiarlo, quando arrivo a Roma e vedo la luce che illumina l'acquedotto romano che sta vicino Termini mi sento decisamente in un altro modo, è tutta un'altra storia.
La trovo bene, più rilassata forse ed è strano ritrovarsi dopo cosi tanto tempo, sapendo tante cose l'una dell'altra ma senza essere mai state in fondo amiche. Il tuo numero è sempre lo stesso? Certo, il suo numero è sempre lo stesso. Ci salutiamo con la promessa di rivederci in queste feste. In fondo, da queste parti, il Natale è cosi bello perchè tutti possono tornare finalmente a casa, quella vera. Quando oramai sono quasi le nove e mezza, mi ricordo che ho invitato Luca, Francesco e Alessio a cena, saluto Betta e prendo il primo pullman che mi riporta verso il centro e verso una nuova notte.
La trovo bene, più rilassata forse ed è strano ritrovarsi dopo cosi tanto tempo, sapendo tante cose l'una dell'altra ma senza essere mai state in fondo amiche. Il tuo numero è sempre lo stesso? Certo, il suo numero è sempre lo stesso. Ci salutiamo con la promessa di rivederci in queste feste. In fondo, da queste parti, il Natale è cosi bello perchè tutti possono tornare finalmente a casa, quella vera. Quando oramai sono quasi le nove e mezza, mi ricordo che ho invitato Luca, Francesco e Alessio a cena, saluto Betta e prendo il primo pullman che mi riporta verso il centro e verso una nuova notte.
por la noche
Normalmente por la noche me voy juntos a los amigos a tomar copas.
Esta noche tambien fuimos todos juntos en el mismo bar.
Bueno... todos no, claro, siempre falta alguien, siempre falta algo.
Ahora en mi cama, siliencio en mi alrededor, pero una gaviota dice algo fuera de mi balcon. Vuelve al mar, quizàs ha venido aqui para dejarme un mensaje. Si solo no tuviera frio me levantaria de la cama y me iria fuera, para escuchar mejor. Pero tengo frio y tengo miedo de entender el mensaje que me llevò la gaviota.
Es tu mensaje?
Yo estoy esperando, que tu lo sepas.
Que no lo olvides, yo estoy esperando.
Y no quiero y no puedo esperar mucho tiempo, no mas.
Esta noche tambien fuimos todos juntos en el mismo bar.
Bueno... todos no, claro, siempre falta alguien, siempre falta algo.
Ahora en mi cama, siliencio en mi alrededor, pero una gaviota dice algo fuera de mi balcon. Vuelve al mar, quizàs ha venido aqui para dejarme un mensaje. Si solo no tuviera frio me levantaria de la cama y me iria fuera, para escuchar mejor. Pero tengo frio y tengo miedo de entender el mensaje que me llevò la gaviota.
Es tu mensaje?
Yo estoy esperando, que tu lo sepas.
Que no lo olvides, yo estoy esperando.
Y no quiero y no puedo esperar mucho tiempo, no mas.
martedì, dicembre 19, 2006
giorno di pioggia
Sono in accademia e scrivo mail, mentre fuori piove.
Oggi c'è stato il pranzo di fine anno con i miei colleghi e i pochi alunni di questo periodo. Milena mi ha anche fatto un regalino troppo carino.
Devo scendere ma piove e fa freddo, due condizioni che mi bloccano totalmente. Oggi l'inverno si sente nell'aria... devo ricaricare il cellulare, devo chiamare Anto, devo chiamare Fabi che è in ospedale, devo chiamare Nico per chiederle com'è andato l'esame di avvocato. E devo passare in agenzia da Massimo a farmi il biglietto per Buenos Aires. E magari andare da Pietro a portargli i libri per l'esame del Toefl.
Vorrei essere già a stasera nella sala buia dove scorrono le immagini del mio cineforum. Odio l'inverno. Potrei amarlo solo se ora potessi dividere una tazza di tè caldo con chi mi manca... e potergli dire che a volte potrai avermi con un fiore a volte un fiore non ti basterà....
Oggi c'è stato il pranzo di fine anno con i miei colleghi e i pochi alunni di questo periodo. Milena mi ha anche fatto un regalino troppo carino.
Devo scendere ma piove e fa freddo, due condizioni che mi bloccano totalmente. Oggi l'inverno si sente nell'aria... devo ricaricare il cellulare, devo chiamare Anto, devo chiamare Fabi che è in ospedale, devo chiamare Nico per chiederle com'è andato l'esame di avvocato. E devo passare in agenzia da Massimo a farmi il biglietto per Buenos Aires. E magari andare da Pietro a portargli i libri per l'esame del Toefl.
Vorrei essere già a stasera nella sala buia dove scorrono le immagini del mio cineforum. Odio l'inverno. Potrei amarlo solo se ora potessi dividere una tazza di tè caldo con chi mi manca... e potergli dire che a volte potrai avermi con un fiore a volte un fiore non ti basterà....
lunedì, dicembre 18, 2006
le paure
In preda ad una sensazione ancora da definire e dopo tantissimo tempo, stamattina ho rimesso nel lettore i nonvogliocheclara. Ora, a parte che voglio ancora chiedere a Fabio De Min di sposarmi, pensavo che sarebbe bello ascoltare insieme qualcosa che probabilmente abbiamo già ascoltato chissà quante volte in solitudine pensando a come sarebbe stato bello condividere insieme quell'ascolto... e non solo in un mondo ipotetico.
Un consiglio preso a prestito: quest'anno scegli un bel posto e porta via con te lo stretto indispensabile. E soprattutto metti da parte tutte le paure che hai.
Un consiglio preso a prestito: quest'anno scegli un bel posto e porta via con te lo stretto indispensabile. E soprattutto metti da parte tutte le paure che hai.
sabato, dicembre 16, 2006
sem aviso
Mentre questo pomeriggio di metà dicembre sta finendo, ascolto una canzone di Amalia Grè che mi piace un sacco. Non posso fare a meno di pensare a quando l’ascoltavo in macchina insieme ad Anna durante i pomeriggi d’estate che ci portavamo al mare, a noi stesse e alle nostre parole piene di passato e di futuro. Natale finalmente mi riporterà le persone che amo e che vivono lontane da me. Una piccola grande gioia si posa dentro di me e fa festa.
No, io non ho un cuore pallido.
Oggi è il compleanno del mio clone ufficiale. Lu, ma tu lo sai chi te lo ha messo quel nome? Non so se te l’ho mai raccontato…. comunque sia, resti il (mio) clone più originale di sempre…
Ieri sera, mentre al laboratorio diana guardavano lo spettacolo teatrale, in quella chiesa gelida, pensavo a quante parole inespresse la gente si porta dentro. In brasiliano, l’espressione la gente non si riferisce agli altri o comunque non solo agli altri. Posso dire ad un amico che mi è di fronte che la gente deve parlare. Che la gente non dovrebbe perdere tempo, perché sprecare il tempo è un peccato capitale. Che la gente dovrebbe avere più coraggio. Che la gente dovrebbe cercare di perdonare e ricominciare da capo se è ancora rimasto l’amore. Che la gente ha un potere immenso. Che la gente dovrebbe spostare le montagne, invece di muovere un po’ di sabbia con una paletta per costruire un castello ipotetico. La gente sarei io e saresti tu. Se dico ad un amico che la gente dovrebbe parlare invece di tacere quando è necessario parlare, non mi sto riferendo agli altri, ma a me e a lui.
Il pacco che ho fatto un paio di settimane fa per Coimbra , ieri è arrivato a destinazione…. L’immagine di Izaura e Reges che in preda ad una sensazione totale di sorpresa lo aprono, non può che farmi nascere un sorriso sulla bocca e farmi pensare che agire è sempre il modo migliore per vivere la propria vita.
E intanto la musica riempie la stanza…. e mi ritrovo in una canzone che vorrei dedicare.
No, io non ho un cuore pallido.
Oggi è il compleanno del mio clone ufficiale. Lu, ma tu lo sai chi te lo ha messo quel nome? Non so se te l’ho mai raccontato…. comunque sia, resti il (mio) clone più originale di sempre…
Ieri sera, mentre al laboratorio diana guardavano lo spettacolo teatrale, in quella chiesa gelida, pensavo a quante parole inespresse la gente si porta dentro. In brasiliano, l’espressione la gente non si riferisce agli altri o comunque non solo agli altri. Posso dire ad un amico che mi è di fronte che la gente deve parlare. Che la gente non dovrebbe perdere tempo, perché sprecare il tempo è un peccato capitale. Che la gente dovrebbe avere più coraggio. Che la gente dovrebbe cercare di perdonare e ricominciare da capo se è ancora rimasto l’amore. Che la gente ha un potere immenso. Che la gente dovrebbe spostare le montagne, invece di muovere un po’ di sabbia con una paletta per costruire un castello ipotetico. La gente sarei io e saresti tu. Se dico ad un amico che la gente dovrebbe parlare invece di tacere quando è necessario parlare, non mi sto riferendo agli altri, ma a me e a lui.
Il pacco che ho fatto un paio di settimane fa per Coimbra , ieri è arrivato a destinazione…. L’immagine di Izaura e Reges che in preda ad una sensazione totale di sorpresa lo aprono, non può che farmi nascere un sorriso sulla bocca e farmi pensare che agire è sempre il modo migliore per vivere la propria vita.
E intanto la musica riempie la stanza…. e mi ritrovo in una canzone che vorrei dedicare.
giovedì, dicembre 14, 2006
la veglia
[..] La veglia non svanisce
come svaniscono i sogni.
[..]Per i sogni ci sono le chiavi.
La veglia si apre da sola
e non si lascia chiudere.
[..]Non sono i sogni folli,
folle è la veglia,
non fosse che per l'ostinazione
con cui si aggrappa
al corso degli eventi.
...citazioni libere da Wislawa Szymborska,
in una mattina di pioggia che vorrei
raccogliere nelle mie mani per pulire
tutto lo sporco e ritrovare il bianco dei sogni.
come svaniscono i sogni.
[..]Per i sogni ci sono le chiavi.
La veglia si apre da sola
e non si lascia chiudere.
[..]Non sono i sogni folli,
folle è la veglia,
non fosse che per l'ostinazione
con cui si aggrappa
al corso degli eventi.
...citazioni libere da Wislawa Szymborska,
in una mattina di pioggia che vorrei
raccogliere nelle mie mani per pulire
tutto lo sporco e ritrovare il bianco dei sogni.
una citazione
Non ho sognato nulla questa notte appena passata e per fortuna non ho letto nessuna vecchia lettera prima di addormentarmi. Non ho provato nessuna sensazione di particolare tristezza o di particolare allegria e ho dormito un sonno tranquillo, talmente tranquillo che stamattina all’università ho fatto tardissimo. Appena arrivata ho incontrato Raffa e il suo sorriso di sempre. Ho mandato un sms a Marco per sapere dov’era. E poi ho incontrato anche Sara che era lì per la scuola di giornalismo. Abbiamo preso un caffé insieme e chiacchierato del più e del meno. Poi ho fatto un bel giro alla libreria universitaria. Prima di entrare ho letto un manifesto davanti la porta, scoprendo con mio grande rammarico che a fine novembre Patrizia Laquidara ha tenuto un concerto all’auditorium della mia università. Perché non so mai le cose che mi interessano? Per riprendermi dalla tristezza del concerto mancato ho fatto un giro di un’ora in libreria comprando un libro in spagnolo per me e Miti d’oggi di Roland Barthes da regalare ad un amico. Poi, sono andata al centro linguistico di ateneo a ritirare il mio diploma de espanol come lengua extranjera meglio conosciuto come dele. Ho lavorato un pò e alle sei sono scesa per andare allo spettacolo di danze itineranti a cui Raffa mi aveva invitato questa mattina. Ho seguito lo spettacolo per il centro storico respirando una bella aria di festa e di energia, incontrando amici o semplicemente pensandoli. Un incontro casuale con Luca, un paio d’ore in bottega a chiacchierare, un mezzo appuntamento per un film. Poi a casa a spedire qualche mail al di là dell’oceano e ricevendone una. Ora un pò di nostalgia mi assale, la notte è fatta per i pensieri, a volte anche per quelli che vorremmo scacciare, perchè ci hanno fatto del male... e vorremmo che mai più, mai e poi mai, ce ne facessero ancora.... e una frase di Rilke mi passa per la mente…. cercano ancora i sommersi la terra…
mercoledì, dicembre 13, 2006
prima di dormire
Stasera al cinema ho visto Tank you for smoking e non mi è piaciuto. Bevo una camomilla, mentre penso a Javi che ora è in un aereo sopra l'oceano. Probabilmente tra due mesi sarò anche io su quello stesso oceano. Stasera sono stata alla Feltrinelli a comprare la guida Routard sull Argentina. Il mio viaggio prende contorni sempre più definiti nella mia testa e fuori dalla mia testa. Con l'Argentina in borsa sono passata dalla bottega a salutare Antonella. Certe volte resto sbalordita da quanta bellezza riescano a trasmettermi i sorrisi di persone che conosco da pochi mesi o addirittura da pochi giorni. Il sorriso di Antonella è uno di quei sorrisi e ciò che regala bellezza è quel modo inconsapevole di regalarlo. Credo che i doni più belli mi siano stati fatti sempre da persone che non sapevano di donarmi qualcosa mentre lo facevano e probabilmente anche i miei doni migliori sono nati cosi, spontaneamente.
Domani mi aspetta un convegno all'università, meglio andare a dormire e magari sognare chi mi manca. Quando domattina mi sveglierò forse riuscirò a rispondere alla domanda che Javi mi ha fatto qualche giorno fa: perchè quando raccontiamo un sogno usiamo l'imperfetto?
Se racconterò il mio sogno a qualcuno, proverò a usare almeno il passato prossimo, cosi probabilmente il sogno sarà un pò più reale, fino a farlo diventare presente.
Domani mi aspetta un convegno all'università, meglio andare a dormire e magari sognare chi mi manca. Quando domattina mi sveglierò forse riuscirò a rispondere alla domanda che Javi mi ha fatto qualche giorno fa: perchè quando raccontiamo un sogno usiamo l'imperfetto?
Se racconterò il mio sogno a qualcuno, proverò a usare almeno il passato prossimo, cosi probabilmente il sogno sarà un pò più reale, fino a farlo diventare presente.
martedì, dicembre 12, 2006
domenica, dicembre 10, 2006
domenica pomeriggio
Davanti al computer a fare cose, mentre Javier dorme sul divano accanto a me. Mi piace guardarlo cosi indifeso, con quei suoi tratti libanesi, il sangue metà italiano e la sua memoria argentina.
Fuori, intanto, piove.
Una musica brasiliana piena di saudade riempie la mia casetta.
E so, ad un tratto, che la pace esiste.
Fuori, intanto, piove.
Una musica brasiliana piena di saudade riempie la mia casetta.
E so, ad un tratto, che la pace esiste.
sabato, dicembre 09, 2006
la morte del principe
E se tutti noi (uomini, Dei e mondo) fossimo sogni che qualcuno sogna, pensieri che qualcuno pensa, collocati sempre fuori da ciò che esiste? E se quel qualcuno che sogna o pensa un qualcuno che non sogna e non pensa, fosse a sua volta un suddito dell'abisso e della finzione? Se tutto fosse un'altra cosa, e nessuna cosa, e ciò che non è fosse l'unica cosa che esiste? Da quale parte mi trovo, io che vedo questo in quanto cosa che può esserci? Su quale ponte passo, io che mi trovo cosi in alto che sotto di me stanno le luci di tutte le città di questo mondo e dell'altro mondo, e le nuvole della verità sfatte che sono sospese lassù e che cercano come se cercassero un qualcosa che è possibile abbracciare?
LI, 166
LI, 166
lunedì, dicembre 04, 2006
sabato, dicembre 02, 2006
pomeriggio d'inverno
Mi piace, nei pomeriggi d’inverno, il miscuglio di persone che si incontra sul lungomare. Osservo questa varietà di esseri umani pedalando lentamente sulla mia bicicletta, seguendo gli stessi percorsi del sole. Non ascolto le loro voci. Ho nelle orecchie la musica, fedele compagna dei pomeriggi malinconici o splendenti. Oggi per me è stato decisamente un pomeriggio malinconico, quasi a sfiorare la tristezza. Ma le ore passate a chiacchierare ieri sera su un marciapiede, mi danno quel po’ di gioia sufficiente a sperare che stasera i miei occhi sapranno ancora trovare bellezza.
Immersa nel mio mondo inaccessibile osservo la gente. Vecchi che giocano a carte, bambini che corrono sulla spiaggia o che seguono su biciclette minuscole i loro papà. Gruppetti di ragazzini che giocano a fare i grandi con ragazzine che provano a fare lo stesso. Qualcuno che corre, donne dell’est in libera uscita, barboni che dormono stesi al sole sulle panchine, pensionati che leggono il giornale, qualcuno che legge un libro, amici che passeggiano, qualche innamorato che si bacia, qualcun altro che chiacchiera. Nessuno litiga. Potrebbe sembrare solo uno stupido quadro romantico, ma non ho mai visto nessuno nella mia vita litigare di fronte al mare.
Io stessa non ho mai litigato, ho fatto molte cose ma non ho mai nemmeno discusso con qualcuno. Di fronte al mare ho corso quando ero bambina, ho giocato infinite ore, ho fatto i castelli di sabbia, i buchi dove poi immergerci qualcuno e farne uscire solo la testa, ho preso il sole, ho raccolto pietre e conchiglie, ho passeggiato, ho scritto sulla sabbia, ho visto albe e tramonti, ho scritto, ho letto, ho cantato, ho bevuto, ho mangiato, ho dormito, sono stata in silenzio, ho parlato, ho ascoltato, ho baciato, ho anche fatto l’amore. Ho fatto progetti impossibili, ho registrato il suono delle onde, ho sognato. Si, ho sognato molto. E dopo tutto questo tempo non ho ancora smesso di farlo.
Immersa nel mio mondo inaccessibile osservo la gente. Vecchi che giocano a carte, bambini che corrono sulla spiaggia o che seguono su biciclette minuscole i loro papà. Gruppetti di ragazzini che giocano a fare i grandi con ragazzine che provano a fare lo stesso. Qualcuno che corre, donne dell’est in libera uscita, barboni che dormono stesi al sole sulle panchine, pensionati che leggono il giornale, qualcuno che legge un libro, amici che passeggiano, qualche innamorato che si bacia, qualcun altro che chiacchiera. Nessuno litiga. Potrebbe sembrare solo uno stupido quadro romantico, ma non ho mai visto nessuno nella mia vita litigare di fronte al mare.
Io stessa non ho mai litigato, ho fatto molte cose ma non ho mai nemmeno discusso con qualcuno. Di fronte al mare ho corso quando ero bambina, ho giocato infinite ore, ho fatto i castelli di sabbia, i buchi dove poi immergerci qualcuno e farne uscire solo la testa, ho preso il sole, ho raccolto pietre e conchiglie, ho passeggiato, ho scritto sulla sabbia, ho visto albe e tramonti, ho scritto, ho letto, ho cantato, ho bevuto, ho mangiato, ho dormito, sono stata in silenzio, ho parlato, ho ascoltato, ho baciato, ho anche fatto l’amore. Ho fatto progetti impossibili, ho registrato il suono delle onde, ho sognato. Si, ho sognato molto. E dopo tutto questo tempo non ho ancora smesso di farlo.
venerdì, dicembre 01, 2006
giovedi sera
Stasera ho mangiato una pizza con i miei genitori. Gli ho detto che sto seriamente pensando di farmi un biglietto per il sudamerica e di restarci per un pò di mesi. Credo che la notizia non li abbia resi molto felici... o forse si, ma non hanno potuto dirmi che secondo loro era una cosa bellissima perchè sono obbligati a fare la parte dei genitori e a dirmi che devo trovarmi un lavoro che mi dia una sicurezza e che devo imparare a separare la realtà dalle mie ideologie. Mio padre in realtà ha tentato di farmi intendere la sua approvazione ma mia madre lo ha tacitamente fermato. Non faccio che guardare biglietti aerei per Argentina e Brasile e non faccio che pensare che non avrò mai tanti soldi per andare e allo stesso tempo penso che se aspettassi di avere tutti quei soldi non ci andrò mai. Ma io ci andrò, ora so solamente questo. Intanto Silvia mi manda un messaggio da Barcellona... è appena uscita dal concerto dei Taranta Power e dal tuo sud un pò anche mio. Lo so dove hanno suonato, vicino alla mia vecchia casa, in quell'auditorium vicino alla fermata di Alfons X, sulla linea gialla. Luca mi sta chiamando. Gli ho detto che scendevo e poi alla fine mi sono persa nei miei pensieri. Ci rifacciamo domani. Domani porto e amaro del capo a go a go. E magari con tutto quell'alcool in corpo mi viene pure il coraggio per fare una telefonata. O per decidere di non farla mai più. Eu nao quiero nada pra mi. O quiero tudo, nao seu.
mercoledì, novembre 29, 2006
lunedì, novembre 27, 2006
appunti in viaggio (verso sud)
lasciando Torino 22/11/06
C’è un incendio alla fine di questa pianura che guardo dal treno. Se chiudo gli occhi riesco a vedere il sole che affonda nel mare, ma non posso chiudere gli occhi, non me lo posso permettere ed allora mi chiedo dove va a finire tutto quel rosso, ma una risposta non ce l’ho. Quanto tempo che non vedevo un tramonto. D’estate potrei passare ogni sera a guardarlo e non tanto per una questione di bellezza (in fondo la luce lascia pur sempre il posto al buio), ma di grazia. I tramonti d’estate , nella mia parte di mondo, sono pieni di grazia e di promesse d’amore per le notti pieni di stelle. Ma d’inverno i tramonti sono tristi, io non riesco a trovarci grazia, né promesse, né bellezza. Guardo scorrere il nordovest dal finestrino e ad ogni stazione mi assale un ricordo, ogni nome di città mi evoca un suono, un viso, un odore e un colore. Penso che i miei piedi hanno calpestato i suoli di tutti questi posti e mi sembra bellissimo e allo stesso tempo pazzesco…
Questo incendio in fondo alla pianura mi arriva fino in fondo all’anima e resto con il mio sguardo fisso, quasi imbambolato, sul paesaggio cosi piatto.. con una musica nelle orecchie, un libro di poesie aperto tra le mani, una matita tra le dita e il cuore in viaggio, altrove.
Bologna 24/11/06
Seduta al tavolino di un bar, nella stazione di Bologna, leggo poesie della Szymborska.
Voglio chiedere a Javi di leggermele in polacco, anche se non ci capisco niente. Voglio sentire il suono della sua lingua. Montale in italiano è un re, in altre lingue solamente un principe.
Ma questo è l’eterno dilemma delle lingue e non c’è via d’uscita, dovrò rassegnarmi prima o poi.
Mentre leggo, mi arriva un messaggio da Stoccolma e per dargli modo di arrivare devo cancellare il messaggio da Colonia. E appena ho il cellulare tra le mani non resisto alla tentazione di mandare un segno verso Cracovia, forse perché sto leggendo la Szymborska, forse perché sono a Bologna o forse perché sono malinconica. Questi incroci di città e di paesi mi fanno perdere un po’ l’equilibrio, eppure non sono mai stata in nessuna di esse. A Cracovia, a Stoccolma, a Colonia, no, non ci sono mai stata. Ci andrò? Chissà, chi può dirlo, in fondo non importa. Per viaggiare basta esistere. Ma è solo viaggiando che a volte raggiungiamo l’esistenza. A volte mi sembra come se l’eccessivo contatto con la gente mi facesse perdere di vista me stessa ed altre volte l’eccessivo contatto mi dà la sensazione esattamente opposta. Non c’è via di mezzo o forse sono io che non la conosco. So però che non mi importa trovarla, perché di una cosa sono sicura, non riesco a riconoscermi nel mezzo, sono nata per una condizione di alternanza. L’equilibrio, io lo trovo nelle sfumature.
salutando la Toscana dal finestrino 25/11/06
In viaggio verso casa, finalmente. Un mese esatto di peregrinazioni non è tutto rose e fiori e dopo un po’ hai bisogno della tua terra e dei tuoi affetti più profondi e più veri. E della tua lingua.
In questo treno diretto a Reggio Calabria finalmente riesco a riascoltarla. Non importa se sia calabrese, siciliano, lucano o campano, è la lingua del sud ed è comunque la mia, è comunque colore e calore. E ha i colori della mia anima e della mia mente, le sfumature della mia intelligenza e del mio carattere, delle mie attitudini verso la vita e verso le persone. Intanto dovrei studiare. Per fortuna anche questo master sta finendo. Ma il numero 64 di Pulp mi invita come quando un amico che non vedi da molto ti incontra casualmente per strada e vuole offrirti un caffè. La differenza è che ora nelle orecchie ho una delle più belle musiche che mi è capitato di ascoltare negli ultimi tempi.
Quasi a Roma.
Mio adorato sud sto tornando. E scusa se ti cito.
C’è un incendio alla fine di questa pianura che guardo dal treno. Se chiudo gli occhi riesco a vedere il sole che affonda nel mare, ma non posso chiudere gli occhi, non me lo posso permettere ed allora mi chiedo dove va a finire tutto quel rosso, ma una risposta non ce l’ho. Quanto tempo che non vedevo un tramonto. D’estate potrei passare ogni sera a guardarlo e non tanto per una questione di bellezza (in fondo la luce lascia pur sempre il posto al buio), ma di grazia. I tramonti d’estate , nella mia parte di mondo, sono pieni di grazia e di promesse d’amore per le notti pieni di stelle. Ma d’inverno i tramonti sono tristi, io non riesco a trovarci grazia, né promesse, né bellezza. Guardo scorrere il nordovest dal finestrino e ad ogni stazione mi assale un ricordo, ogni nome di città mi evoca un suono, un viso, un odore e un colore. Penso che i miei piedi hanno calpestato i suoli di tutti questi posti e mi sembra bellissimo e allo stesso tempo pazzesco…
Questo incendio in fondo alla pianura mi arriva fino in fondo all’anima e resto con il mio sguardo fisso, quasi imbambolato, sul paesaggio cosi piatto.. con una musica nelle orecchie, un libro di poesie aperto tra le mani, una matita tra le dita e il cuore in viaggio, altrove.
Bologna 24/11/06
Seduta al tavolino di un bar, nella stazione di Bologna, leggo poesie della Szymborska.
Voglio chiedere a Javi di leggermele in polacco, anche se non ci capisco niente. Voglio sentire il suono della sua lingua. Montale in italiano è un re, in altre lingue solamente un principe.
Ma questo è l’eterno dilemma delle lingue e non c’è via d’uscita, dovrò rassegnarmi prima o poi.
Mentre leggo, mi arriva un messaggio da Stoccolma e per dargli modo di arrivare devo cancellare il messaggio da Colonia. E appena ho il cellulare tra le mani non resisto alla tentazione di mandare un segno verso Cracovia, forse perché sto leggendo la Szymborska, forse perché sono a Bologna o forse perché sono malinconica. Questi incroci di città e di paesi mi fanno perdere un po’ l’equilibrio, eppure non sono mai stata in nessuna di esse. A Cracovia, a Stoccolma, a Colonia, no, non ci sono mai stata. Ci andrò? Chissà, chi può dirlo, in fondo non importa. Per viaggiare basta esistere. Ma è solo viaggiando che a volte raggiungiamo l’esistenza. A volte mi sembra come se l’eccessivo contatto con la gente mi facesse perdere di vista me stessa ed altre volte l’eccessivo contatto mi dà la sensazione esattamente opposta. Non c’è via di mezzo o forse sono io che non la conosco. So però che non mi importa trovarla, perché di una cosa sono sicura, non riesco a riconoscermi nel mezzo, sono nata per una condizione di alternanza. L’equilibrio, io lo trovo nelle sfumature.
salutando la Toscana dal finestrino 25/11/06
In viaggio verso casa, finalmente. Un mese esatto di peregrinazioni non è tutto rose e fiori e dopo un po’ hai bisogno della tua terra e dei tuoi affetti più profondi e più veri. E della tua lingua.
In questo treno diretto a Reggio Calabria finalmente riesco a riascoltarla. Non importa se sia calabrese, siciliano, lucano o campano, è la lingua del sud ed è comunque la mia, è comunque colore e calore. E ha i colori della mia anima e della mia mente, le sfumature della mia intelligenza e del mio carattere, delle mie attitudini verso la vita e verso le persone. Intanto dovrei studiare. Per fortuna anche questo master sta finendo. Ma il numero 64 di Pulp mi invita come quando un amico che non vedi da molto ti incontra casualmente per strada e vuole offrirti un caffè. La differenza è che ora nelle orecchie ho una delle più belle musiche che mi è capitato di ascoltare negli ultimi tempi.
Quasi a Roma.
Mio adorato sud sto tornando. E scusa se ti cito.
domenica, novembre 26, 2006
com'è facile piangere
Ho fatto finta di pensarti come ad una conchiglia ancora chiusa, inviolata dai capricci del mare e poi ho pregato gli dei che non esistono di strapparti ai rimedi che fingi di attuare per incastrare insieme le frasi di una canzone senza note in cui dici che non ci sarebbero state stelle in cielo quella notte perchè Dio le avrebbe conservate per una notte migliore...ho pensato a quanto sarebbe stato bello avere avuto un cane da portare fuori a pisciare...
Non so niente ma so che col vento cadono le foglie...lo so...
e poi mentre andavo al lavoro a far finta di essere di buon umore un vecchio mi tampona e io ho fatto finta di sentire dolore...all'ospedale un dottore ha fatto finta di non capire ma per non rischiare ha fatto finta di volermi guarire...tanto c'era l'assicurazione...e io ho fatto finta di cercare ancora una volta una persona viva tra le macerie di un palazzo che non è mai crollato...
Non so niente ma so che col tempo cadono anche le stelle...lo so...
sono tornato e ho fatto finta di riordinare casa sistemando a caso le cose quasi come se fosse davvero la mia casa...e non immagini la pena di trovare il tuo cuore-aquilone impigliato tra i rami di un albero spoglio che spera ancora in un soffio di vento...io non sono la stella cadente che si ferma a guardarti precipitare nel vuoto,ma continuo a pensarti come una conchiglia ancora chiusa...inviolata dai capricci del mare...
una donna e la sua semplicità - marta sui tubi
Non so niente ma so che col vento cadono le foglie...lo so...
e poi mentre andavo al lavoro a far finta di essere di buon umore un vecchio mi tampona e io ho fatto finta di sentire dolore...all'ospedale un dottore ha fatto finta di non capire ma per non rischiare ha fatto finta di volermi guarire...tanto c'era l'assicurazione...e io ho fatto finta di cercare ancora una volta una persona viva tra le macerie di un palazzo che non è mai crollato...
Non so niente ma so che col tempo cadono anche le stelle...lo so...
sono tornato e ho fatto finta di riordinare casa sistemando a caso le cose quasi come se fosse davvero la mia casa...e non immagini la pena di trovare il tuo cuore-aquilone impigliato tra i rami di un albero spoglio che spera ancora in un soffio di vento...io non sono la stella cadente che si ferma a guardarti precipitare nel vuoto,ma continuo a pensarti come una conchiglia ancora chiusa...inviolata dai capricci del mare...
una donna e la sua semplicità - marta sui tubi
mercoledì, novembre 22, 2006
partenza
Che insostenibile chiaroscuro,
mutevole concetto di ogni giorno,
parola d'ordine che dice: non vengo
e ti lascio morire poco a poco.
Perchè questa lentezza del caos?
Perchè il verbo non mi avvicina?
Perchè non mangio i frammenti di ieri
come se fosse un futuro d'amore?
Alda Merini
mutevole concetto di ogni giorno,
parola d'ordine che dice: non vengo
e ti lascio morire poco a poco.
Perchè questa lentezza del caos?
Perchè il verbo non mi avvicina?
Perchè non mangio i frammenti di ieri
come se fosse un futuro d'amore?
Alda Merini
martedì, novembre 21, 2006
il mare a Torino
Ieri pomeriggio, mentre camminavo per Torino, ho avuto come l'impressione di vedere il mare. Sentivo la sua presenza alla fine di una lunga strada che dava su un cielo aperto. Ero persa nei miei pensieri e non ricordavo nemmeno dove fossi. Poi ho come aperto gli occhi sulla realtà ed ho capito che era veramente giunto il momento di tornare a casa. Domani lascio Torino: Parma, Bologna, Firenze e poi un treno che mi riporta a me.
un fiore ha forse bellezza?
Às vezes, em dias de luz perfeita e exacta,
Em que as coisas têm toda a realidade que podem ter,
Pergunto a mim próprio devagar
Porque sequer atribuo eu
Beleza às coisas.
Uma flor acaso tem beleza?
Tem beleza acaso um fruto?
Não: têm cor e forma
E existência apenas.
A beleza é o nome de qualquer coisa que não existe
Que eu dou às coisas em troca do agrado que me dão.
Não significa nada.
Então porque digo eu das coisas: são belas?
Sim, mesmo a mim, que vivo só de viver,
Invisíveis, vêm ter comigo as mentiras dos homens
Perante as coisas,
Perante as coisas que simplesmente existem.
Que difícil ser próprio e não ser senão o visível!
Alberto Caeiro
Em que as coisas têm toda a realidade que podem ter,
Pergunto a mim próprio devagar
Porque sequer atribuo eu
Beleza às coisas.
Uma flor acaso tem beleza?
Tem beleza acaso um fruto?
Não: têm cor e forma
E existência apenas.
A beleza é o nome de qualquer coisa que não existe
Que eu dou às coisas em troca do agrado que me dão.
Não significa nada.
Então porque digo eu das coisas: são belas?
Sim, mesmo a mim, que vivo só de viver,
Invisíveis, vêm ter comigo as mentiras dos homens
Perante as coisas,
Perante as coisas que simplesmente existem.
Que difícil ser próprio e não ser senão o visível!
Alberto Caeiro
lunedì, novembre 20, 2006
vita torinese
Sabato pomeriggio ho abbandonato per qualche ora la mia condizione di oblio e mi sono affacciata alla vita torinese. Le foto fermano i due momenti più significativi della giornata. Naturalmente, solo uno dei due mi ha profondamente esaltato. Nella prossima vita voglio rinascere nell'antico Egitto. E possibilmente voglio rinascere gatto...
domenica, novembre 19, 2006
licantropia
Algures os sonhos são verdade.
Existe um lago abandonado
p'ra nós dois, à luz da lua,
como nenhum p'ra nós fadado.
Lá se abre a negra, branca vela
às brisas vagas, pressentidas,
p'ra levar a nossa vida-sono
até onde as águas reunidas
onde bosques ignotos cumprem
na costa, escura de arvoredo,
o voto do lago, de ser mais,
e tornam o sonho completo.
Lá nos esconderemos e
ao luar, de tudo despojados
e vazios, sentiremos que
de algo musical fomos forjados.
Existe um lago abandonado
p'ra nós dois, à luz da lua,
como nenhum p'ra nós fadado.
Lá se abre a negra, branca vela
às brisas vagas, pressentidas,
p'ra levar a nossa vida-sono
até onde as águas reunidas
onde bosques ignotos cumprem
na costa, escura de arvoredo,
o voto do lago, de ser mais,
e tornam o sonho completo.
Lá nos esconderemos e
ao luar, de tudo despojados
e vazios, sentiremos que
de algo musical fomos forjados.
sabato, novembre 18, 2006
pioggia
E' mezzanotte.
A Torino stasera piove. Sento le ruote delle macchine passare sull'asfalto bagnato. Quanto tempo che non guido, quasi un mese.
Ascolto musica, anche io, ma non sono assente.
E ora ho voglia di ritornare a casa, alla mia realtà, alla mia verità.
Ho voglia di prendere in braccio il mio gatto e di sentirgli fare le fusa ai miei piedi prima di addormentarmi. Ho voglia del mio mare, del pezzetto di cielo azzurro che si vede dal mio balcone e di quello infinito quando la mattina salgo sulla mia bici per andare in accademia. Ho persino voglia di ricominciare a lavorare e della pausa caffè delle undici. Ho voglia di imparare seriamente il portoghese e di non sentire limiti a quei pensieri che penso nella stessa lingua.
Ho voglia di birra rossa, di amaro del capo e delle serate sempre uguali, nella stessa piazza e con la stessa gente.
Vorrei che le persone a cui ho voluto bene e a cui ancora ne voglio non si nascondino più quando hanno paura, ma che siano limpide come un giorno di sole nel mezzo dell'estate.
Vorrei che esistesse la libertà.
A Torino stasera piove. Sento le ruote delle macchine passare sull'asfalto bagnato. Quanto tempo che non guido, quasi un mese.
Ascolto musica, anche io, ma non sono assente.
E ora ho voglia di ritornare a casa, alla mia realtà, alla mia verità.
Ho voglia di prendere in braccio il mio gatto e di sentirgli fare le fusa ai miei piedi prima di addormentarmi. Ho voglia del mio mare, del pezzetto di cielo azzurro che si vede dal mio balcone e di quello infinito quando la mattina salgo sulla mia bici per andare in accademia. Ho persino voglia di ricominciare a lavorare e della pausa caffè delle undici. Ho voglia di imparare seriamente il portoghese e di non sentire limiti a quei pensieri che penso nella stessa lingua.
Ho voglia di birra rossa, di amaro del capo e delle serate sempre uguali, nella stessa piazza e con la stessa gente.
Vorrei che le persone a cui ho voluto bene e a cui ancora ne voglio non si nascondino più quando hanno paura, ma che siano limpide come un giorno di sole nel mezzo dell'estate.
Vorrei che esistesse la libertà.
venerdì, novembre 17, 2006
giovedì, novembre 16, 2006
pensiero della notte
Quase anonima sorris
e o sol doura o teu cabelo.
Por que è que
pra ser feliz
è preciso não sabe-lo?
[Fernando Pessoa]
e o sol doura o teu cabelo.
Por que è que
pra ser feliz
è preciso não sabe-lo?
[Fernando Pessoa]
mercoledì, novembre 15, 2006
martedì, novembre 14, 2006
è tornato
Leave me out with the waste This is not what i do It's the wrong kind of place To be thinking of you It's the wrong time For somebody new It's a small crime And i've got no exuse Is that alright? Give my gun away when it's loaded Is that alright? If u dont shoot it how am i supposed to hold it Is that alright? Give my gun away when it's loaded Is that alright Is that alright with u? Leave me out with the waste This is not what i do It's the wrong kind of place To be cheating on you It's the wrong time but she's pulling me through It's a small crime And I've got no exuse Is that alright? Give my gun away when it's loaded Is that alright? If u dont shoot it how am i supposed to hold it Is that alright? Give my gun away when it's loaded Is that alright Is that alright with u? Is that alright? Is that alright? Is that alright with u? Is that alright? Is that alright? Is that alright with u? No...
9 crimes
Damien Rice
9 crimes
Damien Rice
lunedì, novembre 13, 2006
millimetri
I millimetri: quale impressione di meraviglia e di coraggio mi provoca la loro esistenza, gli uni accanto agli altri così ravvicinati in un metro. A volte soffro e godo per queste cose. E ne sono goffamente orgoglioso. Sono una lastra fotografica impressionabile all'infinito. Ogni dettaglio si stampa mostruosamente dentro di me in un tutto. Mi occupo unicamente di me stesso. Il mondo esteriore è per me una mera sensazione. Non mi dimentico mai del mio sentire.
183, LI
...perchè credo davvero che i particolari facciano la differenza e che i colori abbiano vita solo attraverso le sfumature. E nella mia testa ora c'è un arcobaleno di meraviglia. Voglio restare a guardarlo, a respirarlo.
E tudo o que tenho nao maos é um arco-iris e uma flor.
183, LI
...perchè credo davvero che i particolari facciano la differenza e che i colori abbiano vita solo attraverso le sfumature. E nella mia testa ora c'è un arcobaleno di meraviglia. Voglio restare a guardarlo, a respirarlo.
E tudo o que tenho nao maos é um arco-iris e uma flor.
sabato, novembre 11, 2006
sabato torinese
Torno ora da un giro per il centro. Stanotte non ho dormito molto bene e quando mi sento inquieta ho bisogno di camminare anche se non ho una meta. Anzi, a pensarci bene la maggior parte delle volte non ho meta e il camminare in quei casi è sempre una sorta di rito catartico. Ma oggi non so se ha avuto l'effetto sperato. Forse sarà stata colpa di quest'aria cosi nordica e in cui non riesco proprio a rispecchiarmi, in nessun momento e in nessun angolo della città, ma non solo di questa. Ripensavo alla sensazione di estraneità che ho provato viaggiando in aereo da Lisbona a Milano. E' pazzesco a pensarci, ma mi sono sentita molto più a casa mia a Barcellona, a Coimbra, a Lisbona che in questa parte d'Italia. Però per fortuna c'è sempre qualcuno che in questa parte d'Italia ci è nato e che mi fa sentire a casa, soprattutto quando mi sveglia alle nove di mattina ordinandomi di collegarmi a skype per parlare un poco e poi già lo so che quel poco diventa due ore e più. Giulia poi quando in primavera (inoltrata!) vengo in Cermania me la fai una lezione sulla pratica della raccomandazione? Dai, fallo per la nostra amicizia decennale ;)
Oggi, cercando di allontanare pensieri tristi, mi sono venute alla mente tutte le persone che non vedo da troppo e che vorrei tanto rivedere un pò... qualcuna non la vedo da mesi, altre addirittura da anni.. qualcuna non voglio rivederla mai più e altre vivono come sdoppiate nel mio cuore e queste ultime sono sicuramente quelle a cui penso coi sentimenti più contrastanti... certe volte ci penso, non potevo essere diversa? Non potevo avere il privilegio di non sentire e di non pensare? Non c'è niente da fare... ho sbagliato il metodo di fuga...
Intanto continuo ad ascoltare Nua. La dolcezza di certe canzoni mi culla come niente riesce a fare e dolcemente mi fa sentire tutto quello che si agita dentro di me, perchè se solo lo voglio riesco a pensare a un sacco di cose belle, perchè in fondo le emozioni sono sempre un privilegio e non voglio offendere la bellezza. E un sorriso pieno di luce e di purezza non può perdere la sua importanza, comunque.
Os Colombos
Outros haverão de ter
O que houvermos de perder.
Outros poderão achar
O que, no nosso encontrar,
Foi achado, ou não achado,
Segundo o destino dado.
Mas o que a eles não toca
É a Magia que evoca
O Longe e faz dele história.
E por isso a sua glória
É justa auréola dada
Por uma luz emprestada.
Fernando Pessoa
Oggi, cercando di allontanare pensieri tristi, mi sono venute alla mente tutte le persone che non vedo da troppo e che vorrei tanto rivedere un pò... qualcuna non la vedo da mesi, altre addirittura da anni.. qualcuna non voglio rivederla mai più e altre vivono come sdoppiate nel mio cuore e queste ultime sono sicuramente quelle a cui penso coi sentimenti più contrastanti... certe volte ci penso, non potevo essere diversa? Non potevo avere il privilegio di non sentire e di non pensare? Non c'è niente da fare... ho sbagliato il metodo di fuga...
Intanto continuo ad ascoltare Nua. La dolcezza di certe canzoni mi culla come niente riesce a fare e dolcemente mi fa sentire tutto quello che si agita dentro di me, perchè se solo lo voglio riesco a pensare a un sacco di cose belle, perchè in fondo le emozioni sono sempre un privilegio e non voglio offendere la bellezza. E un sorriso pieno di luce e di purezza non può perdere la sua importanza, comunque.
Os Colombos
Outros haverão de ter
O que houvermos de perder.
Outros poderão achar
O que, no nosso encontrar,
Foi achado, ou não achado,
Segundo o destino dado.
Mas o que a eles não toca
É a Magia que evoca
O Longe e faz dele história.
E por isso a sua glória
É justa auréola dada
Por uma luz emprestada.
Fernando Pessoa
una settimana fa
E' venerdi sera.
Penso a dove ero una settimana fa e vorrei essere ancora lì.
Buona samba e buona notte a chi ora sta ballando e a chi lo fa solamente con il cuore, come me.
Valeu a pena? Tudo vale a pena
se a alma nao è pequena.
Penso a dove ero una settimana fa e vorrei essere ancora lì.
Buona samba e buona notte a chi ora sta ballando e a chi lo fa solamente con il cuore, come me.
Valeu a pena? Tudo vale a pena
se a alma nao è pequena.
giovedì, novembre 09, 2006
atè breve!
Lisbona 7.11.06 [pensieri in movimento]
Oggi è il mio compleanno.
Sono a Lisbona, in aereoporto e guardo per l'ultima volta questo cielo portoghese. Di sicuro lo rivedrò, ma davvero non so quando.
O céu.
Mi piacerebbe vederlo quello del Brasile. Mi dici che è più grande e infinito, ma io credo che sia anche più lucente. Deve esserci una spiegazione alla maggiore quantità di luce che trovo nel tuo viso, nel tuo sguardo e nei tuoi occhi, sempre accesi, anche quando per un attimo sembrano scomparire e andare chissà dove. Si, credo che la spiegazione possa trovarsi nella natureza che vive in Brasile e di cui i suoi abitanti si nutrono, perchè non riesco a trovare altra logica a tutta l'abbondanza di purezza che vi invade.
Intanto continuo ad ascoltare barco negro e naturalmente a cantarla è Amalia. Ho ascoltato questa stessa canzone la mia seconda sera a Coimbra, con Izaura e Fernanda, davanti a numerose birre bevute a rapidità sorprendente e ad un cantante di fado che suonava e cantava, mentre noi viaggiavamo verso i nostri mondi comuni, fino a poche ore prima sconsociuti e poi all'improvviso vicinissimi. Adoro la lingua portoghese, adoro il suo suono, l'ho sempre amata ma ora è come se mi fosse entrata dentro e non posso più mandarla via.
Ma quanto mi state pensando? Il mio cellulare da ieri sera non fa che ricevere messaggi, quasi tutti mi chiedete in quale parte del mondo mi trovo. Sono nella mia città dell'anima e tra poco tornerò in patria. Nel mio zaino molta saudade e molto amore. E dividerli sarebbe impossibile...
e....
eu sei meu amor nem chegaste a partir
tudo em meu redor
me diz que 'stas sempre comigo
Oggi è il mio compleanno.
Sono a Lisbona, in aereoporto e guardo per l'ultima volta questo cielo portoghese. Di sicuro lo rivedrò, ma davvero non so quando.
O céu.
Mi piacerebbe vederlo quello del Brasile. Mi dici che è più grande e infinito, ma io credo che sia anche più lucente. Deve esserci una spiegazione alla maggiore quantità di luce che trovo nel tuo viso, nel tuo sguardo e nei tuoi occhi, sempre accesi, anche quando per un attimo sembrano scomparire e andare chissà dove. Si, credo che la spiegazione possa trovarsi nella natureza che vive in Brasile e di cui i suoi abitanti si nutrono, perchè non riesco a trovare altra logica a tutta l'abbondanza di purezza che vi invade.
Intanto continuo ad ascoltare barco negro e naturalmente a cantarla è Amalia. Ho ascoltato questa stessa canzone la mia seconda sera a Coimbra, con Izaura e Fernanda, davanti a numerose birre bevute a rapidità sorprendente e ad un cantante di fado che suonava e cantava, mentre noi viaggiavamo verso i nostri mondi comuni, fino a poche ore prima sconsociuti e poi all'improvviso vicinissimi. Adoro la lingua portoghese, adoro il suo suono, l'ho sempre amata ma ora è come se mi fosse entrata dentro e non posso più mandarla via.
Ma quanto mi state pensando? Il mio cellulare da ieri sera non fa che ricevere messaggi, quasi tutti mi chiedete in quale parte del mondo mi trovo. Sono nella mia città dell'anima e tra poco tornerò in patria. Nel mio zaino molta saudade e molto amore. E dividerli sarebbe impossibile...
e....
eu sei meu amor nem chegaste a partir
tudo em meu redor
me diz que 'stas sempre comigo
due anni dopo
Lisbona 6.11.06 (appunti in movimento)
Lisbona, due anni dopo.
Un cielo completamente bianco, così diverso da quello così azzurro che mi accolse allora. Ma quando, uscendo dalla metro, esco in superfice e mi trovo nalla piazza del Rossio, non posso sfuggire a un brivido. E la malinconia invade questo pomeriggio cosi strano, in un'atmosfera cosi intima e insieme cosi lontana.
[..] Outra vez te revejo,
Cidade da minha infãncia pavorosamente perdida...
Cidade triste e alegre, outra vez sonho aqui...
Eu? Mas sou eu o mesmo que aqui vivi, e aqui voltei,
E aqui tornei a voltar, e a voltar.
E aqui de novo tornei a voltar?
Ou somos todos os Eu que estive aqui ou estiveram,
Uma série de contas-entes ligados por um fio-memória,
Uma série de sonhos de mim de alguém de fora de mim?
Outra vez te revejo,
Com o coração mais longínquo, a alma menos minha.
Outra vez te revejo - Lisboa e Tejo e tudo -,
Transeunte inútil de ti e de mim,
Estrangeiro aqui como em toda a parte,
Casual na vida como na alma,
Fantasma a errar em salas de recordações,
Ao ruído dos ratos e das tábuas que rangem
No castelo maldito de ter que viver... [..]
Álvaro de Campos
Lisbona, due anni dopo.
Un cielo completamente bianco, così diverso da quello così azzurro che mi accolse allora. Ma quando, uscendo dalla metro, esco in superfice e mi trovo nalla piazza del Rossio, non posso sfuggire a un brivido. E la malinconia invade questo pomeriggio cosi strano, in un'atmosfera cosi intima e insieme cosi lontana.
[..] Outra vez te revejo,
Cidade da minha infãncia pavorosamente perdida...
Cidade triste e alegre, outra vez sonho aqui...
Eu? Mas sou eu o mesmo que aqui vivi, e aqui voltei,
E aqui tornei a voltar, e a voltar.
E aqui de novo tornei a voltar?
Ou somos todos os Eu que estive aqui ou estiveram,
Uma série de contas-entes ligados por um fio-memória,
Uma série de sonhos de mim de alguém de fora de mim?
Outra vez te revejo,
Com o coração mais longínquo, a alma menos minha.
Outra vez te revejo - Lisboa e Tejo e tudo -,
Transeunte inútil de ti e de mim,
Estrangeiro aqui como em toda a parte,
Casual na vida como na alma,
Fantasma a errar em salas de recordações,
Ao ruído dos ratos e das tábuas que rangem
No castelo maldito de ter que viver... [..]
Álvaro de Campos
doña Odilia
Cacèm (Lisbona) 6.11.06 [appunti in movimento]
Doña Odilia ha più di ottant'anni. E' nata a Lindau, in Angola, da un padre portoghese e da una mamma africana.
Doña Odilia è una delle nonne più dolci che ho conosciuto nella mia vita. Forse nemmeno la mia nonna mi ha mai trattato con tanto affetto. E io, per qesta signora, sono una perfetta sconosciuta. Noi siamo portoghesi ma siamo nati in Angola, mi dice con un sorriso che è a metà tra l'orgoglio e la rabbia. Non la dimenticherò mai.
Doña Odilia ha più di ottant'anni. E' nata a Lindau, in Angola, da un padre portoghese e da una mamma africana.
Doña Odilia è una delle nonne più dolci che ho conosciuto nella mia vita. Forse nemmeno la mia nonna mi ha mai trattato con tanto affetto. E io, per qesta signora, sono una perfetta sconosciuta. Noi siamo portoghesi ma siamo nati in Angola, mi dice con un sorriso che è a metà tra l'orgoglio e la rabbia. Non la dimenticherò mai.
mercoledì, novembre 08, 2006
eu sambo
Coimbra 5.11.06 [appunti in movimento]
Non sapevo di saper ballare la samba, per il semplice fatto che non l'avevo mai ballata.
Insieme a qualche portoghese ieri sera ero l'unica europea in un locale di cui non ricordo più il nome ma di cui ricordo l'atmosfera, i colori, l'allegria, le numerose birre e la forza del movimento degli occhi, delle mani e di tutto il corpo. E tra tutti i corpi, uno.
"Ja falas e ja danças"
"Sim, quasi tenho tudo, quasi"
E vorrei essere ancora lì a ballare la samba, perchè non sapevo di ballarla cosi bene.
Non sapevo di saper ballare la samba, per il semplice fatto che non l'avevo mai ballata.
Insieme a qualche portoghese ieri sera ero l'unica europea in un locale di cui non ricordo più il nome ma di cui ricordo l'atmosfera, i colori, l'allegria, le numerose birre e la forza del movimento degli occhi, delle mani e di tutto il corpo. E tra tutti i corpi, uno.
"Ja falas e ja danças"
"Sim, quasi tenho tudo, quasi"
E vorrei essere ancora lì a ballare la samba, perchè non sapevo di ballarla cosi bene.
Brasil, Brasil, Brasil!!!
Coimbra 4.11.06 [appunti in movimento]
Ho provato a fare una ricerca su internet per cercare di capire se esista un nome per la malattia che credo di aver contratto in questi giorni. Chi va in Africa si ammala di una malattia nota, ma può chiamarsi allo stesso modo quella che ha a che fare con il Brasile?
Mal di Brasil.
Persino l'onnipontente google non riesce a darmi una risposta, parlandomi solo di malattie tropicali corredate da tutti i generi di sintomi con cui possono presentarsi e i relativi effetti.
Ma non ho mai creduto molto nella medicina e per questo non mi meraviglio di non trovare una risposta. Credo invece nell'anima [...noi siamo roba del sud, la civiltà greco-romana, non abbiamo niente a che fare con la mitteleuropa.. noi abbiamo l'anima.. ] ed è solamente in essa che trovo la mia risposta. Il nome della malattia ha un suono troppo bello per poter scorgere in essa anche un solo aspetto negativo, perchè non provoca dolore ma quella sorta di felicità che ti fa sentire vivo e ti dà una strana visione del futuro, qualcosa a metà tra la tristezza e la speranza. Tutto quel che ho ora nel cuore, negli occhi, nelle mani e nel sorriso della mia bocca e non solo della mia è s a u d a d e.
Ho provato a fare una ricerca su internet per cercare di capire se esista un nome per la malattia che credo di aver contratto in questi giorni. Chi va in Africa si ammala di una malattia nota, ma può chiamarsi allo stesso modo quella che ha a che fare con il Brasile?
Mal di Brasil.
Persino l'onnipontente google non riesce a darmi una risposta, parlandomi solo di malattie tropicali corredate da tutti i generi di sintomi con cui possono presentarsi e i relativi effetti.
Ma non ho mai creduto molto nella medicina e per questo non mi meraviglio di non trovare una risposta. Credo invece nell'anima [...noi siamo roba del sud, la civiltà greco-romana, non abbiamo niente a che fare con la mitteleuropa.. noi abbiamo l'anima.. ] ed è solamente in essa che trovo la mia risposta. Il nome della malattia ha un suono troppo bello per poter scorgere in essa anche un solo aspetto negativo, perchè non provoca dolore ma quella sorta di felicità che ti fa sentire vivo e ti dà una strana visione del futuro, qualcosa a metà tra la tristezza e la speranza. Tutto quel che ho ora nel cuore, negli occhi, nelle mani e nel sorriso della mia bocca e non solo della mia è s a u d a d e.
t r e n t a d u e
Ho messo piede in Italia da qualche ora e ho un anno in più.
Il mio telefono benedice la mezzanotte.
A me invece oggi è piaciuto molto tutto il casino che ha fatto il mio cellulare ed anche quello che ho appena ascoltato nella mia casella e-mail :)
In ordine sparso grazie a: Izaura, Stefania, Simona, Sabrina, Paoletta, Kita, Lauretta, Mari, Luciana, Gabri, Laurilla, Marco, mio fratello, la mia mamma e il mio papà, Maria, Nico, Micol, Emi, Anna, Angelo, Fabiana, Monica, Ivana, Desde, Cristina, Fernanda, Alexandra, Laura, Anto, Salvatore, Silvia, Francesco e dulcis in fundo Giulia che per fortuna legge ;)
sicuramente ho dimenticato qualcuno, non me ne vogliate... ma la mia testa e il mio cuore sono in totale delirio....
muito obrigado a tudos e muitos beijinhos.....
Il mio telefono benedice la mezzanotte.
A me invece oggi è piaciuto molto tutto il casino che ha fatto il mio cellulare ed anche quello che ho appena ascoltato nella mia casella e-mail :)
In ordine sparso grazie a: Izaura, Stefania, Simona, Sabrina, Paoletta, Kita, Lauretta, Mari, Luciana, Gabri, Laurilla, Marco, mio fratello, la mia mamma e il mio papà, Maria, Nico, Micol, Emi, Anna, Angelo, Fabiana, Monica, Ivana, Desde, Cristina, Fernanda, Alexandra, Laura, Anto, Salvatore, Silvia, Francesco e dulcis in fundo Giulia che per fortuna legge ;)
sicuramente ho dimenticato qualcuno, non me ne vogliate... ma la mia testa e il mio cuore sono in totale delirio....
muito obrigado a tudos e muitos beijinhos.....
lunedì, novembre 06, 2006
venerdì, novembre 03, 2006
as dos cosas
Izaura mi dice: ci sono due cose che non si possono fare in questa casa, la prima é chiedere: posso?
La seconda mi ha promesso di svelarmela prima che andró via.
E vorrei non saperla mai.
La seconda mi ha promesso di svelarmela prima che andró via.
E vorrei non saperla mai.
coraçao
Izaura mi chiede se conosco il significato della parola coraçao. Mi piacerebbe dirle di no, ma é chiaro che mentirei spudoratamente e lei é troppo furba e intelligente per non rendersene conto. Le rispondo e restiamo ore a parlare nella nostra strana lingua. E mentre le parlo, penso che a volte avrei voluto parlare di certe cose con le persone della mia stessa madrelingua e non ci sono riuscita, ma chissá perché mi vengono soprattutto alla mente quelle che non ci sono riuscite con me. E intanto la voce di questa maria rita, per me sconosciuta cantante brasiliana oltre ad essere bellissima avvolge tutto con dolcezza e la notte é davvero lontana.
giovedì, novembre 02, 2006
uma casa portuguesa
Chi non conosce uma casa portuguesa?
Da quando due giorni fa sono arrivata in Portogallo mi é venuta spesso alla mente e insieme la voglia di cantarla. In realtá piú che portoghese la casa dove sto vivendo sarebbe piú una casa brasiliana considerato che i suoi quattro abitanti provengono dall'altra parte dell'oceano.
Coimbra é molto bella ed é proprio come me la immaginavo e i portoghesi qui sono probabilmente ancora piú portoghesi dei lisboeti. E non puoi incrociare i loro occhi senza restarne affascinato. Occhi incredibilmente belli ed incredibilmente neri, che ti fanno venire in mente il colore della terra dopo la pioggia o il fondo piú nero dell'0ceano. Occhi che luccicano spesso di saudade ed é una sensazione che se non la provi sulla tua pelle non la puoi spiegare.
Uma casa portuguesa é il ritratto di un ambiente dove puoi trovare un attimo di amicizia e di gioia, un piatto caldo per il visitatore occasionale e una promessa di baci e di amore per tutti e credo che questo sia proprio il ritratto della casa dove sono capitata.
I brasiliani poi, sono incredibili, ti vengono vicino per chiederti di contar uma história perché non possono accettare di non comunicare con te, anche se sanno benissimo che non parli il portoghese e che loro non parlano l'italiano, perché questo non li fermerá dal dire insistemente fala fala fala e falando o meglio parlando, sto abituando il mio orecchio al meraviglioso suono della loro lingua e sto facendo passi da gigante nel riprodurla... dovrei veramente venire qui per un mese e finalmente la imparerei. E in questa casa é tutto cosi pieno e di piú di uma promessa de beijous che giá non ricordo piú chi é arrivato a vivere prima e chi dopo qui dentro. E mentre scrivo tutti, man mano che si svegliano, vengono nella stanza a dirmi con un sorriso bom dia e poi se ne vanno in giro per la casa cantando.
Da quando due giorni fa sono arrivata in Portogallo mi é venuta spesso alla mente e insieme la voglia di cantarla. In realtá piú che portoghese la casa dove sto vivendo sarebbe piú una casa brasiliana considerato che i suoi quattro abitanti provengono dall'altra parte dell'oceano.
Coimbra é molto bella ed é proprio come me la immaginavo e i portoghesi qui sono probabilmente ancora piú portoghesi dei lisboeti. E non puoi incrociare i loro occhi senza restarne affascinato. Occhi incredibilmente belli ed incredibilmente neri, che ti fanno venire in mente il colore della terra dopo la pioggia o il fondo piú nero dell'0ceano. Occhi che luccicano spesso di saudade ed é una sensazione che se non la provi sulla tua pelle non la puoi spiegare.
Uma casa portuguesa é il ritratto di un ambiente dove puoi trovare un attimo di amicizia e di gioia, un piatto caldo per il visitatore occasionale e una promessa di baci e di amore per tutti e credo che questo sia proprio il ritratto della casa dove sono capitata.
I brasiliani poi, sono incredibili, ti vengono vicino per chiederti di contar uma história perché non possono accettare di non comunicare con te, anche se sanno benissimo che non parli il portoghese e che loro non parlano l'italiano, perché questo non li fermerá dal dire insistemente fala fala fala e falando o meglio parlando, sto abituando il mio orecchio al meraviglioso suono della loro lingua e sto facendo passi da gigante nel riprodurla... dovrei veramente venire qui per un mese e finalmente la imparerei. E in questa casa é tutto cosi pieno e di piú di uma promessa de beijous che giá non ricordo piú chi é arrivato a vivere prima e chi dopo qui dentro. E mentre scrivo tutti, man mano che si svegliano, vengono nella stanza a dirmi con un sorriso bom dia e poi se ne vanno in giro per la casa cantando.
mercoledì, novembre 01, 2006
titúlo esgotat (appunti in movimento)
31.10.06
Quanto tempo era che non tornavo a Barcellona?
Ci ho pensato spesso in questi giorni e i dati reali non hanno mai coinciso con quelli delle mie sensazioni. I miei piedi ed i miei occhi e la mia seconda lingua avevano vissuto in questi stessi posti quest'estate, sebbene se in una settimana che poco tempo aveva lasciato alla mia mente di entrare in contatto con gli odori e i colori di questa cittá.
Sette giorni possono non essere niente nella vita di una persona o a volte possono essere tantissime cose, possono regalarti occhi che prima non avevi o che non riuscivi a sentire, siano essi i tuoi o quelli di altre persone. Quando ci penso, alle persone intendo, mi chiedo sempre se é piú forte l'amore o la rabbia che provo verso il genere umano. Di odio, certo, non potrei parlare, sarebbe come odiare me stessa. Ma in generale il viaggiare mi riconcilia con i miei simili e mi regala sempre nuove finestre dalle quali affacciarmi e cogliere cosi nuovi punti di vista.
vista con granello di sabbia...
Ho letto nuove poesie della Szymborska in questi giorni (a dire il vero, ho letto tantissimo in questi giorni) e ce n'era una con un verso che non ho dimenticato (non ho piú il libro, l'ho regalato).
Mi vietano caffé vodka e sigarette,
di portare oggetti e ricordi pesanti.
Devo far finta di non aver sentito
- mi ha risposto.
Questi pochi versi sono stati il leitmotiv di questi miei giorni catalani.
Forse perché ho respirato la leggerezza come non mi succedeva da tempo, intendo quella leggerezza che si trova in se stessi, oserei quasi dire la grazia e la grazia non puó che farmi venire in mente la Bellezza. Forse credo di poter dire, di aver ritrovato la chiave del vecchio festino di cui ero venuta alla ricerca e di aver guardato di nuovo in faccia quella Bellezza, mentre ora dalla televisione, in questa sala d'attesa, come sottofondo ad una stupida pubblicitá di cereali esce una struggente spiders from mars e il mio volo per Lisbona ha due ore di ritardo. Ma cavolo, ho di nuovo la chiave e con questa stessa chiave tra poche ore saró nella cittá dell'anima, al cospetto di chi sicuramente mi saprá parlare ancora mentre percorreró rua dos douradores e guarderó in alto, verso una finestra all'ultimo piano che dá sull'infinito.
E all'infinito ci pensavo anche ieri sera, dopo essere stata all'Istituto Italiano di cultura ed essermi incontrata con Alessia ed Andrea. E con le altre ragazze che insegnano lí. Come se fossimo stati tutti amici da sempre e come se fosse naturale, dopo cinque minuti, finire di fronte ad una birra (piú birre) in un piccolo locale di gracia. Ed é incredibile come tutto sia governato da una legge che mette insieme le persone sconosciute e allo stesso tempo giá incontrate in qualche angolo della nostra mente e della nostra anima, parte di quel mondo invisibile che non vive nel mondo ma che di esso si nutre e che ci dá la chiave per potervi entrare. A volte ci penso, penso a come potrei realmente esistere se non avessi altri occhi dentro i miei occhi e del resto questa sensazione di avere una doppia versione dei miei organi l'ho sempre avuta, fin da quando ero bambina. E con quattro occhi (ed un solo cuore, perché il cuore, per quanto grande, é sempre uno) ho camminato per le strade di Barcellona alla ricerca di ció che piú amo di questa cittá, la mescolanza dei colori, delle razze, dei rumori e poi quasi all'improvviso , svoltando semplicemente un angolo, certe strade solitarie inondate di luce e di solitudine, quella solitudine allegra e dolce che ti entra nel cuore senza che tu abbia il tempo di rendertene conto... ed é allora, in quei momenti, che mi rendo conto che in qualche modo questa cittá é diventata un pó mia e in fondo un pó anche mi somiglia.
Il biglietto della metro da dieci corse riporta inevitabilmente l'annuncio che é giunto il tempo di cominciare un nuovo viaggio. Titúlo esgotat. Titoli di coda, si potrebbe romanticamente tradurre.
Gli occhi e il canto lusitano mi aspettano.
Quanto tempo era che non tornavo a Barcellona?
Ci ho pensato spesso in questi giorni e i dati reali non hanno mai coinciso con quelli delle mie sensazioni. I miei piedi ed i miei occhi e la mia seconda lingua avevano vissuto in questi stessi posti quest'estate, sebbene se in una settimana che poco tempo aveva lasciato alla mia mente di entrare in contatto con gli odori e i colori di questa cittá.
Sette giorni possono non essere niente nella vita di una persona o a volte possono essere tantissime cose, possono regalarti occhi che prima non avevi o che non riuscivi a sentire, siano essi i tuoi o quelli di altre persone. Quando ci penso, alle persone intendo, mi chiedo sempre se é piú forte l'amore o la rabbia che provo verso il genere umano. Di odio, certo, non potrei parlare, sarebbe come odiare me stessa. Ma in generale il viaggiare mi riconcilia con i miei simili e mi regala sempre nuove finestre dalle quali affacciarmi e cogliere cosi nuovi punti di vista.
vista con granello di sabbia...
Ho letto nuove poesie della Szymborska in questi giorni (a dire il vero, ho letto tantissimo in questi giorni) e ce n'era una con un verso che non ho dimenticato (non ho piú il libro, l'ho regalato).
Mi vietano caffé vodka e sigarette,
di portare oggetti e ricordi pesanti.
Devo far finta di non aver sentito
- mi ha risposto.
Questi pochi versi sono stati il leitmotiv di questi miei giorni catalani.
Forse perché ho respirato la leggerezza come non mi succedeva da tempo, intendo quella leggerezza che si trova in se stessi, oserei quasi dire la grazia e la grazia non puó che farmi venire in mente la Bellezza. Forse credo di poter dire, di aver ritrovato la chiave del vecchio festino di cui ero venuta alla ricerca e di aver guardato di nuovo in faccia quella Bellezza, mentre ora dalla televisione, in questa sala d'attesa, come sottofondo ad una stupida pubblicitá di cereali esce una struggente spiders from mars e il mio volo per Lisbona ha due ore di ritardo. Ma cavolo, ho di nuovo la chiave e con questa stessa chiave tra poche ore saró nella cittá dell'anima, al cospetto di chi sicuramente mi saprá parlare ancora mentre percorreró rua dos douradores e guarderó in alto, verso una finestra all'ultimo piano che dá sull'infinito.
E all'infinito ci pensavo anche ieri sera, dopo essere stata all'Istituto Italiano di cultura ed essermi incontrata con Alessia ed Andrea. E con le altre ragazze che insegnano lí. Come se fossimo stati tutti amici da sempre e come se fosse naturale, dopo cinque minuti, finire di fronte ad una birra (piú birre) in un piccolo locale di gracia. Ed é incredibile come tutto sia governato da una legge che mette insieme le persone sconosciute e allo stesso tempo giá incontrate in qualche angolo della nostra mente e della nostra anima, parte di quel mondo invisibile che non vive nel mondo ma che di esso si nutre e che ci dá la chiave per potervi entrare. A volte ci penso, penso a come potrei realmente esistere se non avessi altri occhi dentro i miei occhi e del resto questa sensazione di avere una doppia versione dei miei organi l'ho sempre avuta, fin da quando ero bambina. E con quattro occhi (ed un solo cuore, perché il cuore, per quanto grande, é sempre uno) ho camminato per le strade di Barcellona alla ricerca di ció che piú amo di questa cittá, la mescolanza dei colori, delle razze, dei rumori e poi quasi all'improvviso , svoltando semplicemente un angolo, certe strade solitarie inondate di luce e di solitudine, quella solitudine allegra e dolce che ti entra nel cuore senza che tu abbia il tempo di rendertene conto... ed é allora, in quei momenti, che mi rendo conto che in qualche modo questa cittá é diventata un pó mia e in fondo un pó anche mi somiglia.
Il biglietto della metro da dieci corse riporta inevitabilmente l'annuncio che é giunto il tempo di cominciare un nuovo viaggio. Titúlo esgotat. Titoli di coda, si potrebbe romanticamente tradurre.
Gli occhi e il canto lusitano mi aspettano.
mercoledì, ottobre 25, 2006
viaggiano i viandanti
Ogni volta che parto per un viaggio mi vengono inevitabilmente alla mente le parole dei csi e soprattutto il fatidico verso. Ieri mattina ho visto l'alba nel pullman che mi portava all'aereoporto di Fiumicino. Accanto a me tre ragazzi che andavano in Australia a cercare un fottuto lavoro. Non sono riuscita a dormire neanche per un attimo, avevo addosso una strana adrenalina mista ad inquietudine che mi portava nello stesso momento in troppi posti e a troppe persone. Stamattina ho dormito come non dormivo da tanto e ora mi sento libera, senza fantasmi nella testa, ma solo con la voglia di risentire l'odore e riafferrare i colori di questa città y por esto me voy.
lunedì, ottobre 23, 2006
I am there while you choke on me
Non ricordo se la parola era in inglese, in spagnolo o in francese. Ultimamente ho bazzicato tutte e tre le lingue e gli strascichi dei cinque amaridelcapo di ieri sera mettono a dura prova la mia memoria. Comunque la parola era controtempo ed aveva un suono bellissimo.
Ricordo solo il primo concerto degli incontri internazionali di musica d'autore al quale siamo arrivati troppo tardi e il pomeriggio in costiera sotto un cielo plumbeo e le nostre risate a colorarlo. E la mia vita violenta a riempire gli spazi del mio monolocale mentre mangiavamo seduti per terra la pasta al pesto, cercando traduzioni sensate a strani titoli di canzoni e parlando una strana lingua nata chissà dove. Cazzo, è tardissimo, non sentirò più nessuno dire oggi il cielo ha pianto tanto ma a quel cielo ci penserò spesso, da ogni latitudine.
domenica, ottobre 22, 2006
sensazioni di cose minime
Fuori continua a piovere, oramai da ore.
Ho lasciato il balcone aperto per poter sentire meglio il rumore della pioggia. E il silenzio che nasconde in sé e che si rivela solo a chi sa ascoltarlo. La pioggia mi procura malinconia e allo stesso tempo la voglia di andare oltre le mie sensazioni. Oggi ho letto tutto il pomeriggio ed era tanto che non mi succedeva. Certe volte torno a dei libri come si torna ad un amico perché considero mie, con maggiore consanguineità e intimità, talune figure che sono scritte nei libri, più di molte persone che sono considerate reali, che sono fatte di quell’inutilità metafisica chiamata carne ed ossa.
C’è una pace irreale in questo cortile che non vedo ma dove sento battere la pioggia. Qualcuno sta usando un martello, ma lo fa con delicatezza, come quando si ha paura di piegare il chiodo ed allora i colpi sono piccoli e secchi. A pensarci ora questa potrebbe essere una bella metafora per la vita di certe persone, maldestre con le proprie mani, quando colpiscono i sentimenti degli altri come se fossero chiodi che possono essere spezzati.
Tra due giorni parto per andare in quei posti dove ho lasciato una parte di me (o dove certe parti di me sono nate prima ancora che io nascessi), dove è caduto un mio sguardo, dove è vibrata una mia sensazione, dove ho messo al sicuro qualche piccolo dolore e qualche piccola gioia. Ma non vado per riprendermeli perché ogni cosa ha il suo posto stabilito nello spazio. E del resto le sensazioni, gli sguardi, i dolori e le gioie che senso avrebbero se non continuassero a vivere nei luoghi dove sono nate?
Vado a trovarmi e ad ascoltarmi.
Vado a cercare la chiave del vecchio festino, dove forse mi potrebbe tornare l’appetito.
E richiedere alla Bellezza di sedersi sulle mie ginocchia perché io non l’ho mai insultata. Mai.
Ho lasciato il balcone aperto per poter sentire meglio il rumore della pioggia. E il silenzio che nasconde in sé e che si rivela solo a chi sa ascoltarlo. La pioggia mi procura malinconia e allo stesso tempo la voglia di andare oltre le mie sensazioni. Oggi ho letto tutto il pomeriggio ed era tanto che non mi succedeva. Certe volte torno a dei libri come si torna ad un amico perché considero mie, con maggiore consanguineità e intimità, talune figure che sono scritte nei libri, più di molte persone che sono considerate reali, che sono fatte di quell’inutilità metafisica chiamata carne ed ossa.
C’è una pace irreale in questo cortile che non vedo ma dove sento battere la pioggia. Qualcuno sta usando un martello, ma lo fa con delicatezza, come quando si ha paura di piegare il chiodo ed allora i colpi sono piccoli e secchi. A pensarci ora questa potrebbe essere una bella metafora per la vita di certe persone, maldestre con le proprie mani, quando colpiscono i sentimenti degli altri come se fossero chiodi che possono essere spezzati.
Tra due giorni parto per andare in quei posti dove ho lasciato una parte di me (o dove certe parti di me sono nate prima ancora che io nascessi), dove è caduto un mio sguardo, dove è vibrata una mia sensazione, dove ho messo al sicuro qualche piccolo dolore e qualche piccola gioia. Ma non vado per riprendermeli perché ogni cosa ha il suo posto stabilito nello spazio. E del resto le sensazioni, gli sguardi, i dolori e le gioie che senso avrebbero se non continuassero a vivere nei luoghi dove sono nate?
Vado a trovarmi e ad ascoltarmi.
Vado a cercare la chiave del vecchio festino, dove forse mi potrebbe tornare l’appetito.
E richiedere alla Bellezza di sedersi sulle mie ginocchia perché io non l’ho mai insultata. Mai.
sabato, ottobre 21, 2006
sonetto trentaquattro
Why didst thou promise such a beauteous day,
And make me travel forth without my cloak,
To let base clouds o’ertake me in my way,
Hiding thy brav’ry in their rotten smoke?
‘Tis not enough that trough the cloud thou break,
To dry the rain on my storm-beaten face,
For no man well of such a salve can speak,
That heals the wound, and cures not the disgrace:
Nor can thy shame give physic to my grief,
Though thou repent, yet I have still the loss,
Th’offender’s sorrow lends but weak relief
To him that bears the strong offence’s cross.
Ah but those tears are pearl which thy love sheds,
And they are rich, and ransom all ill deeds.
Shakespeare
dedicata, of course.
And make me travel forth without my cloak,
To let base clouds o’ertake me in my way,
Hiding thy brav’ry in their rotten smoke?
‘Tis not enough that trough the cloud thou break,
To dry the rain on my storm-beaten face,
For no man well of such a salve can speak,
That heals the wound, and cures not the disgrace:
Nor can thy shame give physic to my grief,
Though thou repent, yet I have still the loss,
Th’offender’s sorrow lends but weak relief
To him that bears the strong offence’s cross.
Ah but those tears are pearl which thy love sheds,
And they are rich, and ransom all ill deeds.
Shakespeare
dedicata, of course.
giovedì, ottobre 19, 2006
ma non era di sinistra?!?
Oltre 50mila posti di lavoro in meno nella scuola. Secondo i dati
della relazione tecnica, la Finanziaria che approderà fra breve in
Parlamento prevede una robusta sforbiciata del personale
scolastico. Circa 42 mila cattedre e poco più di 8 mila posti di
personale Ata (amministrativi, tecnici e ausiliari), il tutto in soli
3 anni. E così l’entusiasmo iniziale per le 150 mila immissioni
in ruolo annunciate dal ministro della Pubblica istruzione
Giuseppe Fioroni comincia a smorzarsi. Aumenterà anche il
numero degli alunni per classe (più 0,4 alunni per classe). Per
risparmiare, poi, il governo intende ridurre del 10% i bocciati.
Ci saranno ore di lezione in meno nelle Professionali, ma arriva
l’insegnante di inglese nella scuola primaria.
cazzo, però c'è il fucking inglese fin dalla scuola primaria....
che vergogna.....
della relazione tecnica, la Finanziaria che approderà fra breve in
Parlamento prevede una robusta sforbiciata del personale
scolastico. Circa 42 mila cattedre e poco più di 8 mila posti di
personale Ata (amministrativi, tecnici e ausiliari), il tutto in soli
3 anni. E così l’entusiasmo iniziale per le 150 mila immissioni
in ruolo annunciate dal ministro della Pubblica istruzione
Giuseppe Fioroni comincia a smorzarsi. Aumenterà anche il
numero degli alunni per classe (più 0,4 alunni per classe). Per
risparmiare, poi, il governo intende ridurre del 10% i bocciati.
Ci saranno ore di lezione in meno nelle Professionali, ma arriva
l’insegnante di inglese nella scuola primaria.
cazzo, però c'è il fucking inglese fin dalla scuola primaria....
che vergogna.....
mercoledì, ottobre 18, 2006
lettere dal Sahara
L'ho scoperto solo ieri sera, dopo la seconda serata al cineforum.
Il titolo di Lettere dal Sahara è stato preso in prestito da un libro di Alberto Moravia. Negli anni tra il 1975 e il 1981, egli attraversò l’Africa come inviato speciale del «Corriere della Sera». Nel 1981 decise di raccogliere i relativi articoli nell’unico volume intitolato appunto: Lettere dal Sahara.
«Per me è la cosa più bella che esista al mondo» – dichiarò nell’intervista resa ad Alain Elkann – «il suo odore non si dimentica mai.
Correrò a comprarlo, voi correte al cinema a vedere il film perchè, seppure con qualche defaiance nella prima parte, la seconda merita veramente una visione e più di una riflessione.
lunedì, ottobre 16, 2006
spleen
Oggi pomeriggio, complice una nostalgia rabbiosa che a volte mi prende senza nessun preavviso, ho riaperto Les fleurs du mal. Un pò come tornare a casa e allo stesso tempo in un luogo sconosciuto, ma non puoi fare a meno di sederti e di ascoltare.
Quand le ciel bas et lourd pèse comme un couvercle
Sur l'esprit gémissant en proie aux longs ennuis,
Et que de l'horizon embrassant tout le cercle
Il nous verse un jour noir plus triste que les nuits;
Quand la terre est changée en un cachot humide,
Où l'Espérance, comme une chauve-souris,
S'en va battant les murs de son aile timide
Et se cognant la tête à des plafonds pourris;
Quand la pluie étalant ses immenses traînées
D'une vaste prison imite les barreaux,
Et qu'un peuple muet d'infâmes araignées
Vient tendre ses filets au fond de nos cerveaux,
Des cloches tout à coup sautent avec furie
Et lancent vers le ciel un affreux hurlement,
Ainsi que des esprits errants et sans patrie
Qui se mettent à geindre opiniâtrément.
- Et de longs corbillards, sans tambours ni musique,
Défilent lentement dans mon âme; l'Espoir,
Vaincu, pleure, et l'Angoisse atroce, despotique,
Sur mon crâne incliné plante son drapeau noir.
Baudelaire
Quand le ciel bas et lourd pèse comme un couvercle
Sur l'esprit gémissant en proie aux longs ennuis,
Et que de l'horizon embrassant tout le cercle
Il nous verse un jour noir plus triste que les nuits;
Quand la terre est changée en un cachot humide,
Où l'Espérance, comme une chauve-souris,
S'en va battant les murs de son aile timide
Et se cognant la tête à des plafonds pourris;
Quand la pluie étalant ses immenses traînées
D'une vaste prison imite les barreaux,
Et qu'un peuple muet d'infâmes araignées
Vient tendre ses filets au fond de nos cerveaux,
Des cloches tout à coup sautent avec furie
Et lancent vers le ciel un affreux hurlement,
Ainsi que des esprits errants et sans patrie
Qui se mettent à geindre opiniâtrément.
- Et de longs corbillards, sans tambours ni musique,
Défilent lentement dans mon âme; l'Espoir,
Vaincu, pleure, et l'Angoisse atroce, despotique,
Sur mon crâne incliné plante son drapeau noir.
Baudelaire
sabato, ottobre 14, 2006
honey
L'altro giorno per andare in accademia ho indossato la mia maglietta blu dei radiohead, quella con dietro la scritta "uk not ok". Ricordo ancora perfettamente quando la comprai. Era il millenovecentonovantotto, avevo ventitrè anni ed ero a Madrid per il progetto erasmus. Il tour era quello di Ok Computer. Il concerto lo vidi con due ragazzi italiani che a malapena conoscevo e ricordo che la sera tornando a casa stavo perdendo l'ultima metropolitana ed ero angosciata dall'idea di restare per la strada tutta la notte, perchè non avevo nemmeno i soldi per fare una telefonata a chi abitava con me. Quella paura mi restò addosso per parecchio tempo, ma insieme alla paura mi rimase addosso anche la bellezza di quel concerto. Non ho mai più visto i radiohead dal vivo, ci sono andata vicina molte volte, soprattutto dopo Kid A che ho ascoltato fino alla nausea. Marco, il mio alunno anglo-toscano, studente di filosofia, l'altro giorno ha apprezzato molto la mia maglietta e così ci siamo incontrati sulla stessa onda. Mi dice che a lui sembra strano vedere che gli italiani ascoltano la musica inglese e chissà forse sarebbe lo stesso per me se scoprissi che lui ascoltasse i gruppi italiani che piacciono a me.
Ieri, durante la pausa, mi ha invitato a prendere il caffè (poi in realtà abbiamo preso due cappuccini) e alla domanda su quale fosse il mio album preferito io ho detto Ok computer, lui Pablo Honey. Ed ora mentre scrivo ascolto il suo album preferito, non ricordavo che fosse cosi bello e probabilmente ha ragione Marco a dire che è il migliore, è sicuramente molto più rock e forse più spontaneo. Non lo so, certe volte quando mi capita di riascoltare dischi che non ascolto da anni, mi sembra di sentirli per la prima volta, un tuffo a caduta libera indietro nei miei vent’anni o giù di lì e certe volte mi sento come spaesata, quasi come se non mi aspettassi di tornare cosi all’improvviso nei miei ricordi cosi perfettamente limpidi e reali.
Oggi è sabato, sono le quattro del pomeriggio e fuori c’è un sole meraviglioso. Se non fossi così pigra quanto sono me ne andrei in bici a fare un giro al mare o scenderei per andare da qualche amico a prendere un caffè (mi è finito anche il gas e sto sostituendo il caffè con un bicchiere ghiacciato di amaro del capo). Penso a chi mi manca, a chi vorrei fosse qui con me, a chi vorrei raggiungere e a chi vorrei che mi raggiungesse.
Odio le distanze e amo il coraggio, ma non so se ho sempre la voglia e la forza di combattere.
Ieri, durante la pausa, mi ha invitato a prendere il caffè (poi in realtà abbiamo preso due cappuccini) e alla domanda su quale fosse il mio album preferito io ho detto Ok computer, lui Pablo Honey. Ed ora mentre scrivo ascolto il suo album preferito, non ricordavo che fosse cosi bello e probabilmente ha ragione Marco a dire che è il migliore, è sicuramente molto più rock e forse più spontaneo. Non lo so, certe volte quando mi capita di riascoltare dischi che non ascolto da anni, mi sembra di sentirli per la prima volta, un tuffo a caduta libera indietro nei miei vent’anni o giù di lì e certe volte mi sento come spaesata, quasi come se non mi aspettassi di tornare cosi all’improvviso nei miei ricordi cosi perfettamente limpidi e reali.
Oggi è sabato, sono le quattro del pomeriggio e fuori c’è un sole meraviglioso. Se non fossi così pigra quanto sono me ne andrei in bici a fare un giro al mare o scenderei per andare da qualche amico a prendere un caffè (mi è finito anche il gas e sto sostituendo il caffè con un bicchiere ghiacciato di amaro del capo). Penso a chi mi manca, a chi vorrei fosse qui con me, a chi vorrei raggiungere e a chi vorrei che mi raggiungesse.
Odio le distanze e amo il coraggio, ma non so se ho sempre la voglia e la forza di combattere.
venerdì, ottobre 13, 2006
stagioni
Oggi pomeriggio, verso le cinque, dopo aver fatto il mio bravo dovere di lavoratrice e di studente sono scesa dall’accademia per tornare a casa. Sono salita in sella alla mia bici e all’improvviso ho sentito una voglia incredibile di immergermi in quell’aria dolcissima di autunno che si respirava tutt’intorno. Ci sono giornate che regalano sensazioni improvvise, di una semplicità cosi limpida e disarmante a cui è impossibile resistere. Cosi la mia bici mi ha portato in giro, a respirare le ultime ore di luce e a catturare un bellissimo tramonto che io ora regalo a chi, pensandomi, sorride.
Le centre du monde est partout et chez nous (Paul Eluard, Saisons)
giovedì, ottobre 12, 2006
volevo solo vivere
Ieri sera è iniziato il cineforum che frequento da un pò di anni a questa parte.
Il cartellone prevedeva come prima visione volevo solo vivere di Mimmo Calopresti.
Niente di nuovo, ma alla ferocia e all'assurdo non ci si abitua mai.
Stanotte non ci ho dormito e dopo quasi ventiquattro ore quelle immagini e quei suoni mi gridano ancora nella testa.
E la domanda resta sempre la stessa: com'è potuto accadere?
E una risposta come sempre non c'è.
Il cartellone prevedeva come prima visione volevo solo vivere di Mimmo Calopresti.
Niente di nuovo, ma alla ferocia e all'assurdo non ci si abitua mai.
Stanotte non ci ho dormito e dopo quasi ventiquattro ore quelle immagini e quei suoni mi gridano ancora nella testa.
E la domanda resta sempre la stessa: com'è potuto accadere?
E una risposta come sempre non c'è.
martedì, ottobre 10, 2006
désolé
Oggi c'è un meraviglioso cielo azzurro. C'era lo stesso cielo quando a fine luglio sono entrata per la prima volta in accademia. Forse quando ritornerò ci sarà un cielo ugualmente bello, anzi, ne sono sicura.
lunedì, ottobre 09, 2006
vendemmia
sabato, ottobre 07, 2006
capitolo docici
Guido diceva "Ci dev'essere altra gente che ha voglia di vivere al di fuori di tutte le scelte obbligate, e se lo sogna ma non sa come arrivarci, e magari per frustazione entra in una setta religiosa o cerca disperatemente di diventare ricca o ci rinuncia o si ammazza. Mi fa impazzire pensare alle persone sensibili e piene di qualità che odiano il denaro e le industrie e le macchine e il potere, e perchè sono sole pensano di essere malate, si sforzano di adattarsi alla realtà e se ne fanno schiacciare. Dobbiamo solo trovare il modo di raggiungerle, mettere annunci sui giornali di tutto il mondo e parlarne con tutti i mezzi possibili, stabilire contatti."
Era un bel pò di tempo che non regalavo un libro a qualcuno e con il verbo regalare intendo quella voglia che ti nasce dentro e ti porta a sentire le tue braccia troppo corte e le parole troppo piccole, da chiedere aiuto ad un libro che ami e poterlo usare come un'ala per arrivare più vicino alla persona che ti fa nascere quella sensazione nell'anima. Qualche settimana fa ho regalato Due di due. Anche io a mia volta lo avevo ricevuto in dono. Riaprirlo e rileggerlo è stato un dono che nasceva per la seconda volta.
Era un bel pò di tempo che non regalavo un libro a qualcuno e con il verbo regalare intendo quella voglia che ti nasce dentro e ti porta a sentire le tue braccia troppo corte e le parole troppo piccole, da chiedere aiuto ad un libro che ami e poterlo usare come un'ala per arrivare più vicino alla persona che ti fa nascere quella sensazione nell'anima. Qualche settimana fa ho regalato Due di due. Anche io a mia volta lo avevo ricevuto in dono. Riaprirlo e rileggerlo è stato un dono che nasceva per la seconda volta.
venerdì, ottobre 06, 2006
la vita è un pendolo che oscilla
Perchè in certi giorni mi sembra di toccare il cielo con un dito ed in altri sono cosi triste tanto da non riuscire a vederlo nemmeno quello stesso cielo? Forse oggi è solo nostalgia. O forse è lo scotto da pagare per sentire tutte le sensazioni possibili in tutte le possibili maniere.
Metti te stesso in tutto ciò che fai, poni quanto sei nel minimo che fai, diceva IL poeta.
Metti te stesso in tutto ciò che fai, poni quanto sei nel minimo che fai, diceva IL poeta.
mercoledì, ottobre 04, 2006
nuovo mondo
Se c'è un motivo particolare per cui amo l'autunno questo è il cinema, il poter ritornare nelle sale, magari con pochissima gente, con la luce dello schermo che illumina il buio. Il cinema è forse l'unico luogo in cui mi sento sempre a casa, anche se fisicamente mi trovo in un' altra città o in un altro paese. L'altra sera ho inaugurato la mia nuova stagione cinefila con un film che volevo assolutamente vedere prima possibile. Nuovo mondo di Emanuele Crialese. Me ne sono andata con Julian, il mio amico argentino (con tanto di cognome italiano) e con grande curiosità mi sono goduta il film. Chi mi conosce sa che l'emigrazione, in quanto argomento storico e linguistico, mi ha sempre affascinato un sacco. Il film parla appunto di emigrazione ed è abbastanza visionario, una delle caratteristiche che amo di più nel cinema, ma anche nella realtà che mi sta intorno e naturalmente nelle persone. E ancor di più nella poesia.
Siamo i sogni che facciamo, chi lo diceva Shakespeare?
martedì, ottobre 03, 2006
costellazione
Adoro l’autunno.
C’è qualcosa nell’aria che si posa leggera sulla mia anima e la riempie di pace e di malinconia.
Il cuore rallenta, la testa cammina….. potrei passeggiare per ore nel sole di autunno e non sentirmi mai stanca. Sentire insieme la grazia che mi unisce al mondo e attraverso di essa provare a fare della mia malinconia una gioia, arrivando a toccare con la mia mente coloro che sento dentro di me.
Io sono nato sotto il segno della costellazione d’autunno
e perciò amo i frutti e detesto i fiori
i baci che do li rimpiango uno per uno [..]
mio eterno autunno mia stagione mentale
costellazione
Apollinaire
C’è qualcosa nell’aria che si posa leggera sulla mia anima e la riempie di pace e di malinconia.
Il cuore rallenta, la testa cammina….. potrei passeggiare per ore nel sole di autunno e non sentirmi mai stanca. Sentire insieme la grazia che mi unisce al mondo e attraverso di essa provare a fare della mia malinconia una gioia, arrivando a toccare con la mia mente coloro che sento dentro di me.
Io sono nato sotto il segno della costellazione d’autunno
e perciò amo i frutti e detesto i fiori
i baci che do li rimpiango uno per uno [..]
mio eterno autunno mia stagione mentale
costellazione
Apollinaire
lunedì, settembre 25, 2006
sabato, settembre 23, 2006
posso essere felice
Come se potessi non essere fragile …ma posso essere felice…
Stasera, mentre tornavo a casa mi è rivenuta in mente questa canzone o forse è stato il mio subconscio a spararmela dritta dritta nella testa o forse dovrei dire nel cuore.
Ci sono giornate che sono perfette, piene di emozioni che ti svegliano all’improvviso e allo stesso tempo ti danno la pace. Oggi credo che per me sia stata una di quelle giornate. In accademia il tempo è passato leggero e il pomeriggio l’ho passato in una insenatura dalle parti di Cetara. Era da tanto che non parlavo di altri mondi e oggi ne ho finalmente riparlato con qualcuno. E’ stato emozionante ed allo stesso tempo pericoloso. A volte ho paura di toccare qualcuno troppo da vicino per il pericolo di potergli fare male. Non penso a me o almeno non consapevolmente. Forse penso a chi mi ha toccato troppo da vicino negli ultimi anni e mi ha fatto male. Ho paura di toccare chi vedo puro e cosi inconsapevole di fronte alla vita, di fronte a ciò che gli succede intorno, probabilmente senza neanche rendersi conto di quello che prova in certi momenti.
Eppure, anche io dieci anni fa dovevo essere cosi. Inconsapevole, dico. Pura credo di esserlo ancora, me ne rendo conto in giornate come questa, quando in bicicletta percorro la strada che dal Teatro Verdi mi porta a casa mia e in quei pochi minuti una gioia innocente mi pervade il cuore e mi disegna un sorriso sulla bocca.
Sono le tre di notte. Domani mattina devo portare la mia amica spagnola a Paestum eppure non ho sonno, nonostante le diecimila ore di sonno che ho perso in questi ultimi due mesi. Stasera tornando da Cetara, Salerno mi sembrava una città nuova, un posto che non avevo mai visto.
E un’oretta fa, tornando da largo campo ho visto anche te, quasi a chiudere il cerchio. Avrei voluto abbracciarti, dirti che ero felice e che non mi importava se questa felicità sarebbe durata per poco. E so che ti avrebbe fatto piacere sentirmelo dire. Possiamo ridere e scherzare ancora, raccontarci tante cose e stare anche bene, riuscire addirittura a trasmetterci il nostro affetto, ma non possiamo o forse non sappiamo più abbracciarci come facevamo un tempo. Non ho mai più abbracciato nessuno con la stessa gioia e con la stessa intensità. Quanto mi mancano quegli abbracci. Dentro di me lontanissimi e vicinissimi, quasi attaccati al cuore. Per sempre, su quelle linee parallele che non si incontreranno mai e che allo stesso tempo cammineranno sempre accanto. Bonne nuit.
Stasera, mentre tornavo a casa mi è rivenuta in mente questa canzone o forse è stato il mio subconscio a spararmela dritta dritta nella testa o forse dovrei dire nel cuore.
Ci sono giornate che sono perfette, piene di emozioni che ti svegliano all’improvviso e allo stesso tempo ti danno la pace. Oggi credo che per me sia stata una di quelle giornate. In accademia il tempo è passato leggero e il pomeriggio l’ho passato in una insenatura dalle parti di Cetara. Era da tanto che non parlavo di altri mondi e oggi ne ho finalmente riparlato con qualcuno. E’ stato emozionante ed allo stesso tempo pericoloso. A volte ho paura di toccare qualcuno troppo da vicino per il pericolo di potergli fare male. Non penso a me o almeno non consapevolmente. Forse penso a chi mi ha toccato troppo da vicino negli ultimi anni e mi ha fatto male. Ho paura di toccare chi vedo puro e cosi inconsapevole di fronte alla vita, di fronte a ciò che gli succede intorno, probabilmente senza neanche rendersi conto di quello che prova in certi momenti.
Eppure, anche io dieci anni fa dovevo essere cosi. Inconsapevole, dico. Pura credo di esserlo ancora, me ne rendo conto in giornate come questa, quando in bicicletta percorro la strada che dal Teatro Verdi mi porta a casa mia e in quei pochi minuti una gioia innocente mi pervade il cuore e mi disegna un sorriso sulla bocca.
Sono le tre di notte. Domani mattina devo portare la mia amica spagnola a Paestum eppure non ho sonno, nonostante le diecimila ore di sonno che ho perso in questi ultimi due mesi. Stasera tornando da Cetara, Salerno mi sembrava una città nuova, un posto che non avevo mai visto.
E un’oretta fa, tornando da largo campo ho visto anche te, quasi a chiudere il cerchio. Avrei voluto abbracciarti, dirti che ero felice e che non mi importava se questa felicità sarebbe durata per poco. E so che ti avrebbe fatto piacere sentirmelo dire. Possiamo ridere e scherzare ancora, raccontarci tante cose e stare anche bene, riuscire addirittura a trasmetterci il nostro affetto, ma non possiamo o forse non sappiamo più abbracciarci come facevamo un tempo. Non ho mai più abbracciato nessuno con la stessa gioia e con la stessa intensità. Quanto mi mancano quegli abbracci. Dentro di me lontanissimi e vicinissimi, quasi attaccati al cuore. Per sempre, su quelle linee parallele che non si incontreranno mai e che allo stesso tempo cammineranno sempre accanto. Bonne nuit.
mercoledì, settembre 20, 2006
bocca di rosa
Con mio grande orgoglio oggi ho sottoposto i miei alunni di livello intermedio all'ascolto di bocca di rosa e al relativo tentativo di spiegarne il significato. Trovo davvero scandaloso che in tutto il mondo si conoscano Eros Ramazzotti e Laura Pausini e non lui ed i suoi messaggi. Fabrizio, io oggi ti ho fatto un pò di giustizia e ne sono contenta.
martedì, settembre 19, 2006
già settembre
Settembre mi fa venire in mente molte parole, molte immagini, sensazioni, persone vicine e lontane. Settembre segna il confine tra l’estate e l’autunno, ovvero due stagioni che amo per motivi esattamente opposti. A volte vorrei che i mesi, certe atmosfere, si potessero saggiare. Avvicinarci la punta della lingua come quando non si è sicuri di aver preso il barattolo del sale o dello zucchero, e sentirne cosi il sapore e poterlo fissare nella propria mente proprio come fosse un qualcosa di corporeo. In questi giorni pensavo che un settembre fa riprendevo la mia vita italiana dopo la parentesi catalana. Sono cambiate un bel po’ di cose dentro e fuori di me e allo stesso tempo molte cose sono rimaste uguali. Ho conosciuto delle persone nuove e molte nuove persone. Qualcuna l’ho messa da parte o almeno ci ho provato. Mi piace quando tutta la vita intorno si muove qualunque sia la direzione. Cinque anni fa avevo i capelli lunghi. Durante tutto questo tempo li ho tagliati o lasciati crescere senza un criterio preciso, ma solo seguendo i capricci del momento. Ho deciso che ora non li taglierò per un bel pò. Può sembrare una decisione futile, banale, insignificante, ma per me è il simbolo di un mio cambiamento, di uno stato d’animo più certo e meno precario. Circa due mesi fa ero in un bar libanese sulla rambla del Raval, in quel di Barcelona, con mia cugina Eloisa. Parlavamo di inquietudine, della sua presenza e della sua mancanza. E di questi due stati insieme. Sento che in questo ultimo anno la mia inquietudine si è trasformata, assumendo colori più morbidi e forse anche più dolci. Dovrei forse dire più maturi? Non lo so, so solamente che posso guardare avanti e non avere paura. Domani sicuramente cambierà, ma per oggi sono felice di poter afferrare questo arcobaleno dentro di me.
domenica, settembre 10, 2006
domenica, settembre 03, 2006
love is a suicide
[...]
now we drive the night, to the ironies of peace
You can't help deny forever
The tragedies reside in you
The secret sights hide in you
The lonely nights divide you in two
All my blisters now revealed
In the darkness of my dreams
In the spaces in between us
but no bodies ever knew
Nobodys
No bodies felt like you
Nobodys
Love is suicide
sabato, settembre 02, 2006
i will never be the same
all of this is yours
you can lose yourself here
your name bursts inside my mouth
I will never be the same
I will never be the same
for your love it leaves a stain in me...
armoniosamente la musica riempie la stanza in questa bellissima serata di inizio settembre.
Inga Liljestrom. Stasera ho rimesso il suo cd nel lettore perchè niente succede a caso. Ieri sera bevevo una birra a largo campo con una ragazza islandese che porta il suo stesso nome, parlando di Bjork, Emiliana Torrini e Sigur Ros. Invisibili fili ci legano.
Non c'è che dire, la traccia numero cinque è un piccolo gioiello.
you can lose yourself here
your name bursts inside my mouth
I will never be the same
I will never be the same
for your love it leaves a stain in me...
armoniosamente la musica riempie la stanza in questa bellissima serata di inizio settembre.
Inga Liljestrom. Stasera ho rimesso il suo cd nel lettore perchè niente succede a caso. Ieri sera bevevo una birra a largo campo con una ragazza islandese che porta il suo stesso nome, parlando di Bjork, Emiliana Torrini e Sigur Ros. Invisibili fili ci legano.
Non c'è che dire, la traccia numero cinque è un piccolo gioiello.
mercoledì, agosto 30, 2006
agosto
Mi sono ripromessa di non mettere nel lettore agosto per questi due giorni.
Vorrei cercare di fare finta di non pensare al fatto che le persone che voglio più bene al mondo sono in partenza o sono già andate via.... e che stanno andando via anche alcune tra quelle persone che sto cominciando a voler bene........ ma c'è anche qualcuno che sta tornando o che ha deciso finalmente di ritornare dopo un pò di anni e diverse latitudini fisiche e mentali e questo non può che farmi nascere un sorriso sulla bocca. E spero di condividerlo questo sorriso.
Ieri sera, nella calma di una cena in collina con gli amici di sempre ci pensavo. Pensavo anche che è incredibile quanto calore e insieme quanto freddo questo amato e odiato mese sia capace di sputarti addosso...... ma resistere è la parola d'ordine, perchè in fondo il coraggio da queste parti non è solo un sentimento o un concetto, è un'ombra che il sole disegna dietro ogni passo.
qui non è il polo sud.
Vorrei cercare di fare finta di non pensare al fatto che le persone che voglio più bene al mondo sono in partenza o sono già andate via.... e che stanno andando via anche alcune tra quelle persone che sto cominciando a voler bene........ ma c'è anche qualcuno che sta tornando o che ha deciso finalmente di ritornare dopo un pò di anni e diverse latitudini fisiche e mentali e questo non può che farmi nascere un sorriso sulla bocca. E spero di condividerlo questo sorriso.
Ieri sera, nella calma di una cena in collina con gli amici di sempre ci pensavo. Pensavo anche che è incredibile quanto calore e insieme quanto freddo questo amato e odiato mese sia capace di sputarti addosso...... ma resistere è la parola d'ordine, perchè in fondo il coraggio da queste parti non è solo un sentimento o un concetto, è un'ombra che il sole disegna dietro ogni passo.
qui non è il polo sud.
venerdì, agosto 25, 2006
voci dal sud
giovedì, agosto 24, 2006
pomeriggio d'agosto
"Perché non riesco a muovere il mio sguardo senza incrociare quello di qualcun altro?
Guardo fuori ma anche sul marciapiede c’è gente che muove la testa, gira lo sguardo, cerca i miei occhi. Gli altri mi chiamano, ma io non so rispondere. Il tram fa una lunga curva e mi sembra di perdere l’equilibrio, mi aggrappo più forte, per un attimo ho le vertigini come dopo un girotondo. Potrei lasciarmi andare. Cadere in ginocchio e domandare perdono. Finora ho chiesto a molti di vedere la mia solitudine, ma non ho mai visto quella degli altri. Non esiste il mio solo malessere ma un dolore più esteso, profondo, che unisce le persone l’una all’altra come i segmenti di una lunga cicatrice. Questo dolore chiede di essere accolto, compreso nel suo intero, da me che ne soffro una parte. Forse perché la mia parte è ancora piccola e in me c’è altro posto, ulteriore resistenza. Capisco che il dolore è un peso che va diviso, a seconda della nostra forza. Se io fossi giusto dovrei offrirmi, aiutare chi è più stremato. Ma non credo di essere giusto. Conosco queste parole: giustizia, comprendere, condividere, ma non so esattamente il loro significato, non so a quali atti esse corrispondano. Forse a nessun atto ma a inutili teorie. O forse ad atti che sono troppo coraggiosi perché io li possa immaginare. Intuisco che l’altruismo debba passare attraverso il sacrificio, ma il pensiero del sacrificio mi provoca un’istintiva ribellione. Il miraggio della mia felicità personale è ancora troppo vicino. Essere arrivato a un passo da questa felicità mi fa desiderare, con gli stessi mezzi, un nuovo tentativo, come uno scalatore scivolato giù dalla montagna che si rialza, tutto ammaccato, e riprende da capo la scalata".
Marco Mancassola
(Il mondo senza di me)
Guardo fuori ma anche sul marciapiede c’è gente che muove la testa, gira lo sguardo, cerca i miei occhi. Gli altri mi chiamano, ma io non so rispondere. Il tram fa una lunga curva e mi sembra di perdere l’equilibrio, mi aggrappo più forte, per un attimo ho le vertigini come dopo un girotondo. Potrei lasciarmi andare. Cadere in ginocchio e domandare perdono. Finora ho chiesto a molti di vedere la mia solitudine, ma non ho mai visto quella degli altri. Non esiste il mio solo malessere ma un dolore più esteso, profondo, che unisce le persone l’una all’altra come i segmenti di una lunga cicatrice. Questo dolore chiede di essere accolto, compreso nel suo intero, da me che ne soffro una parte. Forse perché la mia parte è ancora piccola e in me c’è altro posto, ulteriore resistenza. Capisco che il dolore è un peso che va diviso, a seconda della nostra forza. Se io fossi giusto dovrei offrirmi, aiutare chi è più stremato. Ma non credo di essere giusto. Conosco queste parole: giustizia, comprendere, condividere, ma non so esattamente il loro significato, non so a quali atti esse corrispondano. Forse a nessun atto ma a inutili teorie. O forse ad atti che sono troppo coraggiosi perché io li possa immaginare. Intuisco che l’altruismo debba passare attraverso il sacrificio, ma il pensiero del sacrificio mi provoca un’istintiva ribellione. Il miraggio della mia felicità personale è ancora troppo vicino. Essere arrivato a un passo da questa felicità mi fa desiderare, con gli stessi mezzi, un nuovo tentativo, come uno scalatore scivolato giù dalla montagna che si rialza, tutto ammaccato, e riprende da capo la scalata".
Marco Mancassola
(Il mondo senza di me)
un nome da signora
Come faremo ora
che hai trovato un lavoro
a parlarci ancora
come faremo ora
che il grande raccolto è malato
ed è andato perduto
Come puoi riderne ancora
Come puoi ridere ora
Come puoi riderne allora
Come puoi ridere ora
Se tutto ciò che ti serve ora
è solo la maniera per fuggire di qui
Ma come faremo ora
che hai una macchina nuova
e un nome da signora
Se tutti i soldi che hai
non ti bastano
per comprarti qualcosa che resti
e non morire ogni giorno di più
(nonvogliocheclara)
che hai trovato un lavoro
a parlarci ancora
come faremo ora
che il grande raccolto è malato
ed è andato perduto
Come puoi riderne ancora
Come puoi ridere ora
Come puoi riderne allora
Come puoi ridere ora
Se tutto ciò che ti serve ora
è solo la maniera per fuggire di qui
Ma come faremo ora
che hai una macchina nuova
e un nome da signora
Se tutti i soldi che hai
non ti bastano
per comprarti qualcosa che resti
e non morire ogni giorno di più
(nonvogliocheclara)
mercoledì, agosto 23, 2006
dal silenzio
E’ un sentimento ti guida genera una commozione che incontrollabile ti schianta il cuore e inghiotti vano il tentativo di resistere
E’ l’istante sussurri piano il nome di chi ti ha accompagnato giorno dopo giorno smettendo di cercare quale scopo ha la ragione o il torto
E’ il momento secoli di fatica e calcoli scompaiono e sei solo nel silenzio a ogni brivido ricordi amare è inevitabile amare è inevitabile
Sì, mi manchi ma non è vero che ti ho perso pochi secondi uguali ad una vita intera confondono le scelte coi necessari errori
E’ la fine così la chiama chi ha paura di riconoscere che per morire in pace è indispensabile lottare per continuare a vivere
(perturbazione)
ma tu lo sai?
E’ l’istante sussurri piano il nome di chi ti ha accompagnato giorno dopo giorno smettendo di cercare quale scopo ha la ragione o il torto
E’ il momento secoli di fatica e calcoli scompaiono e sei solo nel silenzio a ogni brivido ricordi amare è inevitabile amare è inevitabile
Sì, mi manchi ma non è vero che ti ho perso pochi secondi uguali ad una vita intera confondono le scelte coi necessari errori
E’ la fine così la chiama chi ha paura di riconoscere che per morire in pace è indispensabile lottare per continuare a vivere
(perturbazione)
ma tu lo sai?
martedì, agosto 22, 2006
dedicata (se mai qualcuno capirà sarà senz'altro un'altra come me)
Ad esempio a me piace la strada
col verde bruciato, magari sul tardi
macchie più scure senza rugiada
coi fichi d'India e le spine dei cardi
Ad esempio a me piace vedere
la donna nel nero nel lutto di sempre
sulla sua soglia tutte le sere
che aspetta il marito che torna dai campi
Ma come fare non so
Si devo dirlo ma a chi
Se mai qualcuno capirà
sarà senz'altro un altro come me
Ad esempio a me piace rubare
le pere mature sui rami se ho fame
e quando bevo sono pronto a pagare
l'acqua, che in quella terra è più del pane
Camminare con quel contadino
Che forse fa la stessa mia strada
parlare dell'uva, parlare del vino
che ancora è un lusso per lui che lo fa
Ad esempio a me piace per gioco
tirar dei calci a una zolla di terra
passarla a dei bimbi che intorno al fuoco
cantano giocano e fanno la guerra
Poi mi piace scoprire lontano
il mare se il cielo è all'imbrunire
seguire la luce di alcune lampare
e raggiunta la spiaggia mi piace dormire
Rino Gaetano (1974)
ad esempio a me piace il sud
.... ed anche a lui
col verde bruciato, magari sul tardi
macchie più scure senza rugiada
coi fichi d'India e le spine dei cardi
Ad esempio a me piace vedere
la donna nel nero nel lutto di sempre
sulla sua soglia tutte le sere
che aspetta il marito che torna dai campi
Ma come fare non so
Si devo dirlo ma a chi
Se mai qualcuno capirà
sarà senz'altro un altro come me
Ad esempio a me piace rubare
le pere mature sui rami se ho fame
e quando bevo sono pronto a pagare
l'acqua, che in quella terra è più del pane
Camminare con quel contadino
Che forse fa la stessa mia strada
parlare dell'uva, parlare del vino
che ancora è un lusso per lui che lo fa
Ad esempio a me piace per gioco
tirar dei calci a una zolla di terra
passarla a dei bimbi che intorno al fuoco
cantano giocano e fanno la guerra
Poi mi piace scoprire lontano
il mare se il cielo è all'imbrunire
seguire la luce di alcune lampare
e raggiunta la spiaggia mi piace dormire
Rino Gaetano (1974)
ad esempio a me piace il sud
.... ed anche a lui
questi giorni davanti al mare
Dopo quasi un mese di lavoro, stamattina sono arrivata per la prima volta con abbondanti tre quarti d'ora di anticipo. Ivana in questo momento è in cammino per la stazione costeggiando il mare e un pò di altre persone che ho nella mente (facendo un conto rapido tre o quattro) stanno facendo un tot di cose, come dormire, svegliarsi dopo una sana - spero- dormita, prepararsi per andare al mare, mettere il caffè sul fuoco, accendere il cellulare, salutare il mondo intorno, tornane a casa o lasciarla, vedere il giorno che nasce per le strade di Stoccolma. Io sono in Accademia, aspettando la mia nuova classe di alunni e pensando già alla fine della lezione quando potrò raggiungere Antonella a mare. Sono solo una decina di giorni che non ci vado e mi sono già sbiancata. Il pensiero più forte di questa mattina è sicuramente il mare di settembre e le sue impressioni, sopraggiunte nella mia testa in modo chiaro e preciso un paio di sere fa attraverso agli occhi di una certa persona che le interpretava attraverso la sua voce. E già mi prefiguro l'autunno e il suo sapore dolciastro che poi è anche il mio.
lunedì, agosto 21, 2006
acthung....
Undici ragazzini austriaci che mi guardano come ebeti... ma non erano livello elementare?
Mi invento una lezione per principianti... con l'aiuto di una tipa tedesca sulla quarantina
che mi fa da interprete con loro....praticamente il colmo... ed io che sfoggio il mio tedesco: ich bin, kinder,blume, dunke e grazie agli einsturzende neubaten....
Mi invento una lezione per principianti... con l'aiuto di una tipa tedesca sulla quarantina
che mi fa da interprete con loro....praticamente il colmo... ed io che sfoggio il mio tedesco: ich bin, kinder,blume, dunke e grazie agli einsturzende neubaten....
giovedì, agosto 17, 2006
colazione da s(tiffany)?
La sala internet dell'Accademia è un posto pieno di gente diversa e forse per questo non è cosi male. La prima parte della mia lezione è stata piena di caffè, cappuccini e cornetti.
Ho scoperto con ribrezzo che la mia alunna irlandese a colazione prende l'acqua calda col miele. E che la russa, la mia preferita, passa mezz'ora a fare colazione mangiando quello che io non mangerei neanche a pranzo. Le svedesi non stanno a numero. La francese poi mi ha chiesto la differenza tra cioccolato e cioccolata. Non ricordo neanche più che storia le ho raccontato.
E che Michael Fernandez, l'americano spagnolo, ha la mamma di Potenza. In fondo il ragazzo si può salvare, allora.
Scendo al bar a ordinare un cappuccino, assolutamente.
Ho scoperto con ribrezzo che la mia alunna irlandese a colazione prende l'acqua calda col miele. E che la russa, la mia preferita, passa mezz'ora a fare colazione mangiando quello che io non mangerei neanche a pranzo. Le svedesi non stanno a numero. La francese poi mi ha chiesto la differenza tra cioccolato e cioccolata. Non ricordo neanche più che storia le ho raccontato.
E che Michael Fernandez, l'americano spagnolo, ha la mamma di Potenza. In fondo il ragazzo si può salvare, allora.
Scendo al bar a ordinare un cappuccino, assolutamente.
sabato, agosto 12, 2006
mosca più balena
"Le cose che ti attendi dalla vita hanno gradazioni diverse: metti la pentola sul fuoco perché ti aspetti che l’acqua bolla; ugualmente giochi un ambo al lotto perchè ti aspetti di vincere, ma se non vinci non te ne meravigli.
Erano usciti i miei due numeri.
Tutto quello che credevo di aver perduto sull’amore mi è tornato facile in un istante: c’erano milioni di frecce al mio arco, anche se le avevo forgiate per altri obiettivi".
Leggendo le ultime righe di mosca più balena mi è venuta in mente un’intervista letta su un numero di pulp dell’autunno scorso all’autrice del libro: Valeria Parrella. Leggo molte interviste su pulp (che è praticamente l’unica rivista che compro regolarmente dal suo primo numero, all’incirca 7/8 anni fa) ma poche me ne restano impresse nella memoria. Quella mi era rimasta scolpita in testa per i temi trattati e per le risposte date da questa ragazza, 1974, napoletana. In questi ultimi dieci giorni ho finalmente letto il suo primo libro ed ora mi accingo a comprare il secondo. Mi sentirei di consigliarlo, ma con la consapevolezza che certe cose le può capire solo chi è nato nella stessa terra, soprattutto in quella mia e di Valeria. Ma il coraggio e l’intelligenza vanno premiati sempre e da tutti e quindi mosca più balena cosa fa?
venerdì, agosto 11, 2006
ferragosto e dintorni
Per quanto mi possa sembrare incredibile ho trascorso la notte di San Lorenzo senza particolare inquietudine. Ieri notte l’ho passata ad un reading letterario presso una famosa e bellissima fornace del luogo, tra Giffoni e Montecorvino. Purtroppo quest'anno niente falò sulla spiaggia ma tra una pizza ed una lettura poetica ho chiacchierato con la mia zia preferita, la mia mamma e il mio papà. Stamattina alle nove in Accademia e ora guardo il calendario e tiro un sospiro di sollievo pensando ai quattro giorni di festa che mi aspettano (e aggiungerei alle ore di sonno di cui potrò godere!). Purtroppo la gita in quel di Sapri non si farà più, causa gli impegni musicali di colui che dovevamo andare a trovare ed è stata rimandata al fine settimana prossimo. Ergo…. ferragosto a Salerno!! Bè.. dirò la verità, a me queste feste come ferragosto e pasquetta non è che piacciano molto… quindi in fondo non lo trovo disdicevole restare qui, considerato che non abito a Brescia o a Milano e nemmeno sull’ultimo paesino del cucuzzolo dell’ultima montagna del mondo (dovrei pensarci più spesso a questo e ricordarmi che anche io ho le mie fortune!). Probabilmente me ne andrò a mare in qualche spiaggetta solitaria non battuta dai napoletani e passerò una giornata come tante a leggere sulla mia asciugamano. A me questo programma non sembra malvagio, come direbbe Luciana! Intanto domani sera arriva Guillame, il mio amichetto francese che si è appena imbarcato da Barcellona e arriverà in Italia via mare! E domani torna anche Antonella dal confine goriziano!
Ho deciso che a settembre o ad ottobre farò un viaggio. In preventivo c’era Berlino ma a causa di diversi motivi (primo il freddo, diciamolo!) probabilmente salterà. Forse me ne andrò un poco a Malta, ho visto che da Salerno c’è il collegamento diretto via mare. Io adoro andare in mare e Malta è un posto che avrei sempre voluto visitare (si lo ammetto, insieme ad altri duemila, però intanto cominciamo da quelli più vicini!).
Marta, Sara, Anna, Marina e Giulia. Ragazze, se leggete il mio blog sappiate che vi penso. Marina questo è un messaggio per te: vengo quanto prima in Messico, te lo giuro!
Qualcuno per caso sa a quanto ammonta il quoziente intellettivo medio delle svedesi? Se avete prova di tracce di intelligenza su quella terra… per favore…. non esitate a comunicarmelo!!
au revuoir!
Ho deciso che a settembre o ad ottobre farò un viaggio. In preventivo c’era Berlino ma a causa di diversi motivi (primo il freddo, diciamolo!) probabilmente salterà. Forse me ne andrò un poco a Malta, ho visto che da Salerno c’è il collegamento diretto via mare. Io adoro andare in mare e Malta è un posto che avrei sempre voluto visitare (si lo ammetto, insieme ad altri duemila, però intanto cominciamo da quelli più vicini!).
Marta, Sara, Anna, Marina e Giulia. Ragazze, se leggete il mio blog sappiate che vi penso. Marina questo è un messaggio per te: vengo quanto prima in Messico, te lo giuro!
Qualcuno per caso sa a quanto ammonta il quoziente intellettivo medio delle svedesi? Se avete prova di tracce di intelligenza su quella terra… per favore…. non esitate a comunicarmelo!!
au revuoir!
martedì, agosto 08, 2006
condomini
Sono le sette di sera. Devo scendere a fare la spesa e devo preparare la lezione per domani. E cercare di concentrarmi per non ammazzare il mio alunno tedesco.
Oggi, appena tornata da scuola, ho litigato con il mio vicino (sono quasi arrivata alla certezza che il supercafone della canzone di piotta fosse ispirato al suo personaggio) perchè mi ha accusato di aver lasciato una busta di spazzatura vicino al portone e quasi mi voleva picchiare, gratuitamente, tanto per trovare un diversivo ad un noioso pomeriggio di agosto. La moglie, che in tre anni non mi ha mai salutato, con tanto di bigodini in testa, ha cercato di mediare e ritirandosi in casa mi ha licenziato dicendomi uno "scusate scusate, permesso"(!!) mentre lui imprecando scendeva le scale con due buste di spazzatura, giusto per dimostrare che la persona civile era lui! Vaglielo a spiegare che la legge di buttare la spazzatura di sera non è stata fatta a caso e che due buste lasciate vicino ad un bidone alle tre del pomeriggio mandano definitivamente a farsi fottere la disinfestazione....
siamo davvero sicuri che il mondo è bello perchè è vario?
io, certe volte, sarei per la pulizia etnica!
Scendo a fare la spesa e poi chiamo un amico.
Oggi, appena tornata da scuola, ho litigato con il mio vicino (sono quasi arrivata alla certezza che il supercafone della canzone di piotta fosse ispirato al suo personaggio) perchè mi ha accusato di aver lasciato una busta di spazzatura vicino al portone e quasi mi voleva picchiare, gratuitamente, tanto per trovare un diversivo ad un noioso pomeriggio di agosto. La moglie, che in tre anni non mi ha mai salutato, con tanto di bigodini in testa, ha cercato di mediare e ritirandosi in casa mi ha licenziato dicendomi uno "scusate scusate, permesso"(!!) mentre lui imprecando scendeva le scale con due buste di spazzatura, giusto per dimostrare che la persona civile era lui! Vaglielo a spiegare che la legge di buttare la spazzatura di sera non è stata fatta a caso e che due buste lasciate vicino ad un bidone alle tre del pomeriggio mandano definitivamente a farsi fottere la disinfestazione....
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